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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Il Garante visita il carcere di Forlì: migliora il decoro, calano gli agenti

"Dal punto di vista strutturale, il carcere di Forlì è un edificio molto fatiscente all’esterno - si legge in una nota della Regione -. All’interno, invece, gli ambienti mostrano un certo decoro, anche grazie al contributo del lavoro dei detenuti"

Nei giorni scorsi Desi Bruno, Garante delle persone sottoposte a limitazioni della libertà personale, ha effettuato una delle sue periodiche visite alla struttura penitenziaria di Forlì, verificando che il numero dei detenuti presenti (157) è leggermente diminuito, mentre è sempre elevato (87) quello degli stranieri. Quelli con condanna definitiva (58) sono meno degli imputati (64); 32 i tossicodipendenti, 23 le donne recluse.

"Dal punto di vista strutturale, il carcere di Forlì è un edificio molto fatiscente all’esterno - si legge in una nota della Regione -. All’interno, invece, gli ambienti mostrano un certo decoro, anche grazie al contributo del lavoro dei detenuti. Di recente, si sono prodotti miglioramenti per i lavori alla cucina, mentre permangono evidenti criticità nella zona nelle docce. Il carcere dovrebbe essere trasferito nel 2015 in un’area periferica della città, uscendo così dall’area urbana (una condizione che ha fin qui favorito una forte presenza del volontariato e della società civile)".

"Il responsabile dell’Ausl ha sottolineato come da anni non si verifichino né suicidi né atti di autolesionismo - continua l'informativa della Regione -. È evidente che gli istituti di piccole dimensioni favoriscono l’attenzione per le persone e aiutano a prevenire certi rischi. Le celle non sono tutte a norma quanto a dimensioni e a ciò va incontro, come è noto, il regime di apertura delle celle per alcune ore al giorno (regime in parte già sperimentato a Forlì)".

"Permangono le situazioni critiche rispetto all’organico della polizia penitenziaria, destinato, pare, ad una ulteriore riduzione, che sembrerebbe in contrasto con la riapertura della sezione a custodia attenuata - chiosa la Regione -. Da tempo, per la mancata sostituzione del medico titolare, manca anche una parte dell’assistenza psicologica prevista. Presto dovrebbero partire i lavori per il ripristino della sezione di custodia attenuata per persone tossicodipendenti, che registra il favore degli operatori del Ser.T. e del personale dell’area trattamentale e della sicurezza".

Viene spiegato inoltre che "la sezione di custodia attenuata era stata chiusa per la necessità di lavori di ristrutturazione e l’ufficio del Garante regionale aveva sollecitato la riapertura, in considerazione del numero dei tossicodipendenti reclusi, persone che devono vedere affermato il diritto alla cura. Lo stesso DPR 230/2000 (Regolamento di attuazione dell’Ordinamento penitenziario) prevede all’art. 115 l’istituzione di sezioni a custodia attenuata per detenuti affetti da problemi di tossicodipendenza e alcol dipendenza: norma da sempre disattesa o solo parzialmente attuata".

Proprio su questo argomento, il 28 novembre si è svolta un’iniziativa - voluta dalla direttrice del carcere, Palma Mercurio, in collaborazione con il Ser.T. - che si è occupata del rapporto tra cura e pena. Originale, la forma scelta: la simulazione di un processo. La domanda essenziale a cui la giuria è stata chiamata è: in che misura l’efficacia della pena è legata all’efficacia della cura? La giuria era formata da funzionari delle istituzioni, rappresentanti della stampa, rappresentanti dei detenuti, dei sindacati, degli operatori sanitari e delle forze dell’ordine.

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