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Domenica, 3 Dicembre 2023
Diocesi

Celebrati i trecento anni della chiesa del Suffragio: "Una casa che mette al centro la relazione"

Per l’occasione è stato esposto un antico stendardo raffigurante Sant’Antonio di Padova, per ricordare anche la presenza del Santo a Forlì ottocento anni fa

Il 24 ottobre 1723 fu posta la prima pietra della chiesa del Suffragio. Trecento anni dopo, nella chiesa il cui titolo principale è “Santa Maria della Visitazione”, si è ricordato l’anniversario con una messa presieduta dal forlivese monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vicepresidente Cei. Il rettore, don Paolo Giuliani, ha declamato il suo “cantico d’amore” per la chiesa “più bella fra le chiese di Forlì”. Per l’occasione è stato esposto un antico stendardo raffigurante Sant’Antonio di Padova, per ricordare anche la presenza del Santo a Forlì ottocento anni fa. Qui, per il frate portoghese noto anche come Antonio di Forlì, è sempre stata forte la devozione. La messa, iniziata alle 20.45, è stata accompagnata dal Coro San Filippo Neri.

Monsignor Castellucci, commentando il Vangelo della visita che Maria fece a Elisabetta cui è dedicata la chiesa a pianta ellittica, ha sottolineato come sia anche oggi un “luogo d’incontro, nella piazza” che vede passare “centinaia e centinaia di persone”, cioè “una casa che mette al centro la relazione”.  L’incontro tra Maria, donna del nord, ed Elisabetta, donna del sud può definirsi “incontro di due mondi ostili, di due generazioni diverse, di due sofferenze” ma pur sempre “un incontro generativo, che suscita duplice lode, perché quando si comunicano le sofferenze queste si dimezzano; al contrario, insieme le gioie raddoppiano”. Ha poi colto l’occasione per ricordare mons. Sergio Scaccini a 22 dalla morte: “un prete significativo che ha segnato la storia recente di Forlì, legatissimo a questa chiesa in cui curò la scuola biblica, l’accompagnamento spirituale e le celebrazioni liturgiche”. Alla funzione erano presenti anche il sindaco Gian Luca Zattini e l’assessore  Valerio Melandri. Il sindaco, riprendendo quanto detto da mons. Castellucci, ha ribadito che occorre “tornare a incontrarsi”, soprattutto dopo l’alluvione c’è “bisogno di dimezzare tanti dolori a Forlì e raddoppiare il senso di rinascita”.

La storia

Era domenica, quel 24 ottobre del 1723, riferiscono le cronache del tempo che com’era consuetudine si sarebbe dovuta inserire una medaglia con l’effigie della Visitazione della Beata Vergine all’interno della prima pietra. Non si trovò chi coniasse la medaglia con tale immagine, quindi ne fu posta una di bronzo dorato lavorata a Roma riproducente la Madonna del Fuoco. Il Vescovo benedisse la pietra aspergendo l’acqua santa sulle fondamenta e iniziò così la storia di questo luogo di culto che fa ombra a un angolo della città che prende il nome di “Trebbo di Mozzapè”. Tre secoli dopo, l’alta partecipazione alla funzione dimostra che sono numerosi i forlivesi che vivono un fecondo e affettuoso legame con la chiesa all’inizio di corso della Repubblica, evidentemente vocata a essere luogo d’incontro. Come ha detto don Paolo Giuliani, Santa Maria della Visitazione è anche “bella per i tanti volti e storie – pietre vive – che Ti hanno abitata e fatto di Te un luogo di intensa preghiera per i vivi e di suffragio per i morti”. 


 

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