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Cronaca

"Forlì Campus", lo studio sulla necropoli pubblicato su una prestigiosa rivista internazionale

"L’oggetto è infatti un gruppo di sepolture che proviene dalla necropoli scoperta qualche anno fa durante i lavori di costruzione del Campus Universitario, alle spalle del Palazzo del Merenda", spiega Traversari

Continua incessante l’attività di studio e valorizzazione del patrimonio cittadino. Martedì è stato pubblicato uno studio dal titolo “A multifaceted approach towards investigating childbirth deaths in double burials: Anthropology, paleopathology and ancient Dna" per la prestigiosa rivista internazionale Journal of Archaeological Science. Tra i coordinatori dello studio c’è Mirko Traversari, antropologo fisico forlivese, impegnato da tempo su importanti progetti cittadini.

“Anche questo studio, finalmente disponibile riguarda la nostra città - esordisce Traversari -. L’oggetto è infatti un gruppo di sepolture che proviene dalla necropoli scoperta qualche anno fa durante i lavori di costruzione del Campus Universitario, alle spalle del Palazzo del Merenda". Queste particolari sepolture, definite bisome, erano composte da un individuo di sesso femminile, in età fertile, accompagnato dai resti di infanti perinatali di 36-40 settimane. "Il primo passo compiuto è stato quello di attribuire un’età alla morte e un sesso agli individui. Questo ha permesso di ipotizzare un decesso sopraggiunto durante le fasi del parto, con la conseguente sepoltura della madre assieme al figlio appena nato", commenta Traversari.

"Trovandoci inoltre nelle pertinenze di quello che fu il primo ospedale cittadino, il Palazzo del Merenda appunto, sarebbe stato possibile tracciare interessanti scenari riguardo il livello di ospedalizzazione del parto durante il XVII-XVIII secolo d.C.", prosegue. Il successivo studio genetico, finalizzato a certificare quello che sotto il punto di vista archeologico e antropologico pareva già assodato, non ha invece individuato alcuna correlazione genetica madre-figlio tra gli individui studiati.

"Il fondamentale contributo dei genetisti, coordinati dalle amiche e colleghe Donata Luiselli ed Elisabetta Cilli del Laboratorio di Dna Antico dell’Università di Bologna, con cui collaboro proficuamente da diversi anni - afferma Traversari - ha completamente ribaltato la prima ipotesi, dimostrando ancora una volta come l’approccio multidisciplinare sia sempre da prediligere, rispetto a facili e a volte pericolose interpretazioni del singolo. In questo caso specifico non sappiamo quindi la motivazione alla base di queste sepolture così particolari, forse era una semplice necessità di spazio, forse sono il riflesso di due decessi avvenuti nello stesso giorno".

Luiselli e Cilli sono inoltre coinvolte nello studio genetico delle reliquie di San Mercuriale, i cui dati grezzi sono stati consegnati poco prima del lockdown e che sono attualmente alle battute finali della fase di decodifica. Questo il link per scaricare l’articolo, valido 50 giorni: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0305440320301400?dgcid=author
 

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