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Cronaca

Finti abbandoni di minore per aver benefici e permessi di soggiorno: scoperta maxi truffa

Venticinque minori albanesi sono stati indagati a piede libero dagli agenti della Squadra Mobile di Forlì, diretta dal dirigente Claudio Cagnini, con l'accusa di truffa aggravata in concorso con altri 41 connazionali

Fingevano di esser stati abbandonati o di esser sfuggiti al controllo degli affidatari per essere presi in carico ed affidati alle strutture presenti sul territorio. In questo modo riuscivano ad ottenere un elevato standard educativo sino al compimento della maggiore età, oltre che facilitazioni nel conseguimento del titolo di soggiorno e nell’ingresso al lavoro. Venticinque minori albanesi sono stati indagati a piede libero dagli agenti della Squadra Mobile di Forlì, diretta dal dirigente Claudio Cagnini, con l'accusa di truffa aggravata in concorso con altri 41 connazionali. Si tratta di genitori e/o accompagnatori delegati, che a vario titolo dovranno rispondere di favoreggiamento all’immigrazione clandestina aggravato e truffa aggravata in danno di ente pubblico e abbandono di minore aggravato.

L'INDAGINE - L'inchiesta della Prima Sezione Criminalità Organizzata e Straniera della Questura di Forlì Cesena, coordinata dalla Procura della Repubblica di Forlì e del Tribunale dei Minori di Bologna, è iniziata a seguito di un aumento sospetto di minori di nazionalità albanese non accompagnati, collocati in strutture pubbliche del comprensorio sino al compimento della maggiore età. In tale contesto, con l’opportuno raccordo con i servizi socio assistenziali del Comune di Forlì, è emerso che i minorenni (tra i tredici e diciassette anni), arrivavano in Italia accompagnati da maggiorenni (spesso con i genitori o altri parenti, talvolta con semplici conoscenti muniti di dichiarazione di affidamento da parte della famiglia) varcando nella quasi totalità dei casi le frontiere marittime di Bari e Brindisi, con l’apparente motivazione turistica.

LO STRATAGEMMA - Quindi si presentavano alle forze dell’ordine, oppure ai servizi sociali della località prescelta, spiegando di essere stati abbandonati o di essere loro stessi sfuggiti al controllo degli affidatari, così da essere presi in carico ed affidati alle strutture presenti sul territorio. Gli stessi negavano legami parentali sul territorio nazionale, negando l’assenso necessario per l’attivazione delle procedure di rimpatrio assistito. Tale "illecito stratagemma", che si innesta nelle criticità normative in ordine alla tutela/assistenza minorile, avrebbe consentito di ottenere, a costo zero per la famiglia, il mantenimento ed un elevato standard educativo sino al compimento dei 18 anni, oltre che facilitazioni nel conseguimento del titolo di soggiorno e nell’ingresso al lavoro.

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