Insiste lo sciame sismico in Appennino: oltre 30 scosse nella notte, la più forte di magnitudo 3
Come spiegato a ForlìToday da Andrea Morelli, geofisico e sismologo della Sezione di Bologna dell'Ingv, quella in atto è "un tipo di sismicità comune in tutto il nostro Appennino
Prosegue lo sciame sismico nell'Appennino Tosco-Romagnolo dopo la scossa di terremoto di magnitudo 4.9 Richter, registrata nella nottata tra domenica e lunedì alle 5.10. Dalla mezzanotte i sismografi dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma ha registrato dalla mezzanotte alle ben 38 scosse, per lo più strumentali e non avvertite dalla popolazione (l'ultima alle 6.50). La più intensa è stata di magnitudo 3.0 alle 5.40, con epicentro sempre nella zona di Marradi ed ipocentro a 8 chilometri di profondità. A questa si aggiungono altre due scosse di magnitudo superiore a 2: alle 3,50, 5,14 e 5,28.
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Come spiegato a ForlìToday da Andrea Morelli, geofisico e sismologo della Sezione di Bologna dell'Ingv, quella in atto è "un tipo di sismicità comune in tutto il nostro Appennino. Si tratta di terremoti che sono legati alla dinamica che ha portato al sollevamento degli Appennini. E' una cinematica differente rispetto alle scosse che vengono nella parte più lontana della struttura appenninica, come ad esempio quelli avvenuti negli ultimi giorni al largo di Ancona, che sono compressivi". La scossa di magnitudo 4.9 è stata "di tipo distensivo, che è rappresenta la modalità di frattura tipica di tutta la zona più elevata dell'arco appenninico".
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Quanto alla serie di scosse, invece, "è normale ciò che sta avvenendo in concomitanza di un terremoto di magnitudo significativa come quello avvenuto in questo caso. C'è una ridistribuzione dello sforzo, che porta a processi di frattura più piccoli e molto meno energetici. I terremoti infatti tendono a raggrupparsi nel tempo e nello spazio quando c'è un evento importante". Un'attività che i sismologi dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma stanno monitorando.