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Cronaca

Sentimenti collettivi in tempo di pandemia: ne parla il dottor Pierluigi Moressa

L'incontro sarà visibile anche in streaming sul canale Youtube della Diocesi di Forlì-Bertinoro, dove è già disponibile il video del primo incontro con mons. Castellucci

Dopo l’esordio di sabato con mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena Nonantola, che ha trattato il tema “Dio ha un futuro? Religione e fede dopo la pandemia”, il ciclo di videoconferenze “Quale futuro?” organizzato dall'Associazione San Mercuriale e dall’Ufficio diocesano per la Cultura, prosegue mercoledì, alle 20.45, con il dottor Pierluigi Moressa. Lo psichiatra e psicoanalista forlivese parlerà di “Sentimenti collettivi in tempo di pandemia tra umana caducità e speranza del futuro”.

Secondo il relatore, “la pandemia svela stati primitivi della mente e angosce molto forti. Ad esse si contrappone la speranza del futuro: prospettiva offerta ad un’inquieta umanità, resa consapevole dei propri limiti e responsabile del proprio destino”. I partecipanti potranno seguire l’incontro sulla piattaforma Zoom, iscrivendosi sul sito dell’associazione “www.sanmercuriale.it” oppure contattando l’organizzazione tramite la mail: info@sanmercuriale.it. L'incontro sarà visibile anche in streaming sul canale Youtube della Diocesi di Forlì-Bertinoro, dove è già disponibile il video del primo incontro con mons. Castellucci.

“Il teologo forlivese - scrive la presidente dell’associazione culturale San Mercuriale, Clara Vera Dell’Aquila - ha iniziato esortando ad entrare in punta di piedi nel ‘tema dei temi’: se Dio esiste, da dove viene il male?”. Epicuro rispondeva con un paradosso: 1) Dio non esiste; 2) Dio è buono ma non è onnipotente, vede il male ma non può intervenire; 3) È onnipotente ma non è buono, può fare tutto ma non interviene; 4) Se Dio esiste, ed è buono ed è onnipotente, perché non interviene? La “teologia dopo Auschwitz”, nata dall’atrocità della Shoah, ha trasformato il paradosso di Epicuro in un teorema agnostico e ateistico: se c’è il male non c’è Dio. È la scelta del nulla, l’assurdo di Sartre. Ma se bastassero un virus o un terremoto per far finire tutto, per sempre, sarebbe troppa la sproporzione tra l’energia che mettiamo per vivere e la fine dell’esistenza. “L’alternativa è questa: o siamo gli esseri più sfortunati del mondo... e siamo nella ruota di un destino crudele, o nel frullatore del caso; oppure siamo inseriti in un cammino che ha una meta... la felicità. Questa è l’alternativa che si pone a tutti e che rimane senza risposta per chi nega l’esistenza di Dio. Dalla Croce e dalla Resurrezione ci viene la luce sul mistero del male, ma la Croce è una faccia della medaglia, l’altra è la Resurrezione".

“La pandemia - ha concluso mons. Castellucci – deve averci insegnato qualcosa. Dobbiamo imparare a distinguere l’essenziale dall’accessorio. E l’essenziale è il doppio movimento che si incrocia sul Golgota: amore per Dio, amore per gli altri. Dobbiamo imparare che la vita terrena è un segmento di quel meraviglioso disegno sognato dal Padre per noi”. 

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