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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Spogliatoi separati in azienda tra italiani e stranieri, la replica: "E' per dare uno spazio dove pregare agli islamici"

Rifiuta l'etichetta del 'razzista' l'imprenditore forlivese della Plasfor, accusato da un sindacalista della Femca-Cisl per la separazione degli spogliatoi tra 'italiani' e 'stranieri' all'interno della sua azienda

Rifiuta l'etichetta del 'razzista' l'imprenditore forlivese della Plasfor, accusato da un sindacalista della Femca-Cisl per la separazione degli spogliatoi tra 'italiani' e 'stranieri' all'interno della sua azienda. “La recente vicenda mediatica che ha avuto per protagonista la nostra azienda, la Plasfor di Forlì, ci spinge a ricapitolare una serie di dati e di informazioni che possano essere utili a una migliore comprensione delle vicende portate alla ribalta in questi giorni”, spiega una nota della stessa Plasfor.

La questione - emersa a margine di una vertenza di lavoro gestita dalla Cisl, relativa ad un lavoratore positivo al Covid che non si è astenuto dall'andare a lavorare – riguarda la suddivisione degli spogliatoi, per una ventina di lavoratori in tutto, tra 'italiani' e 'stranieri', anche se – come poi ha puntualizzato lo stesso Claudio Conficoni, l’attuale amministratore unico – le docce sono in comune. Il motivo sarebbe invece quello di riservare degli spazi alla preghiera per i musulmani dell'aziendfa. “Oggi la Plasfor ha una ventina di dipendenti, diversi dei quali africani di religione musulmana (circa un terzo sono italiani, altri di nazionalità albanese). La scelta di destinare uno spogliatoio apposito ai lavoratori musulmani è arrivata in maniera totalmente pacifica e condivisa, sulla base di una richiesta da parte loro, per poter avere uno spazio nel quale pregare in base alle loro esigenze religiose - spiega lo stesso Conficoni -. Per questo, mi spiace molto che questa decisione oggi venga letta come un atto di razzismo, di segregazione o comunque legato a una differenziazione razziale o religiosa. Forse sono stato ingenuo, ma credo di aver semplicemente cercato di venire incontro alle esigenze dei miei dipendenti, come ho sempre fatto e come mi pare normale che succeda in un’azienda”.

La Plasfor esiste dal 1980, lavora in conto terzi ed è una delle più importanti realtà italiane nel settore della verniciatura per il mantenimento di strutture in materiale ferroso, anche grazie ad impianti e tecnologie all’avanguardia. Opera sia in Italia che all’estero, e nel corso del 2020, nonostante il Covid, ha registrato un incremento di fatturato del 15%. Negli ultimi mesi, fra le altre cose, l’azienda ha lavorato su oltre 6 mila tonnellate di ferro per i nuovi magazzini Amazon in tutta Italia; ha lavorato al nuovo magazzino Ikea di Zagabria; ha operato sulle torri faro della Mecca, in Arabia Saudita; ha dipinto di colore oro 600 torri faro che illuminano la bretella aeroportuale di Doha, capitale del Qatar. Claudio Conficoni, l’attuale amministratore unico, è entrato in azienda nel 1993, e l’ha rilevata nel 2003. 

A sostenere la posizione aziendale è anche un dipendente di Plasfor originario del Burkina Faso, che si firma Bara, di religione musulmana, che ha scritto sulla sua pagina facebook: “La decisione è stata presa da noi lavoratori confrontandoci tutti assieme. Onde evitare disguidi o disagi. Perché per chi è musulmano come me, la filosofia è lavorare senza dimenticare la propria religione. Perché prima di tutto è grazie a Dio se ti alzi alla mattina in salute per andare a lavorare. Ringraziamo il proprietario – continua Bara nel suo intervento – che ci dà questa possibilità di poter fare le nostre preghiere”. Riguardo alla vicenda emersa in questi giorni, il dipendente chiude dicendo che “non c’entra assolutamente niente con il razzismo”.

“Spero che il polverone uscito in questi giorni si chiuda presto, perché non fa piacere a nessuno, neanche ai miei dipendenti – chiude Conficoni -. Chiediamo solo di tornare a lavorare tranquilli, anche perché per fortuna il lavoro non manca: basti dire che da quando è iniziata la pandemia abbiamo sempre continuato a lavorare, ho chiuso l’azienda solo 4 giorni durante il periodo pasquale dell’anno scorso per permettere una adeguata sanificazione”.

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