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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

La nuova tangenziale "mura" l'antica pieve: il monumento è irraggiungibile

I tecnici del Comune, interpellati sulla vicenda, hanno risposto che l'ente Anas Spa - Compartimento di Bologna, incaricato di realizzare la Tangenziale, ha eccepito comprensibili ragioni di sicurezza

A poco più di dieci giorni dall’apertura del nuovo tratto della Tangenziale Est, che collega la Zona industriale di Coriano all'Autostrada, pare proprio che il traffico cittadino sia in netta diminuzione: si va da un buon 25% nell’area di viale Vittorio Veneto, al 50% nella zona industriale. Ma è difficile accontentare tutti: lo sforzo congiunto di Anas e Comune per sgravare la viabilità ordinaria reca anche qualche controindicazione. La più evidente è il parziale isolamento di Santa Maria in Pieveacquedotto. Nel punto di via Gordini in cui partiva il segmento viario di collegamento con la pieve romanica posta a ridosso del casello dell’A14, ora campeggia un doppio “guardrail” praticamente insormontabile.

I tecnici del Comune, interpellati sulla vicenda, hanno risposto che l’ente Anas Spa - Compartimento di Bologna, incaricato di realizzare la Tangenziale, ha eccepito comprensibili ragioni di sicurezza e difficilmente consentirà una riapertura dell’accesso carrabile alla chiesa, nemmeno di sola andata come invocato dalla Diocesi. Questo significa che, se pedoni e biciclette potranno utilizzare il nuovo sottopasso realizzato sotto la via Gordini, gli automobilisti dovranno invece macinare un paio di chilometri non proprio agevoli. Navigatore alla mano, per raggiungere Santa Maria in Pieveacquedotto esistono due possibilità.

La più semplice è proseguire sulla Ravegnana sino alla colonnina del metano, per poi svoltare a destra in via Cà Mingozzi, stradello lungo e stretto, asfaltato di recente dalla Snam Rete Gas Spa che ha un deposito in loco. Oppure si può percorrere la Cervese sino al ponte di Bagnolo e imboccare la via Brunotto, strada bianca e polverosa che corre sul rivale del fiume Ronco fra bisce e smottamenti, fino a raggiungere la pieve dopo lento incedere. “Non dimentichiamoci – scrivevano a suo tempo alcuni residenti alla Curia vescovile, proprietaria della pieve millenaria - la necessità di passaggio dei mezzi per i lavori agricoli e di quelli per i lavori in corso alla chiesa”. Timore che si è puntualmente avverato: lo stesso vescovo monsignor Lino Pizzi in visita al cantiere di restauro della chiesa, è parso molto contrariato per la vicenda.

Il coordinatore del Comitato di Quartiere, Cesare Bartoletti lamenta i primi danni concreti derivati dall’obbligo di utilizzare il passaggio carrabile sotto l’Autostrada, troppo basso e stretto: “Sarebbe tempo di mietitura: i terreni adiacenti alla chiesa si sono rivelati inaccessibili alla grande macchina. Stando così le cose, la trebbiatura non potrà avere luogo”. O si torna alla vecchia falce, o il grano finirà nella pancia di piccioni e volatili. “Ho già bussato a tutte le porte – continua Bartoletti - ma la soluzione non c’è. A Tangenziale aperta, la sicurezza viene prima di ogni altra cosa”. L’unico rimedio a questo punto rimane l’allargamento della via Cà Mingozzi. “Ho sentito in Comune: i tecnici non si sono buttati via, ma l’intervento deve essere inserito nella programmazione dei lavori pubblici e quindi per un po’ dovremo andare avanti così. E’ un vero peccato – conclude il coordinatore del quartiere - proprio adesso che la Pieve sta per essere restituita al culto”. Bartoletti ha toccato uno degli aspetti positivi della vicenda: i lavori di rifacimento delle coperture e delle capriate della chiesa, risalente al XIII secolo, sono a buon punto. Completato il tetto della navata centrale e delle laterali, le maestranze della Ditta Casadio Geom. Bruno S.a.s. di Castiglione di Ravenna,incaricate dalla Diocesi, stanno per mettere mano alle murature interne e al campanile, per una spesa, finanziata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, dalla Diocesi e dall’8 per mille alla Chiesa cattolica, che si aggira sul mezzo milione di euro. Residenti e parrocchiani di Pieveacquedotto sono vittime di un paradosso: avranno la chiesa salva e riaperta al pubblico, ma sarà un’impresa raggiungerla.

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