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Cronaca Villafranca / Via Lughese, 269

Trovati e ricoperti resti di un guerriero: "Occasione persa"

Grande rammarico, a Villafranca per la fretta con cui sono stati ricoperti i resti un soldato riemersi durante i lavori di rifacimento del pavimento della pieve di Santa Maria in Lampio

Grande rammarico, a Villafranca di Forlì, per la fretta con cui sono stati ricoperti i resti un soldato con tanto di elmo e spada, riemersi durante i lavori di rifacimento del pavimento della pieve di Santa Maria in Lampio. “Non ci hanno minimamente informati – denuncia il responsabile di quartiere Euro Camporesi – forse per paura di dover interrompere i lavori.”. Nessun dubbio sulla veridicità del ritrovamento: “E’ una grande occasione perduta”.

C’è chi ha visto quei resti, che potrebbero anche essere molto antichi, vista la vetustà di Santa Maria in Lampio, ricordata sia dal Cobelli che dal Novacula nelle rispettive cronache, risalenti al XV secolo. Anche se la prima memoria è in un atto notarile del 1361. E se nel Battistero si conserva un’Assunta del Cignani “deturpata da restauri”, come asserisce Ettore Casadei nella sua Guida di Forlì, nel XIX secolo intervenne a decorarne la cupola persino Pompeo Randi, il più grande artista forlivese di quel secolo. In ogni caso, nella popolosa frazione forlivese, posta a nord della città sulla trafficata via Lughese, quasi a confine con il comune di Russi, non si parla d’altro che della scoperta. La notizia è trapelata per “colpa” di alcuni residenti frequentatori abituali della parrocchia, guidata dal 2008 dal popolare don Bruno Bertelli, sacerdote alla mano che si è fatto benvolere ovunque ha operato.

Il ritrovamento del misterioso soldato risale ad un paio di settimane fa. A dire il vero, tanto il coordinatore del comitato di frazione Euro Camporesi, che il suo predecessore Remo Matarozzi, da circa trant’anni medico di base di Villafranca, hanno accertato che l’asportazione del vecchio pavimento della chiesa ha rivelato ben due sepolture. La prima, molto ampia e centrale, posta quasi a ridosso del presbiterio, contiene i resti di sei persone, fra cui una bambina, con tutta probabilità esponenti della nobile famiglia Alberi. L’altra ha, invece, restituito un elmo, una spada e poche ossa ormai consunte, segni evidenti di una fossa antica, fors’anche trecentesca.

“Il sepolcro più grande – dichiara Camporesi – era prevedibile, essendo coperto da una lastra tombale ancora percettibile. Ben diverso è il discorso del guerriero, assolutamente inatteso”. La Soprintendenza ai Beni Culturali, regolarmente informata del ritrovamento dalla direzione lavori incaricata dalla Curia Vescovile di Forlì-Bertinoro, si è limitata a disporre il rilevamento dei resti e l’inserimento nel pavimento di un vano d’ispezione. “In sostanza – dichiara Matarozzi – a Ravenna hanno minimizzato il ritrovamento, non ponendo alcun freno alla prosecuzione dei lavori”.

La decisione ha lasciato basito l’intera frazione: “Veramente non capisco – incalza Camporesi - finalmente a Villafranca riemerge qualcosa di rilevante dal punto di vista storico, che potrebbe attrarre qualche visitatore anche da fuori, e la Soprintendenza che fa? Ti dice di ricoprire subito?”. “Sono riuscito a sbirciare in chiesa – continua Matarozzi – sfidando il divieto di accesso ai non addetti ai lavori, ma solo per constatare che stanno già gettando il cemento, preludio alla posa del nuovo pavimento in cotto”.

Il parroco di Villafranca e Branzolino don Bertelli, informato del ritrovamento mentre era con gli Scout a Verghereto, ha girato la questione alla Curia vescovile, committente dei lavori. Confortato dal fatto che la stessa Soprintendenza non ha dato particolare importanza ai resti emersi, come invece asserito dal Comitato di frazione, ha ribadito l’assoluta urgenza del rifacimento del vecchio pavimento, vista la sua pericolosità, soprattutto per le persone anziane. “Sono convinto – conclude Camporesi – che la Curia non abbia ufficializzato i ritrovamenti, non solo perché confortata dal parere della Soprintendenza, ma anche per non subire un aggravio dei costi di un intervento ritenuto di ordinaria manutenzione. Una lastra di vetro portante, quanto meno sui resti del guerriero, andava posta”. Rimane l’amaro in bocca di una grande occasione persa. Forse per sempre.

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