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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Pronto soccorso in affanno: "Un medico lavora almeno per 2. Personale sotto stress. Natale sarà difficilissimo"

L'INTERVISTA - Approfondimento con Andrea Fabbri, direttore dell'Unità Operativa di Pronto Soccorso, Medicina d'Urgenza e 118 dell'ospedale di Forlì e direttore del Centro Studi Simeu (Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza)

Al pronto soccorso dell'ospedale "Morgagni-Pierantoni" di Forlì si lavora quotidianamente su due percorsi paralleli: assistere pazienti potezialmente positvi al covid-19 da una parte e dall'altra di prendersi cura di pazienti con altre patologie. Una situazione organizzativa e complessa che rende più complicata l'attività giornaliera, a cui si somma la mancanza di medici che si traduce in turni in sovrannumero rispetto a quelli previsti. A fare il punto è il dottor Andrea Fabbri, direttore dell'Unità Operativa di Pronto Soccorso, Medicina d'Urgenza e 118 dell'ospedale di Forlì e direttore del Centro Studi Simeu (Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza) 

Dottor Fabbri, con la crescita dei contagi nelle ultime settimane, come si sta evolvendo la situazione al pronto soccorso?
Il numero degli accessi è ritornato quello dell'epoca pre-covid, a volte con una tipologia di richieste che comprende anche problemi non urgenti. Il numero dei casi sospetti nelle ultime due settimane è aumentato, complice anche l'incremento dei casi con patologia febbrile stagionale. Nell'ambito dei casi sospetti circa 5-7 al giorno sono Covid positivi. I casi ricoverati sono peraltro prevalentemente no vaccinati in alternativa con un grave profilo di rischio dovuto al numero di malattie croniche e fragilità.

Si presentano solo anziani, o anche giovani?
I casi non vaccinati che si rivolgono al Pronto Soccorso sono prevalentemente giovani, ma ci sono anche anziani che per motivi diversi non sono vaccinati

Il pronto soccorso, oltre ad essere tornato affollato, deve fare i conti con una gestione più complessa: come viene gestito l'accesso dei pazienti? Ci sono sovraffollamenti nella sala d'attesa?
La sala d'attesa viene gestita al meglio dei criteri di sicurezza e delle norme in vigore: per sovraffollamento noi intendiamo un eccessivo numero di pazienti in carico all'organizzazione e non un sovraffollamento degli spazi e degli ambienti. I percorsi degli utenti viene gestito per percorsi differenziati sia in termini di complessità diagnostica che di risorse assistenziali. Dovendo dare risposte appropriate e in sicurezza registriamo una notevole difficoltà che si traduce in prolungamento di tempi sia di attesa alla visita che di permanenza degli utenti. 

Tra i non vaccinati arrivati al pronto soccorso, ci sono stati casi di soggetti riottosi, scettici, c'è qualcuno che ha negato il consenso al ricovero consigliato dai medici?
Non mi risulta si siano verificati casi di questo tipo

Non c'è solo il covid. Ad aggravare la situazione interviene anche la normale influenza stagionale, lo scorso anno praticamente 'scomparsa'. Quali sono le patologie principali?
Contrariamente al periodo febbraio –maggio 2019 la tipologia delle patologie è assimilabile a quella precedente, incluse quelle non urgenti.

Il direttore dell'ospedale, Paolo Masperi, a ForlìToday ha spiegato che "il perdurare dell’emergenza Covid stia davvero provando fisicamente e psicologicamente tutto il personale". Che ripercussioni ci sono o possono esserci sulle attività di pronto soccorso?
L’estrema difficoltà dei medici, degli infermieri, oss, barellieri, autisti del Pronto Soccorso, Medicina d’Urgenza e 118 è rappresentata dal numero di turni aggiuntivi, festivi, turni notturni, giorni di malattia, dimissioni e congedi, ed episodi di violenza subiti che determinano uno stress e una pressione che giorno dopo giorno sta logorando il sistema al punto da mettere a dura prova la risposta ai cittadini, risposta che si traduce per il Pronto Soccorso in tempi di attesa, di permanenza e di ricovero sempre più prolungati.

Anche a Forlì c’è il problema di una carenza di medici e operatori di emergenza-urgenza ?
La carenza in particolare riguarda i medici che come è noto oramai anche in campo nazionale raggiunge circa il 30% del totale dell’organico. Questo si traduce in turni in sovrannumero rispetto a quelli previsti, ad un numero di 6 notti al mese, quasi tutti i fine settimana impegnati, riduzione dei giorni di ferie e recuperi ore in eccesso. In questo cotesto un medico sta lavorando almeno per 2.

Si avvicina il periodo delle festività natalizie. Cosa possiamo attenderci?
Se è stato difficile fino ad ora, credo che il periodo delle festività natalizie sarà difficilissimo, anche in relazione alla riduzione della risposta dei servizi sia ospedalieri che territoriali, in particolare nei giorni festivi, al contrario di quello che riguarda il nostro servizio che deve rispondere a tutte le richieste 24 ore al giorno Natale, Capodanno inclusi.

Vuole rivolgere un appello ai cittadini?
Consapevolezza della del Pronto Soccorso, che in particolare in questo periodo è diventato un vero e proprio ammortizzatore di tutte le mancate risposte dei servizi territoriali e ospedalieri. Per difendere e tutelare la risposta in emergenza-urgenza, si chiede grande senso di responsabilità  ai cittadini nel rivolgersi al Pronto Soccorso per problemi strettamente necessari, delegando il proprio medico di fiducia oppure alla guardia medica per tutte i problemi che possono trovare una soluzione differibile.

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