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Cronaca

Sigarette elettroniche, ecco come si "svapa" a Forlì: "Utile per smettere di fumare"

Alcuni anni fa divenne la moda del momento: la sigaretta elettronica sembrava dover scalzare quella tradizionale in poco tempo. Sull'onda di quell'entusiasmo in città aprirono circa una decina di "svaperie". Ora, dopo la flessione, il mercato si è stabilizzato

Alcuni anni fa divenne la moda del momento: la sigaretta elettronica sembrava dover scalzare quella tradizionale in poco tempo. Sull'onda di quell'entusiasmo in città aprirono circa una decina di “svaperie”, i negozi dove cioè rifornirsi dei nuovi ritrovati. Più della metà hanno dovuto chiudere per una flessione del fenomeno, anche dovuta ad un sistema di tassazione molto disincentivante e molto criticato per la sigaretta elettronica. Ed oggi che uso ne fanno i forlivesi? A Forlì si “svapa”? Dopo la flessione, il mercato si è assestato e in città esistono 5 punti vendita. Ecco il punto della situazione nelle parole di Lorenzo Betti, responsabile di una “svaperia” che si trova in Largo De Calboli, in centro.

Due anni fa il fenomeno delle sigarette elettroniche era in grande crescita. Ora come vanno le cose?
“In netta crescita, gli analisti per questo 2015 si aspettavano un aumento dell'indotto generato dal settore e possiamo dire che la previsione è stata giusta. Ad oggi, questi dispositivi hanno raggiunto un efficacia oltre 4 volte superiore ai modelli di prima generazione, viene da sè che una corretta informazione sugli strumenti ha generato un nuovo interesse per la sigaretta elettronica. Se inizialmente era percepita con diffidenza e indecisione dai consumatori (non vi era certezza sulla non tossicità) ad oggi gli operatori del settore hanno raggiunto livelli qualitativi invidiabili nel territorio, questo spinge un numero sempre maggiore di persone ad utilizzare questi strumenti per abbandonare la dipendenza da sigarette e tabacco”.

Si è parlato spesso di una flessione. E' dovuta solo a motivi fiscali o anche al fatto che "è passata di moda"?
“E' innegabile che il fenomeno sigaretta elettronica di fine 2012 fosse dovuto alla grande curiosità destata da questa novità di portata mondiale. Tuttavia, era facile prevedere una flessione, tecnologie agli albori e una costante mancanza di informazioni certe sui prodotti ha destabilizzato il mercato. L' imposizione di una tassa ingiusta (dichiarata anticostituzionale) è semplicemente stata la dimostrazione finale di un interesse meramente economico da parte delle Istituzioni, non dimentichiamoci quante personalità di spicco della medicina italiana abbiano criticato la scelta. Non credo si parlerà più di moda, sono oramai tante le ricerche volte a dimostrare quanto le eCig saranno parte integrante della società del futuro”.

Quanti punti vendita esistono oggi in città? Che altre attività svolgono oltre alle sigarette elettroniche?
“Dopo il boom iniziale sono sopravvissuti meno della metà dei punti vendita, ad oggi, a Forlì sono 5. Probabilmente ognuno ha una propria personale ricetta per essere arrivato sino ad oggi, noi di Eco.LogicaMente (tra i 25 centri in Italia Certificati "Promotori di Salute" da LIAF) operavamo da tempo nelle energie rinnovabili e nel commercio di prodotti salutari ed ecologici, oggi nel nostro shop si possono trovare led a basso consumo, Vaporizzatori Terapeutici, Sistemi per la purificazione dell'aria, per la botanica urbana, per la coltivazione indoor. Inoltre avendo costante appoggio medico-scientifico di LIAF siamo dotati di strumentazioni medica per la misurazione dei livelli di rischio CO, chi "svapa" da anni può avere la certezza della salute del suo apparato respiratorio con un semplice test di 15 secondi”.

Spesso si vede l'uso della sigaretta elettronica anche in locali pubblici in cui vige il divieto di fumo. E' un comportamento innocuo o è da evitare?
“Durante la formazione con L.I.A.F e Università di Catania queste tematiche sono state affrontate più volte, pertanto la mia risposta sottende molte informazioni scientifiche. Credo sia opportuno tenere sempre a mente la differenza tra sigaretta elettronica e sigaretta tradizionale, la passività di quella elettronica è inesistente (specialmente dei vapori senza nicotina) ed è già stato dimostrato e pubblicato in diverse ricerche, quello che però una ricerca non dice è che per motivi più legati al buon senso e all'educazione sarebbe meglio evitare di fumare in luoghi chiusi, come ristoranti, bar e uffici. Ad oggi, solo nel settore dei trasporti pubblici è vietato svapare, ma per motivi di sicurezza. Vale la pena sottolineare che, specialmente per i ristoranti, è a completa discrezione del titolare o del gestore. Ma ripeto, sono considerazioni personali, ben diverse dall'innegabile certezza che il fumo derivato dalla combustione della sigaretta normale è molto dannoso anche per chi vi è soggetto in modo passivo, senza considerare per il fumatore stesso, non dimentichiamoci che il 50% dei fumatori muore per patologia fumo-correlate (30.000 ogni anno in Italia)”.

Cosa si può dire, dal punto di vista medico sanitario, oggi sulle sigarette elettroniche? Qual è il loro beneficio sulla salute pubblica?
“Per noi è facile conoscere la certezza della salubrità degli strumenti che usiamo, la collaborazione con il centro antifumo LIAF e i dipartimenti di ricerca dell'Università di Catania (per i quali svolgiamo un ruolo di ricerca nel "Vape Shop Study") dimostra ancora una volta che la medicina e la scienza hanno certificato la salubrità della sigaretta elettronica e dei suoi componenti. Anche in questo caso la formazione professionale mi ha portato a consultare un vasto numero di ricerche, tutte con le stesse medesime conclusioni, sono centinaia gli studi nel mondo che dimostrano come le sigarette elettroniche non siano tossiche, anzi, siano lo strumento più utile per abbandonare la dipendenza da tabacchi mai inventato dall'uomo. Il beneficio per la salute pubblica è enorme. I costi sanitari pubblici per la lotta alle patologie fumo-correlate sono altissimi. La verità su questi dispositivi è talmente evidente da rendere imbarazzante pensare che possa fare più male di una sigaretta che brucia”.

Qual è il rapporto della vostra categoria con le grandi aziende del tabacco?
“Non esiste un vero e proprio rapporto con le grandi multinazionali. Queste grandi aziende possono aver avuto un ruolo chiave nella voluta disinformazione del settore, ma loro stesse sanno che prima o poi la civiltà sarà matura per abbandonare le sigarette. Molte ricerche stimano la fine dell'era del tabacco nel 2050, io sono ottimista e mi auguro prima, ma mi pare ragionevole immaginare che queste Corporation non vogliano rinunciare ai loro profitti”.

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