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Cronaca

Sciopero Coldiretti, gli agricoltori fermano i trattori per un giorno

Lo sciopero indetto da Coldiretti riguarderà tutti gli agricoltori dell'Emilia Romagna uniti contro l'immobilismo istituzionale dell'assessorato di Agricoltura

Gli agricoltori di Coldiretti Forlì-Cesena fermano i trattori e lasciano le campagne per denunciare l'immobilismo istituzionale dell'assessorato all'Agricoltura, Caccia e Pesca. Campagne vuote quindi giovedì, giorno in cui gli agricoltori di tutta la regione Emilia-Romagna invaderanno la piazza in cui si trova la sede regionale (via Aldo Moro a Bologna). La manifestazione partirà alle ore 9.00 dalla terza Torre della Regione, in viale della Fiera 8, davanti agli uffici dell’assessore regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca, Simona Caselli, per snodarsi lungo viale della Fiera, fino al piazzale davanti al palazzo della Giunta regionale (arrivo previsto alle ore 10.00).

“L’obiettivo della mobilitazione - dice Coldiretti Emilia Romagna - è tutelare il territorio e garantire lo sviluppo agricolo, arrestando lo spopolamento delle campagne degli ultimi anni, per continuare a produrre i cibi di eccellenza che hanno reso famosa la nostra regione nel mondo e hanno fatto dell’agricoltura un volano dell’economia regionale. In piazza scenderanno allevatori, produttori di ortofrutta, di vino, di cereali e di tutte le altre produzioni del territorio. Con loro ci saranno il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello, il Presidente Coldiretti Forlì-Cesena Andrea Ferrini e i dirigenti provinciali di Coldiretti Forlì-Cesena”.

“Impegnati a prendersi cura – spiegano da Coldiretti - e coltivare il 75 per cento del territorio regionale per 365 giorni l’anno, gli imprenditori agricoli si ritrovano quotidianamente a contendere agli animali selvatici il frutto del loro lavoro, dal mais alle pesche, dalle pere al grano, dalle pecore ai vitellini. Come se questo non bastasse, a immobilizzare l’attività agricola si aggiunge anche la burocrazia inutile che frena le capacità imprenditoriali degli agricoltori, rallentando le erogazioni di investimenti europei e imponendo adempimenti che costano agli imprenditori 100 giornate di lavoro l’anno. A farne le spese è tutto il territorio, con ritardi inaccettabili sulla revisione delle aree vulnerabili ai nitrati e sulle erogazioni di fondi del Piano regionale di Sviluppo rurale che interessano ambiente e giovani”.
 

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