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Cronaca

Filippo Venturi conquista il mondo con la sua fotografia tra arte e documentario

Il fotografo forlivese si è piazzato al secondo posto al Sony World Photography Award con un lavoro sulla Corea del Sud. Le sue foto pubblicate anche dal Washington Post e dalla stampa asiatica

Premiato al Sony World Photography Awards, il celebre concorso fotografico che seleziona i migliori scatti da tutto il mondo. E' Filippo Venturi, fotografo cesenate, da due anni residente a Forlì, che è salito sul podio del celebre contest lo scorso 21 aprile con un lavoro di indagine sulla società della Corea del Sud. Un grande riconoscimento per il giovane fotografo, 35 anni, visto che all’edizione 2016 del concorso hanno partecipato oltre 230mila immagini da 186 Paesi. Venturi è stato tra i nove italiani ad accedere alla fase finale. 


La premiazione si è svolta all'Hilton Hotel in Park Lane a Londra. “Per me – dice – è stato un momento incredibile, sembrava di stare alla premiazione degli Oscar, il dress code era in abito nero e farfallino anche se io col farfallino proprio non mi ci vedo e ho messo la cravatta”. Quando è arrivato il momento delle premiazioni, il lavoro di Filippo Venturi, è stato proiettato su un maxi schermo mentre la giuria spiegava i motivi che ne hanno decretato il piazzamento al secondo posto nella categoria "Professional" e nella subcategoria “People”. 

Il lavoro premiato si chiama "Made in Korea" ed è una indagine sulla società della Corea del Sud e specialmente sui giovani. Una società alla continua ricerca della perfezione estetica ed estremamente competitiva sul piano sociale e lavorativo, tanto da costringere i giovani ad una omologazione che a volte non lascia spazio a debolezze e vere aspirazioni.

Made in Korea, le foto di Filippo Venturi

“Ho scoperto la Corea per caso – spiega Filippo -. Di solito si parla di Corea del Nord invece è un posto molto interessante. In poco tempo è passato dall’essere uno dei paesi più poveri al mondo ad uno dei più avanzati specialmente da punto di vista tecnologico, ma questo fenomeno di rapido progresso è stato raggiunto imponendo alla società ritmi e livelli di competizione forsennati”. Negli scatti di Venturi i giovani si mostrano nella loro omologazione, nel loro ricorrere alla chirugia estetica per avere gli occhi alla occidentale e nei loro lati deboli indotti dalle aspettative altissime. In una foto un gruppo di giovani è ritratto addormentato sui tavoli di un pub dopo una serata alcolica. “Il loro modo per reagire al tipo di vita cui sono costretti”. 

Il lavoro sulla Corea sarà in mostra alla prestigiosa Somerset House fino all'8 maggio insieme agli altri finalisti del Sony Award ma Venturi si è fatto notare anche con altri lavori, alcuni dei quali ispirati da Forlì e dintorni come quello intitolato “L’Ira funesta” dedicato al fenomeno della "Camera della rabbia", la struttura di via Borghina dove pagando si può dare libero sfogo alla rabbia. Indossando caschi e imbracciando mazze si possono sfasciare mobili e oggetti in tutta sicurezza. “Ho scoperto che la maggior parte degli utenti della Camera della Rabbia sono donne. Da qui è nato il lavoro fotografico su alcune di loro".

Lavoro che è stato pubblicato su riviste come Marie Claire Corea e Indonesia, sul Washington Post e Io Donna del Corriere della Sera. Le foto sono diventate anche una mostra fotografica esposta per la Festa della donna nella sala mostre del Chiostro di San Mercuriale a Forlì. 
 

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