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Cronaca

Studenti delle superiori e didattica a distanza, i genitori: "Vogliamo i perchè di un sacrificio necessario e inevitabile"

Un gruppo di genitori, attraverso la portavoce Silvia Panzavolta, torna a sottolineare "la situazione di grande disagio che stanno vivendo i nostri figli

Dopo le vacanze di Natale gli studenti delle superiori speravano di tornare in classe, seppure ancora in maniera frammentaria. Tutto posticipato, col proseguimento delle lezioni davanti ad un monitor di un pc. Un gruppo di genitori, attraverso la portavoce Silvia Panzavolta, torna a sottolineare "la situazione di grande disagio che stanno vivendo i nostri figli, costretti da quasi un anno ormai a seguire le lezioni a distanza". Una situazione d'incertezza, che li ha portati a scrivere una nuova lettera alle autorità competenti, "nella speranza di avere qualche risposta da riferire ai nostri ragazzi per spiegare loro che il sacrificio di un anno della loro vita, nel suo periodo più bello, è stato veramente necessario e noi adulti non abbiamo davvero potuto evitarlo".

Una missiva per "arrivare ancora più al cuore dei problemi, con particolare riferimento alla nostra città: individuare chi aveva l’obbligo di assumere iniziative e non ha provveduto, non tanto per stigmatizzare il deplorevole gioco delle "responsabilità" che in simili occasioni si compone a giustificazione dell’operato di enti e amministratori pubblici, ma perché, da cittadini, ci rimane solo l'arma democratica di valutare l'operato di chi ci governa e di chi doveva fare e non ha fatto per una valutazione futura nella scelta dei nostri governanti".

Il primo interrogativo è rivolto al presidente della Provincia, Gabriele Antonio Fratto: "Per questo ente, a quanto ci risulta, in quasi un anno di pandemia non ha trovato trovato altri spazi per i nostri ragazzi atti a "diluirli" nella città e non solo nei centri studi?". Panzavolta espone un ulteriore ragionamento: "La sede della Provincia in Piazza Morgagni a Forlì conta uno spazio enorme, che stentiamo a credere sia esclusivamente utilizzato dai dipendenti dell’ente pubblico, come peraltro l'edificio antistante. Peraltro, trattandosi in entrambi i casi di edifici adibiti nel passato a sedi scolastiche, sarebbero perfettamente idonei a tale utilizzo, con gli inevitabili interventi che la volontà politica potrebbe giustificare e sostenere. Se tale intervento appare troppo specifico, con implicazioni e difficoltà di tipo tecnico - amministrativo che non possiamo conoscere, in alternativa poteva avviarsi una indagine conoscitiva al fine di individuare quali e quanti istituti scolastici dispongano di aule idonee ad ospitare gli studenti, distinguendoli da quelli che non ne hanno, valutando le condizioni necessarie per l’accoglienza degli studenti ed approntando i mezzi idonei allo scopo".

Altra considerazione della portavoce dei genitori: "Senza alcuna necessità di ricorrere all’ausilio di esperti, è noto che l'istituto aeronautico dispone di un gran numero di aule vuote; che le aule dell’università, secondo i tempi del suo calendario, sono spesso inutilizzate; e potremmo proseguire con un ampio elenco di ulteriori possibilità, tra cui anche gli spazi museali tutt'ora vuoti. Ci risparmino i nostri interlocutori, per favore, risposte legate alle "difficoltà burocratiche", perchè una situazione di necessità come quella in cui viviamo deve essere normativamente superata. Ci risparmino risposte sulle tempistiche, perché "un anno" per pensarci è stato più che sufficiente. Anzi, il tempo trascorso nell’inerzia fissa l’immagine di una pubblica amministrazione in significativo ritardo nell’adempimento dei suoi obblighi istituzionali".

Capitolo trasporti "Se ci stanno dicendo tutti, per quanto ci consta dalle dichiarazioni dei consulenti del governo e dalle dichiarazioni a vario titolo rilasciate alla stampa, che i rischi di contagio non sono nella scuola, ma nei trasporti, e se il Prefetto Antonio Corona ci dice che i trasporti nel forlivese sono "miracolosamente" adeguati, perchè non riaprire le scuole superiori a Forlì?". Interrogativo che è stato rivolto anche al presidente della Regione, Stefano Bonaccini. Conclude Panzavolta: "Ci piacerebbe davvero avere delle risposte appaganti alle nostre domande, con motivazioni adeguate che, alla fine di tutto, potremo riferire ai nostri ragazzi e dire loro che il sacrificio di un anno della loro vita nel suo periodo più bello è stato veramente necessario e noi adulti non abbiamo davvero potuto evitarlo".

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