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Cronaca

Taglio dei parlamentari, cambia la mappa politica della Romagna: meno rappresentanti locali e maxi-collegi

Che fosse un effetto della riforma costituzionale che taglia da  945 a 600 i parlamentari era cosa nota: i collegi elettorali uninominali diventano ora più ampi

Che fosse un effetto della riforma costituzionale che taglia da  945 a 600 i parlamentari era cosa nota: i collegi elettorali uninominali diventano ora più ampi, a parità di legge elettorale, per cui territori più grandi eleggono i loro rappresentanti in Parlamento. Il governo ha approvato il decreto legislativo che ridisegna i collegi in caso di ritorno alle urne, come previsto dalla norma che assegnava 60 giorni per il ridisegno della geografia elettorale italiana, a parità di legge elettorale.

La legge elettorale

L'attuale legge elettorale è il Rosatellum, che prevede un sistema misto, composto da una quota maggioritaria in collegi uninominali (36%) ed una quota proporzionale con eletti da una lista di nomi inseriti in collegi plurinominali (64%). Non appena il decreto sarà convertito in legge, in caso di nuove elezioni – e a meno che non si modificherà la legge elettorale prima del voto - si andrebbe al voto con una nuova mappa di collegi, definiti da una commissione tecnica, presieduta dal presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo. Un disegno che risponde solo a criteri demografici, di rispondenza tra seggi da assegnare e popolazione residente, senza quindi nessun apporto politico.

Il taglio dei parlamentari

La legge sul taglio dei Parlamentari è stata approvata in via definitiva l'8 ottobre 2019, la cosiddetta 'Riforma Fraccaro' e confermata dal Referendum costituzionale del 20 e 21 settembre scorso. Con la vittoria del 'Sì', si è confermata la riforma che fa passare il numero dei parlamentari dagli attuali 945 a 600. Nello specifico, i deputati alla Camera si riducono da 630 a 400, mentre i senatori passano da 315 a 200. La riforma impone inoltre il tetto di 5 senatori a vita. La principale differenza, cambiando solo il numero dei parlamentari, è il minor costo della politica e il mutato rapporto numerico di rappresentanza  sia alla Camera dei deputati (1 deputato per 151.210 abitanti, mentre era è 1 per 96.006 abitanti) sia al Senato (1 senatore per 302.420 abitanti, mentre prima era 1 ogni 188.424 abitanti).

Nascono i maxi-collegi elettorali

Tuttavia, proprio a causa della forma mista della legge, che assegna solo un terzo dei seggi ai collegi uninominali (vale a dire i deputati e senatori direttamente eletti dai cittadini del collegio) si vengono a creare dei maxi-collegi, al Senato, da quasi un milione di abitanti. In particolare in Emilia-Romagna,per quanto riguarda la Camera dei Deputati si passa da 45 a 29 deputati assegnati, di cui solo 11 in collegio uninominale, con una popolazione media di 394.000 abitanti per collegio. Andando poi all'elezione del Senato, l'Emilia-Romagna passa da 22 a 14 eletti, di cui 5 in collegi uninominali. Per cui ogni collegio uninominale senatoriale vede una media di 868mila abitanti. 

Cosa cambia in Romagna alla Camera dei Deputati

Cosa accade in Romagna? Alle elezioni del 4 marzo 2018 il nostro territorio aveva una rappresentanza abbastanza omogenea. Per quanto riguardava la Camera dei deputati la Romagna eleggeva 4 deputati all'uninominale nei collegi di Forlì (che comprendeva anche Faenza e il suo entroterra – eletto Marco di Maio), Cesena (che comprendeva anche i comuni dell'entroterra forlivese, oltre a Bellaria e Santarcangelo – eletta Simona Vietina), Ravenna (la provincia di Ravenna senza il faentino – eletto Alberto Pagani) e Rimini (la provincia di Rimini senza Bellaria e Santarcangelo – eletta Elena Raffaelli). Accanto a questi le tre province romagnole erano raggruppate in un collegio plurinominale, con il sistema proporzionale con voti ai partiti, che ha eletto 6 deputati, per un totale quindi di 10 deputati romagnoli. Nel collegio plurinominale, avendo il voto meno dipendenza dal territorio il Pd “paracadutò” il ministro ferrarese Dario Franceschini e la modenese Giuditta Pini, quest'ultima non si è mai fatta notare sulle tematiche sociali del suo collegio di elezione. Eletto anche il forlivese Jacopo Morrone (Lega) e il bolognese Galeazzo Bignami per Forza Italia. Franceschini e Bignami, invece, sono stati più presenti sulle tematiche del territorio in cui sono stati eletti. Il M5S ha eletto la riminese Giulia Sarti e il forlivese Carlo De Girolamo.

Cosa ne saranno di questi 10 deputati eletti coi voti dei romagnoli? Secondo il nuovo disegno della geografia dei collegi, scompare il collegio di Cesena, che si “era fatto posto” tra quello di Forlì e quello di Rimini. I nuovi collegi uninominali sono quindi Ravenna, Forlì e Rimini, con collegio coincidente alle tre province. Per il maxi-collegio plurinominale della Romagna i 6 eletti saranno scelti, oltre che dai cittadini di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, anche da quelli della provincia di Ferrara.


Cosa cambia in Romagna al Senato

In Romagna per il Senato nel 2018 c'erano 2 collegi uninominali: Ravenna (che comprendeva tutta la provincia e anche la città di Forlì e alcuni suoi piccoli comuni – eletto Stefano Collina) e Rimini (comprendente anche Cesena i comuni dell'entroterra forlivese – eletto Antonio Barboni). In entrambi i collegi gli sfidanti maggiori erano, rispettivamente, ravennati e riminesi. Il collegio pluri-nominale del Senato era assieme le tre province romagnole con le province di Bologna e di Ferrara. In tale collegio su 7 eletti, i romagnoli erano solo 2 (il riminese Marco Croatti del M5S e il ravennate Vasco Errani di Liberi e Uguali). 

Cosa prevede il nuovo disegno dei collegi? Restano 2 collegi uninominali, ma molto differenti. Il collegio di Ravenna, infatti, unisce tutta la provincia di Ravenna a quella di Ferrara, mentre il collegio di Rimini unisce la provincia di Rimini a quella di Forlì-Cesena. Il maxi-collegio plurinominale, già molto esteso con la precedente ripartizione dei seggi, resta invece il medesimo. 

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