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Cronaca

Una torta con candeline e tante risate per i 50 anni di carriera di Sgabanaza

La festa a Regina Pacis si è conclusa con il taglio della torta dedicata a lui e alla chiesa. Un momento storico, anche perché Bertaccini non ha intenzione di scrivere i suoi personaggi delineandone gli scatch e i dialoghi in dialetto

È stata una vera festa l’esibizione di Pier Giuseppe Bertaccini, in arte Sgabanaza, giovedì sera a Regina Pacis. L’occasione del cinquantesimo della parrocchia ha costituito un appuntamento per ricordare anche il mezzo secolo di attività artistica del comico dialettale più famoso della Romagna. A Regina Pacis Bertaccini ha festeggiato il cinquantesimo anno di carriera artistica, ma l’8 maggio celebrerà la ricorrenza in una serata al salone della parrocchia di San Paolo con la partecipazione di tutti i suoi collaboratori.

Bertaccini si è esibito con disinvoltura ai piedi dell’altare, raccontando la nascita del suo personaggio e riproponendone altri, storici di sua invenzione. Il legame con Regina Pacis è suggellato dal rapporto di amicizia con il parroco don Roberto Rossi, con il quale ha condiviso gli anni di studio al liceo classico e poi a filosofia al seminario di Bologna. Ricordi di gioventù, quindi, ma anche un percorso nei cinquant’anni di carriera, con personaggi locali, come il notissimo Sgabanza, inventato da don Amedeo Pasini e da don Pino Ricci che lo avevano delineato in un libretto. Dal 1965 l’attività di Bertaccini è sempre andata in crescendo, dal teatro con il Cinecircolo del Gallo fino alla televisione dove ha partecipato nel 1992 su Canale 5 a “La sai l’ultima?”.

Cabaret, teatro, esibizioni nelle convention, nei convegni, nei meeting, ma anche ad Assisi con il cardinale Caffarra. Insomma, una vita improntata allo spettacolo per portare alla ribalta i personaggi più semplici ed umili della Romagna, raccontando in dialetto storie simpatiche ed inverosimili, ma che partono dalla quotidianità locale. «I comici non durano mai così tanto – racconta Bertaccini – specialmente quelli dialettali. Oggi la comicità è quasi totalmente in lingua italiana, se pensiamo ai comici romagnoli attuali ci rendiamo conto della perdita del dialetto come forma espressiva e del romagnolo rimangono lo stile di vita e il modo di pensare. Tutto questo perché il dialetto è diventato patrimonio di pochi, poi io scelsi un personaggio balbuziente, meno attraente, facendo del dialetto una comunicazione popolare, per far apprezzare l’espressività del dialetto nella comicità. Non c’è una valenza culturale in ciò che ho fatto, quanto il racconto della vita quotidiana ed è per questo che la trasmissione A Treb c’è l’ho da 25 anni con 1032 puntate».

La vita di comico è stata per Bertaccini molto intensa e lo è ancora, con 200 spettacoli all’anno. L’ubicazione insolita per i festeggiamenti ha destato un po’ di stupore nei forlivesi, ma per Bertaccini non si è trattato di un ambiente sconosciuto, specialmente per il suo continuo legame con la parrocchia di san Paolo, Gioventù Studentesca e don Oreste Benzi. La festa a Regina Pacis si è conclusa con il taglio della torta dedicata a lui e alla chiesa. Un momento storico, anche perché Bertaccini non ha intenzione di scrivere i suoi personaggi delineandone gli scatch e i dialoghi in dialetto. Dunque, Sgabanaza si profila come un personaggio legato proprio al principale attore che lo ha portato alla ribalta, rimanendo così tra i miti di Romagna, delineati da una mente sensibile, acuta e attenta a fare del romagnolo un personaggio popolare legato alla sua terra. Chi altri potrà fare la stessa cosa e nello stesso modo? Siamo di fronte all’unicità dell’espressione artistica.

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