Terrore ai Romiti, un affare finito male: e così ha sparato all'ex socio
All'origine del sanguinoso episodio un contenzioso economico
GLI SPARI - Faggioli si è messo al suo inseguimento, sparando altri colpi contro la porta, senza riuscire ad aprirla. Quindi si è asseragliato sul pianerottolo, esplodendo altri colpi contro le forze dell'ordine, intervenute con giubbotti antiproiettile. Complessivamente sono stati esplosi 12 colpi. I militari hanno risposto con uno. A quel punto il 39enne si è fermato. Nel frattempo il 43enne ferito, insieme alla famiglia, è stato fatto uscire dal balcone dell'abitazione con una scala di fortuna da tre militari del comando di Corso Mazzini, due agenti della Volante della Questura di Corso Garibaldi ed i Vigili del Fuoco.
LA RESA - E' seguita una lunga trattativa, con un maresciallo del Nucleo Investigativo che ha convinto Faggioli a sfogarsi e a raccontare i motivi dietro la sparatoria. Dopo oltre un'ora il 39enne ha dichiarato la resa: caricato a bordo di una pattuglia dell'Arma, è stato portato al comando di Corso Mazzini per esser interrogato (le indagini sono seguite dal sostituto procuratore Sara Posa).
L'INTERROGATORIO - In caserma ha ribadito di esser stato vittima di una truffa, di aver perso così una consistente somma di denaro. Ha risposto a tutte le domande degli inquirenti. I militari hanno anche recuperato uno zaino con una scatola da 50 di proiettili. A detta del 39enne era stata acquistata alcuni giorni fa per esercitarsi al poligono di tiro. Il colloquio è durato un paio d'ore. Dopo le formalità di rito si sono aperte le porte del carcere. Ora si attende la convalida dell'arresto. Il 43enne è stato invece sottoposto alle cure dei sanitari dell'ospedale "Morgagni-Pierantoni" di Vecchiazzano: non è in pericolo di vita e la prognosi è di 30 giorni. Nelle prossime ore sarà dimesso.
