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Venerdì, 19 Aprile 2024
Emergenza siccità / Santa Sofia

Ridracoli ha sete, ma la peggior crisi si ebbe nel 1994: ecco come regge il sistema Romagna all'assenza di piogge

"La situazione è ancora sotto controllo - spiega il presidente di Romagna Acque - Società delle Fonti Spa, Tonino Bernabè - grazie all'interconnessione con altre fonti a disposizioni"

La diga di Ridracoli ha sempre più sete. Le piogge di settembre avevano dato l'illusione di un autunno generoso dal punto di vista pluviometrico, ed invece è arrivato un possente anticiclone subtropicale responsabile della lunga "ottobrata", con giornate tipicamente estive e precipitazioni praticamente assenti. E così il principale serbatoio idrico della Romagna ha visto il proprio volume assottigliarsi sempre di più, scendendo al di sotto dei 10 milioni di metri cubi d'acqua. "La situazione è ancora sotto controllo - spiega il presidente di Romagna Acque - Società delle Fonti Spa, Tonino Bernabè - grazie all'interconnessione con altre fonti a disposizione, come ad esempio il Canale Emiliano Romagnolo e il potabilizzatore della Standiana".

Presidente Bernabè, negli ultimi vent'anni quante situazioni di criticità ha affrontato la Romagna?
Ce ne sono state sei: 2002, 2007, 2011, 2012, 2017 e questa di stretta attualità.

Può tracciare un bilancio delle precipitazioni?
Dal primo gennaio sono caduti 767,8 millimetri di risposta, 308,6 millimetri in meno rispetto alla media storica. Guardando alla stagione autunnale, nel mese di settembre sono caduti 175 millimetri, rispetto ad una media di 106 millimetri, mentre dal primo ottobre solo 7,2 millimetri, contro una media storica di 161 millimetri.

A quando risale la peggiore crisi che ha affrontato il "gigante" della Romagna?
E' nel 1994 che è stato raggiunto il livello limite dell'invaso. Il 12 dicembre si raggiunsero circa 4,7 milioni di metri cubi.

Facendo un confronto tra quella situazione e quella attuale?
In questo periodo nel 1994 avevamo oltre 6 milioni di metri cubi, mentre oggi abbiamo più disponibilità. La conoscenza storica ci permette di delineare gli scenari ed i dati a disposizione ci consentono di adattare la gestione delle fonti.

C'è qualche speranza di una ripresa delle precipitazioni?
Sappiamo che dal 7 novembre sono previsti venti da nord, che dovrebbero spostare l'anticiclone africano che sta determinando questa lunga fase con temperature ben al di sopra della media del periodo, favorendo l'ingresso di perturbazioni. 

In estate come è stata utilizzata l'acqua di Ridracoli?
Ridracoli ha dato una mano insieme alle sorgenti e all'acqua di falda per affrontare l'estate, sopperendo agli effetti subìti dal Po a causa di un inverno con temperature più alte, che ha condizionato la capacità delle Alpi di trattanere l'acqua in forma solida, cioè attraverso i ghiacciai. La neve si è sciolta prima, condizionando nei mesi più caldi la disponibilità di acqua per i vari usi, compreso quello irriguo. Le sorgenti inoltre hanno dato una mano alle aree non servite da Ridracoli, così anche i torrenti, come il Marecchia ed il Conca nel Riminese. Così non era nel 2017, con le fonti sottoposte ad un maggior stress a causa dell'assenza prolunga di piogge. Al termine di questo lungo periodo ci troviamo in una situazione in cui è stato raggiunto il suo limite, senza dimenticare che anche i terreni hanno necessità di assorbire acqua. 

In questa fase come state agendo?
Stiamo cercando di trattenere per il maggior tempo possibile l'acqua presente nella diga e che possiamo utilizzare, vale a dire circa il 50% di quella disponibile in questa fase, perchè l'acqua di fondo (circa 5 milioni di metri cubi, ndr) non è utilizzabile per la presenza di microrganismi. Fortunamente il Canale Emiliano Romagnolo, grazie alle piogge di agosto in Lombardia e Piemonte, ha superato la sua condizione di criticità. Nel mese di giugno infatti c'era la disponibilità di acqua che solitamente si riscontra a fine agosto. Anche l'acqua accumulata in altre fonti ci consente di compensare il fatto di utilizzare meno Ridracoli, il tutto in attesa di un rialzo della curva. Ma affinchè questo avvenga servono ripetuti passaggi perturbati al fine di raccogliere volumi d'acqua significativi.

Riassumendo...
La situazione è ancora sotto controllo e in continua fase di monitoraggio. Ma anche le altre fonti hanno bisogno ovviamente di approvigionamenti, come ad esempio le falde acquifere. Le disponibilità di acqua non sono illimitate e quelle che ci sono sono da utilizzare col massimo equilibrio possibile. Ci tengo a chiarire un concetto per chiarire come arriva l'acqua fino ai nostri rubinetti di casa.

Prego.
La diga soddisfa il 50% del fabbisogno romagnolo su base annua. Nei mesi autunnali ed invernali, quando la curva di approvvigionamento della diga di Ridracoli risale, di norma la si sfrutta come fonte principale, mentre d'estate si utilizzano maggiormente le fonti alternative, perchè aumentano i consumi per effetto anche del flusso turistico, e la sola Ridracoli non sarebbe sufficiente. L'interconnessione delle fonti garantisce quindi la continutà del servizio. Faccio un esempio. Nel 2017 senza il potabilizzatore della Standiana, entrato un funzione nel 2015, la crisi idrica avrebbe comportato ben più rischi. Grazie a quell'impianto invece abbiamo aumentato la disponibilità di acqua da fonte superficiali, riducendo così i prelievi da falda. Abbiamo raggiunto il potenziale che ci mette in una condizione di sicurezza? Ancora no, perchè abbiamo bisogno di un maggiore accumulo. Ma occorre farlo impedendo il fenomeno della subsidenza. E per fare questo occorrono meno prelievi dalle falde e servirebbero dei bacini superificiali. Non c'è più tempo per discutere. Bisogna iniziare a lavorare per rendere disponibili per le future generazioni quei 15-20 milioni di metri cubi che metterebbero in sicurezza la Romagna. 

Che riflessione impongono i cambiamenti climatici in atto?
Sono scenari che purtroppo ci mostrano come il contesto di riferimento vada affrontato utilizzando al massimo e al meglio le risorse disponibili, preparandoci con anticipo a situazioni limite alle quali si potrebbe giungere, perchè si passa da un estremo ad un altro. Ci siamo lasciati alle spalle l'estate più calda a livello nazionale degli ultimi 180 anni, ma abbiamo visto anche episodi di alluvioni lampo, come quella che ha colpito le Marche. Quindi la regolazione delle acque diventa sempre di più una priorità. Si possono fare investimenti che permettano al territorio di essere autosufficiente dal punto di vista idropotabile e che prevengano condizioni di rischio, a maggior ragione se si parla di un territorio fortemente abitato e dove sono presenti imprese. Abbiamo presentato una strategia a Romagna Next e che sua area vasta stiamo portando avanti. Avere una maggiore capacità di accumulo di sistema renderà la Romagna più tranquilla. Anche perchè la gestione dell'acqua ha un forte impatto sui costi energetici, come ad esempio il prelievo dell'acqua di falda o quelle superificiali come quella del Cer, che necessitano di spinte energetiche. Più c'è una logica di prossimità nella capacità di accumulare acqua e maggiore è la sostenibilità sul piano gestionale ed ambientale. 

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