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Cronaca

Siccità nel forlivese, la situazione non è rosea: "Una scarsità senza precedenti"

Incontro tra i vertici dell’Unione di Comuni della Romagna Forlivese, Romagna Acque-Società delle Fonti Spa, Hera Spa e Consorzio di Bonifica della Romagna

Si è svolto nei giorni scorsi, nella sede dell’Unione di Comuni della Romagna Forlivese, un incontro tra la Giunta dell’Unione, i vertici di Romagna Acque-Società delle Fonti Spa, di Hera Spa e del Consorzio di Bonifica della Romagna, per fare il punto sulla disponibilità ad oggi di risorsa idropotabile nei territori dell’Unione stessa. Con l’occasione Romagna Acque ha rappresentato i dati salienti dei primi otto mesi dell’anno, "caratterizzati da una scarsità senza precedenti, che ha condizionato gli apporti all'invaso di Ridracoli" come si legge in una nota.

LA SITUAZIONE DELLA DIGA DI RIDRACOLI

La carenza di risorse è stata aggravata da consumi più elevati che in passato: un consumo complessivo in Romagna di circa 114 milioni di metri cubi, superiori a quelli dello scorso anno – 110 milioni di metri cubi – e della recente media di circa 106-107 milioni di metri cubi. Al 31 agosto scorso, l'invaso di Ridracoli si trovava ad un livello di 532,66 metri, cui corrisponde un volume di circa 13,56 milioni di metri cubi (di cui utilizzabili circa 8,5), ovvero in una condizione inferiore a quella media riscontrabile negli anni precedenti. Ad oggi, la programmazione delle produzioni prevede, da un lato, la riduzione dei prelievi da Ridracoli per preservarne il volume per i mesi autunnali; volume che sarà indispensabile, in caso di prolungamento della crisi idrica, per quelle utenze non alimentabili con altra risorsa; dall’altro lato, la massimizzazione dei prelievi principalmente da altre fonti superficiali (in particolare il CER) e da falda. Attualmente Ridracoli eroga circa un terzo della risorsa complessiva, mentre il restante è prodotto da risorsa proveniente da CER (dagli impianti Bassette e Standiana di Ravenna), da risorsa proveniente da falda e subalveo (principalmente da pozzi di Rimini e Forlì-Cesena) e da sorgenti.

LE CRITICITA' DI APPROVVIGIONAMENTO

In questo quadro critico, ma di servizio garantito, sono tuttavia emerse, già da qualche tempo, in quelle aree dell’Appennino romagnolo non interconnesse con le infrastrutture della società, diverse criticità di approvvigionamento dovute alla riduzione dell’apporto garantito dalle fonti naturali in quota. Fatte queste premesse generali, è stata data evidenza alle situazioni dei singoli comuni dell’Unione, rilevando le criticità presenti: le principali riguardano Modigliana e Portico-San Benedetto, dove le fonti locali forniscono apporto insufficiente e la fornitura ulteriore viene garantita dal
servizio di autobotti. Stessa situazione per alcune singole frazioni nei territori di Civitella e Santa Sofia. Per altri territori come Predappio, Rocca San Casciano, Tredozio, Dovadola, monitorati per la presenza di una potenziale vulnerabilità, si sono sottolineate le possibili soluzioni in corso d’attuazione, volte a prevenire eventuali situazioni critiche che dovessero presentarsi.

LE DICHIARAZIONI

“Il risparmio idrico e l’ottimizzazione delle risorse – afferma Giorgio Frassineti, sindaco di Predappio e presidente dell’Unione di Comuni della Romagna Forlivese – rappresentano punti chiave delle politiche territoriali impostate per i prossimi anni. Attraverso scelte strategiche a breve e lungo termine – sottolinea – riusciremo a far fronte ai cambiamenti ambientali in atto”.“Politiche improntate ad un uso più oculato delle risorse e consolidamento delle reti: un obiettivo – prosegue Davide Drei, sindaco di Forlì e presidente della Provincia di Forlì-Cesena - che perseguiamo attraverso la ricerca di soluzioni innovative, puntando anche al potenziamento della condotta di Romagna e all’ammodernamento delle reti”.

“Fin dal 2013, consapevoli dei problemi che sarebbero potuti sorgere a causa dei cambiamenti climatici, abbiamo sollecitato una serie d’investimenti per mettere in sicurezza la rete idropotabile romagnola – hanno sottolineato il presidente di Romagna Acque, Tonino Bernabè, e l’amministratore delegato Andrea Gambi – chiedendo contemporaneamente anche al DICAM dell’Università di Bologna di effettuare un’analisi per capire se è possibile trovare apporti da ulteriori risorse in quota. Da qui al 2023, Romagna Acque ha previsto nel proprio piano degli investimenti che accompagna la definizione tariffaria altri cento milioni di investimenti infrastrutturali (dopo quelli già investiti nella costruzione del potabilizzatore della Standiana e della rete di collegamento ad esso collegata) proprio per garantire una migliore copertura dell’intero territorio. La cifra principale riguarda il collegamento fra la Standiana e Montecasale, a cui sarà agganciato un ulteriore collegamento con Cesena e Torre Pedrera, per aumentare ulteriormente la sicurezza dell’intero sistema ed in particolare dell’appennino forlivese ed anche l’area del riminese. Ma la situazione di quest’anno evidenzia da un lato la necessità di ridurre per quanto possibile i tempi di realizzazione di quanto già pianificato, e dall’altro quella di prevedere ulteriori interventi per migliorare definitivamente le situazioni legate alla riduzione delle fonti a monte.

Per quanto riguarda in particolare le aree della collina forlivese, attualmente non interconnesse con la rete, che cioè prendono apporto solo da fonti locali e quindi possono andare in crisi in situazioni siccitose (come in parte accaduto quest’estate), l’obiettivo di Romagna Acque è proporre entro il 2018 nuove ed ulteriori soluzioni, oltre a quelle già definite o in corso di definizione, per garantire la sicurezza e la continuità del servizio di approvvigionamento”. Il perdurare dell’assenza di piogge – ha aggiunto Roberto Brolli, Presidente del Consorzio di Bonifica della Romagna - non ha causato particolari problemi per la fornitura di acqua irrigua alle aziende agricole del nostro Comprensorio, grazie agli impianti irrigui di tipo acquedottistico dislocati nella fascia di alta pianura e di pedecollina a cavallo della via Emilia, che prelevano acqua dal Canale Emiliano Romagnolo. I nostri impianti – afferma Brolli - potrebbero andare in crisi solo nel caso calassero fortemente i livelli del Po dal quale deriva il CER, e questo non è avvenuto, nonostante il protrarsi della siccità”.

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