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Cronaca

Il somalo che aveva abbracciato la jihad si fermò in moschea a Forlì, ma nessun proselitismo in città

Era sbarcato in Sicilia nel 2016. Quindi si è stabilizzato a Forlì, ottenendo dall’Ufficio immigrazione della Questura il permesso di soggiorno per motivi umanitari

Era sbarcato in Sicilia nel 2016. Quindi si è stabilizzato a Forlì, ottenendo dall’Ufficio immigrazione della Questura il permesso di soggiorno per motivi umanitari prima di trasferirsi in Puglia. Anche la Digos della Questura di Forlì si è occupato di recente di Omar Mohsin Ibrahim, il 20enne somalo che è stato arrestato dagli investigatori della Digos di Bari con le accuse di associazione con finalità di terrorismo, istigazione e apologia del terrorismo, aggravate dall'utilizzo del mezzo informatico e telematico. Secondo gli investigatori, il giovane avrebbe voluto colpire i luoghi frequentati dai cristiani, come le chiese, nel periodo del Natale. Intenzioni che non avrebbe negato neanche dopo l’arresto. Stando agli elementi emersi nell’indagine, il ventenne sarebbe affiliato al Daesh e nelle scorse settimane tracciava la distanza tra la Puglia e Roma e col suo interlocutore parlava insistentemente del numero 27, forse data nella quale andare nella Capitale.

In particolare la strada di Ibrahim si intreccia con la nostra città lo scorso 26 novembre quando risale lA14 con l'auto, partendo da Bari verso Forlì, accompagnato da un uomo, non identificato. A riportare il dettaglio di questo viaggio è il Fatto Quotidiano. Le conversazioni nel corso del viaggio sono – secondo gli investigatori – volte all’indottrinamento dell’accompagnatore al quale Ibrahim consiglia di ascoltare, tramite il suo telefono, un audio relativo ad un “nasheed” (preghiera islamica) in cui viene esaltata la figura di un martire. Un vero indottrinamento alla "Jihad" durato diverse ore, tenuto conto che il viaggio tra il capoluogo pugliese e Forlì dura come minimo 5 ore. Appena giunto a Forlì il somalo già fortemente attenzionato dalle forze dell'ordine fa un'apparizione fugace in Questura, per motivi amministrativi connessi al permesso di soggiorno, quindi si ferma a pregare in una moschea locale e riparte verso Bari. Il viaggio a Forlì - filtra dagli investigatori - sarebbe stato tuttavia connesso al permesso di soggiorno, mentre nella moschea locale non sarebbe stata fatta alcuna opera di indottrinamento o reclutamento, dal momento che il giro di amicizie del somalo tra l'altro ruotava tutto intorno alla Puglia.

Foto del Vaticano nel pc

Nel corso delle indagini, gli investigatori della Digos, attraverso intercettazioni telefoniche e telamatiche, avevano trovato il 20enne in possesso di numeroso materiale dai contenuti riconducibili alla ideologia jihadista. In particolare, all'indomani dell'attentato di Strasburgo, il giovane aveva scaricato da internet alcune fotografie relative al Vaticano. Un dettaglio che aveva messo in allerta gli investigatori, facendo scattare il fermo d'urgenza. Sabato scorso, durante l'udienza di convalida del fermo, l'indagato, assistito da un difensore di fiducia e da un interprete, ha respinto le accuse a suo carico.

Le indagini: "Affiliato al Daesh, indottrinava un altro straniero"

L'attività investigativa, spiega la Questura, è stata avviata a partire da informazioni trasmesse Direzione centrale della polizia di prevenzione, che indicavano il 20enne come elemento affiliato al Daesh in Somalia ed in contatto con una sua cellula operativa. Le indagini hanno così consentito di documentare l"a totale adesione dello straniero all’ideologia del cosiddetto stato islamico e la sua organicità alla componente armata somalo-keniota di Daesh". La militanza nello stato islamico del 20enne, "si è concretizzata anche attraverso l’apologia di delitti di terrorismo operata su piattaforme social, in particolare su Facebook, dove ha diffuso post e foto aventi come contenuto l’esaltazione del “martirio”. Apologia e condivisione che ha manifestato anche in occasione dell’attentato di Strasburgo". Inoltre il giovane si sarebbe occupato dell'indottrinamento di un altro straniero in corso di identificazione, "al quale impartiva vere e proprie istruzioni teorico-operative sul concetto di jihad armato".

Il rischio attentati

L’urgenza di eseguire il provvedimento restrittivo, spiegano gli investigatori, "è stata dettata dai riferimenti all’elaborazione di possibili progettualità ostili in relazione alle imminenti festività natalizie e alle chiese, in quanto luoghi frequentati solo da cristiani". Come reso noto dalla Polizia questa mattina durante un incontro, il 20enne ha anche commentato il recente attentato di Strasburgo con parole di lode nei confronti del presunto responsabile, un 29enne di origine nordafricane: "Speriamo. Quello che uccide i cristiani, i nemici di Allah, è un nostro fratello. Da dove viene, viene. Però se uccide i cristiani è nostro fratello".

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