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Cronaca

Nove sotto un tetto nei giorni del coronavirus, la storia della famiglia Leoni: "Non ci si annoia di certo"

L'intervista - “Oltre al relax e al divertimento – dichiara il padre Gianni - stiamo veramente riscoprendo la bellezza di stare insieme. Ma siamo anche molto preoccupati per alcune persone a noi care"

A Vecchiazzano di Forlì c’è una famiglia di nove Leoni alle prese con l’emergenza Coronavirus. Il capofila è Gianni, che di mestiere fa il coordinatore d’area della Tim, ma che è molto attivo anche in parrocchia e nelle fila dell’Azione Cattolica diocesana. Gli altri componenti sono Sandra Piani, casalinga, “ovvero mamma e moglie a tempo pieno”, nonna Maria e i sei figli Samuele 25 anni, Serenella 24, Lorenzo 23, Matilde 17, Francesco 14 e Giacomo di quasi 3 anni.

Buongiorno, Gianni, come vivete questo periodo così singolare? Non siete in ansia tu e Sandra per la vostra grande famiglia?
Quando si è in tanti, logicamente c’è maggior probabilità di essere contagiati dal Coronavirus e quindi aumenta anche la preoccupazione, specialmente per le persone anziane, la nonna Maria, e per quelle più fragili, Giacomino, che alla nascita prematura ha avuto qualche problema di respirazione e qualcosa si porta ancora dietro. Ma se tutti stiamo in casa, senza aver contatti dall’esterno, le preoccupazioni diminuiscono, anzi, da questo punto di vista siamo piuttosto sereni.

Ognuno fa la sua vita o avete anche momenti comuni?
In casa non ci si annoia di certo, fra telelavoro, telelezioni scolastiche, lavori di manutenzione, pulizie e riordini di stanze e luoghi che aspettavano da decenni di essere presi in considerazione. La giornata passa abbastanza veloce, grazie anche al tanto tempo da godere insieme, quel tempo che negli ultimi anni, con alcuni ragazzi diventati grandi, indipendenti e pieni d’impegni, stava proprio scarseggiando.

Ci puoi dare qualche dritta su come trascorrere bene il tempo in famiglia?
Si cucina sino a sperimentare nuove ricette, si passeggia fra i campi e i filari fioriti dietro casa (abitiamo in campagna). Abbiamo persino rimontato il canestro da basket riposto in garage e che ora fa la sua bella figura appeso al muro esterno, dandoci la possibilità di partite mozzafiato. Ma c’è anche il tempo per ricomporre il “complesso della tribù”: venerdì scorso abbiamo tirato fuori nell’aia la batteria, amplificazione varia, basso e chitarra. Un po’ di accordi insieme e poi tutti a ballare, dal piccolo Gieky alla nonna Maria. Ci ricordiamo anche di pregare il Signore, perché ci liberi alla svelta da questo nemico invisibile e infido: tutte le sere, alle 19, quando anche le campane della parrocchia di Vecchiazzano risuonano a distanza, ci ritroviamo intorno alla nostra tavola, per poi cenare e chiacchierare tranquillamente, senza l’ansia di finire presto perché qualcuno deve scappare via per un incontro, o una riunione. Poi la serata continua con qualche gioco in scatola, fino a terminare tutti spaparanzati nel divano e godersi un bel film per tutta la famiglia.

A quanto pare, questa cattività forzata ha anche degli aspetti positivi
Oltre al relax e al divertimento, stiamo veramente riscoprendo la bellezza di stare insieme, bimbi, adolescenti, giovani, adulti, anziani, in questo tempo “forzato e strano”, e farlo diventare anche “prezioso” e goderselo in pienezza.

Cosa vi manca di più in questa situazione?
Se a me e Sandra mancano tanto gli amici, che possiamo solo sentire a distanza, i giovani lamentano la lontananza dei propri fidanzanti/e, che da giorni non possono più abbracciare. Ma siamo anche molto preoccupati per alcune persone a noi care, che stanno passando momenti veramente duri e difficili, di malattia, di solitudine, di fatiche estenuanti per cercare di vincere questa guerra contro il coronavirus. E noi ci sentiamo impotenti, incapaci di aiutarli fisicamente. E allora preghiamo, preghiamo e preghiamo per loro e per tutti quelli che non hanno la nostra fortuna (noi la chiamiamo “grazia”), sperando che questo tempo passi in fretta e ci renda migliori, ci insegni a riscoprire valori dimenticati che davamo per scontati. 

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