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Cronaca

Tentata estorsione sul contratto di 4 lavoratori, dirigenti condannati in tribunale

La questione risale al 2012, nel mese di luglio, quando per effetto dell'allora nuova riforma Fornero cambiava il regime normativo dei contratti di associazione in partecipazione

Si è conclusa con una condanna in primo grado in Tribunale a Forlì un processo per tentata estorsione che ha visto coinvolto l’amministratore di “Poltronesofà” Renzo Ricci, e due responsabili d’area dell’azienda forlivese che opera nel settore del mobile imbottito, Massimo Affaniti e Bruno Gulic. La questione risale al 2012, nel mese di luglio, quando per effetto dell’allora nuova riforma Fornero cambiava il regime normativo dei contratti di associazione in partecipazione, molto utilizzati in quell’azienda. La normativa, in particolare, prevedeva che tali rapporti dovessero essere certificati per essere mantenuti, altrimenti venivano convertiti in più onerosi contratti di lavoro subordinato. 

Secondo la Procura di Forlì, per mantenere i vantaggi sui contributi lavorativi che si ottenevano dalle associazioni in partecipazione, i tre avrebbe preteso che quattro lavoratori (tre del torinese e uno della provincia di Pordenone) presentassero un questionario compilato che assecondava le richieste dall’azienda, da sottoporre alla commissione di certificazione, pena l’immediato licenziamento. Tuttavia i quattro lavoratori  rifiutarono la procedura, con l’effetto di essere appunto licenziati in tronco poco dopo. 

La Procura di Forlì, nella persona del procuratore capo Sergio Sottani (pm d’udienza Laura Brunelli), ha rubricato questi episodi sotto il reato di tentata estorsione e nell’udienza di alcuni giorni fa il Tribunale collegiale di Forlì (presidente Giovanni Trerè) ha accolto la tesi accusatoria, emettendo una sentenza di condanna a un anno e otto mesi di reclusione (pena sospesa per Ricci e Gulic). Assolti invece per il secondo capo d’imputazione, che riguardava la minaccia per costringere a compiere un reato. La sentenza sarà appellata dai condannati nelle prossime settimane (avvocato Lucio Monaco di Pesaro), che nel processo hanno qualificato l’uscita dall’azienda dei quattro lavoratori non come un “licenziamento”, ma come un “diritto di recesso” consentito dalla legge.
 

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