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Nevone, il ricordo dell'ex sindaco Balzani: "Piazza Saffi come Cortina. Correvano voci incontrollate frutto di paure antiche"

L'INTERVISTA - All'epoca del nevone c'era Roberto Balzani alla guida della città. Il ricordo del professore

"La sera del 31 gennaio, cominciò a fioccare lentamente: appena un velo, che pareva appoggiato sul piano di calpestio e pronto a togliere subito il disturbo. Restò così fino a mattina; poi, i fiocchi presero a turbinare e a danzare, con spavalda energia; e continuarono a lungo, senza requie". Del nevone che per due settimane trasformò Forlì in una simil Cortina l'allora sindaco Roberto Balzani ha un ricordo che lui stesso definisce "agrodolce", "perchè ci fu una preoccupazione molto forte, ma anche momenti belli da ricordare". All'epoca c'era infatti il professore alla guida della città, alle prese con il secondo fenomeno più intenso nell'ultimo secolo e mezzo dopo la nevicata del 1887, quando caddero 190 centimetri. Per gestire l'emergenza, spiegò in un consiglio comunale al termine delle precipitazioni, "abbiamo dovuto militarizzare la città e la gestione delle operazioni", affidate al controllo dell'allora comandante dei vigili urbani, Elena Fiore.

Task force per rimuovere la neve

Professor Balzani, sono passati già dieci anni dal "nevone". Furono due settimane di fuoco, ma gelide...
Sono stati giorni incredibili. La dimensione del fenomeno meteorologico non era prevedibile con quella intensità e anche le previsioni non lasciavano pensare ad una cosa del genere, soprattutto nei primissimi giorni. La gestione fu particolarmente difficile, perchè la macchina preventiva del Comune ed i mezzi a disposizione erano tarati su fenomeni atmosferici che si erano avuti negli anni precedenti. I primi due giorni furono evidentemente duri ed eravamo in difficoltà su come intervenire.

Le maggiori criticità all'inizio?
C'era il problema della pulizia delle strade e la priorità iniziale era liberare le arterie della circonvallazione e rendere agevole l'accesso all'ospedale. Dopo tre giorni avevamo assunto una posizione differente, chiudendo le strade e pulendo con mezzi più pesanti per togliere il ghiaccio in modo sistematico. Da quel momento in poi la circolazione è stata sempre garantita, seppur ad un ritmo più lento dell'abituale. Ci furono blackout di corrente elettrica in alcuni quartieri, ma furono episodi piuttosto limitati. Un aspetto importante è che furono garantiti i rifornimenti nei grandi magazzini. E da questo punto di vista la comunità venne messa al sicuro. Inoltre non ci furono situazioni gravi e nè incidenti mortali.

La neve continua e minacciare i tetti

Cosa la colpì in modo particolare?
Come la città abbassò il ritmo vitale, era quasi "vegetativa". Rimasi colpito delle paure che erano emerse nelle persone per fenomeni incontrollabili, un qualcosa di violento e d'impatto perchè concentrato nel tempo. Al di la della paura dei primi giorni c'è stato un aspetto particolarmente suggestivo di vita in comune che si è creato. Quando accadono cose di questo genere quello che bisogna fare è allentare tutti i ritmi. La gente deve imparare a vivere quei momenti, come ad esempio abituarsi a comportamenti più attenti e prudenti, a circolare meno e concedersi ad una vita diversa. Se ci riesce si riescono a cogliere aspetti positivi.

Un'immagine che custodisce dentro di se?
Ricordo una bellissima domenica in cui Piazza Saffi sembrava Cortina. Era piena di neve con le persone che passeggiavano come se fossero in alta montagna. E questo è anche rimasto nella memoria di tante famiglie in senso positivo. Era bello vedere i bimbi camminare, i bimbi per strada. Fu bello vedere anche giovani volontari e scout spalare la neve in centro storico. Erano i giorni della Madonna del Fuoco. 

Traffico nella neve

Da sindaco non fu una partita semplice da gestire...
Per chi amministrava è stata durissima. Anche la nostra Protezione Civile non era così organizzata ad affrontare un'emergenza di questo tipo, tant'è che dopo il nevone è stato rivisto completamente il Piano di Protezione Civile. Quelle giornate si restava in Comune 24 ore su 24 e ci si dava il cambio per riposare qualche ore. Non era mai successo che qualcuno dormisse in Municipio, ma era necessario restarci per eventuali emergenze. Da questo punto di vista è stata un'esperienza molto intensa. Ricordo che aggiornavo un blog sul Sole 24 Ore e scrivevo quello che mi capitava in quei giorni praticamente in tempo reale, una memoria in presa diretta. Fu un'esperienza interessante. 

Qualche curioso aneddoto?
Ce ne sono tanti. Ricordo che con l'allora sindaco di Cesena, Paolo Lucchi, eravamo dovuti intervenire per smentire notizie incontrollate e 'leggendarie' che circolavano, come l'avvistamento di lupi a Villafranca o che un tornado di neve ghiacciata stava per investire Cesena. Era come essere tornati indietro di mille anni. Mi ha inoltre colpito la telefonata di un cittadino a precipitazioni cessate, che aveva contattato il Comune per chiedere che i mezzi rimuovessero la neve dalle strade "altrimenti il sole l'avrebbe sciolta". 

Emergenza neve, le foto del settimo giorno

C'è un certo parallelismo tra il nevone e il lockdown da covid?
Certamente, soprattutto con il periodo vissuto da marzo a maggio del 2020. Ci fu un rallentamento della vita collettiva, che ha permesso di recuperare uno spazio familiare. Per il nevone le persone si diedero una mano, durante il lockdown emerse lo spirito patriottico come l'esposizione di bandiere o l'inno nazionale cantato dai balconi. Si tratta entrambi di avvenimenti causati da un impatto naturale, imprevisto e imprevedibile, che bisognava dominare o controllare, o semplicemente lasciare che passasse, come probabilmente anche questo periodo che stiamo vivendo. 

Neve, quinto giorno di emergenza: le foto

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