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Cronaca

Una "giungla" di cartelli davanti alla facciata monumentale della stazione

L'edificio della stazione per Forlì non è solo una struttura funzionale al traffico ferroviario, ma uno degli edifici più importanti nel cosiddetto quartiere Razionalista, poco valorizzato

Stazione ferroviaria nascosta dietro una selva di cartelli e avvisi di ogni tipo, a tal punto da deturparne la vista. L’edificio della stazione per Forlì non è solo una struttura funzionale al traffico ferroviario, ma uno degli edifici più importanti nel cosiddetto quartiere Razionalista, il viale della Libertà, al centro di un consistente progetto di valorizzazione di questo stile architettonico, strettamente connesso al Fascismo, di cui Forlì è una delle principali scrigni.

E se da una parte si fanno le mostre al San Domenico sul Novecento ed è in avanzato progresso il restauro dell’ex GIL (l’ex cinema Odeon sempre in viale della Libertà), il monumento che dovrebbe dare da coronamento al viale, vale a dire la stazione del 1927, è sempre più deturpata da una giungla di cartelli invasivi.

Una "selva" di segnaletica davanti alla facciata della stazione

Si incomincia da un assurdo “palo” che reca, poco leggibile visto l’andamento verticale, la scritta “Forlì”. Totalmente inutile, in quanto chi entra in stazione sa perfettamente di trovarsi a Forlì, mentre per chi scende dal treno… è troppo tardi se si accorge solo lì di aver sbagliato stazione. Le Ferrovie hanno deturpato la facciata della stazione una simile insegna.

Ma anche il Comune non è da meno: in mezzo a qualsiasi prospettiva “fotografica”, infatti, emergono pali della segnaletica che potrebbero trovarsi altrettanto correttamente in altri posti, oltre all’ultimo arrivato: il totem del ‘bike sharing’. Insomma, una giungla di pali rovina qualsiasi prospettiva, un po’ come la famosa “pensilina” di piazza Saffi, che occulta una delle viste più piacevoli della città: San Mercuriale vista da via delle Torri. Se Forlì vuole essere una città turistica, puntando in particolare sulla sua architettura, inevitabilmente dovrà prestare attenzione anche al sempre più diffuso “inquinamento visivo” davanti ai suoi principali monumenti. All’estero e in città vicine, come ad esempio Ravenna, già ci stanno molto attenti.

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