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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Violentata e truffata per anni del suo immenso patrimonio: l'8 marzo di libertà di una giovane disabile

Da bambina ha vissuto la durezza di un orfanotrofio in Bielorussia, poi in Italia nell'ambito dei programmi di protezione dei bambini di Chernobyl avrebbe subito una serie di angherie

Da bambina ha vissuto la durezza di un orfanotrofio in Bielorussia, priva di famigliari stretti, poi presente in Italia nell'ambito dei programmi di protezione internazionale dei bambini di Chernobyl, subì, appena ventenne, anche il dramma di un gravissimo incidente stradale, travolta da un camion mentre andava in bicicletta sulla strada tra Castrocaro a Forlì, che la mandò in coma lasciandola poi gravemente disabile. E in ultimo la beffa di una vita davvero sfortunata: la sua famiglia italiana che la ospitava le avrebbe portato via tutto il risarcimento dell'assicurazione, superiore ai 2 milioni di euro, facendole firmare deleghe e iniziando una vita da nababbi mentre lei veniva lasciata nell'indigenza, emarginata in un monolocale e spinta infine a tornarsene in Bielorussia da dove, in mancanza del permesso di soggiorno, non sarebbe più riuscita a tornare, inconsapevole del suo immenso patrimonio. Non solo: negli anni la giovane, comprensibilmente molto fragile di carattere, sarebbe stato abusata - anche da minorenne e poi da disabile - dal suo “papà” italiano, non appena la compagna si allontanava.

Almeno all'ultima sventura della sua vita, nel giorno dell'8 marzo, Festa della donna, ha posto fine una scrupolosa indagine della sezione dei reati di genere e contro i minori della Squadra Mobile di Forlì, diretta da Mario Paternoster, sotto il coordinamento diretto del procuratore reggente Filippo Santangelo. Una coppia di Castrocaro, 71 anni lui, 60 lei, pensionati e incensurati, sono finiti in manette giovedì mattina: si tratta di coloro che, secondo le accuse, avrebbero inferito su questa giovane che oggi ha 24 anni e che nel giro di breve si vedrà restituito il suo patrimonio di 2 milioni e 120 mila euro, otterrà un permesso di soggiorno per motivi di giustizia, ma soprattutto potrà riappropriarsi della dignità della sua esistenza.

La storia

Fin da quando aveva 10 anni la giovane ha frequentato l'Italia come “bambina di Chernobyl”: così vengono comunemente definiti i migliaia di giovani che, grazie al prezioso lavoro di diverse associazioni di volontariato, arrivano in estate in Italia dagli orfanotrofi bielorussi o che si trovano a vivere nei territori contaminati dal disastro nucleare di Chernobyl che ancora, a decenni di distanza, continua a produrre i suoi devastanti effetti, il tutto per farli vivere in contesti marini e più salubri almeno per alcuni mesi l'anno. In alcune occasione la ragazza, ancora minorenne – ipotizzano gli inquirenti – sarebbe stata violentata dal “papà” che l'accoglieva in casa sua in Italia. 

Ecco il "buco" di monolocale in cui la vittima era costretta a vivere

La situazione di questa giovane precipita nel maggio del 2014, quando subisce un gravissimo incidente: percorrendo un tratto di strada extraurbana tra Forlì e Castrocaro in bicicletta viene travolta da un camion. Per mesi lotta tra la vita e la morte, in coma, e poi quando si ristabilisce resta disabile, fisicamente, con un indice dell'80%. Per questo evento ottiene, come è normale che sia in casi come questo, un consistente risarcimento da 2 milioni e 120 mila euro dall'assicurazione. Sono soldi, va specificato, perché appena ventenne sarà inabile a vita, con problemi di deambulazione e difficoltà ad affermarsi con un lavoro.

Scontro bici camion (foto Frasca)

Tuttavia qui sarebbe scattato il raggiro della sua famiglia italiana. Questa infatti, secondo quanto ricostruito dalla indagini della Squadra Mobile, avrebbe  tentato di ottenere dal Tribunale di Forlì la nomina ad amministratrice del consistente patrimonio della giovane, vedendosi però rigettata la domanda in quando la ragazza, essendo maggiorenne e sana di mente, aveva tutti i requisiti per gestirselo da sola. Ma questo non sarebbe stato un grosso ostacolo: attraverso una serie di deleghe, questa coppia italiana avrebbe intascato direttamente il denaro su più conti correnti direttamente dall'assicurazione e senza mai informare la beneficiaria del reale ammontare dei suoi beni, avrebbe iniziato a spenderli, aumentando notevolmente il loro stile di vita, con l'acquisto di una villa a Castrocaro, di un'altra a Cles (in provincia di Trento, di cui è originaria la donna arrestata ), e poi ancora due auto di lusso. E per la giovane bielorussa disabile? Per lei non ci sarebbero stati i soldi per frequentare l'università, come avrebbe voluto, ed anzi con la scusa del permesso di soggiorno da mantenere sarebbe stata impiegata in mansioni umili in casa come colf, come una sorta di novella Cenerentola. In verità, sempre secondo le accuse, il tutto sarebe stato finalizzato ad impedirle di avere contatti con l'esterno e potersi ribellare.

Truffata del risarcimento

Quando la giovane avrebbe iniziato ad obiettare a tutto questo, in un misto di sensi di colpa e insicurezza, e dopo aver confidato alla sua “mamma italiana” le violenze subite dal compagno, sarebbe stata confinata in un monolocale poco distante, da sola, inadatto alle sue disabilità. Una situazione che è arrivata, poco alla volta, alle orecchie degli assistenti sociali e da qui alla Polizia che ha indagato dallo scorso mese di novembre, arrivando a scoperchiare questa situazione sintetizzata nei reati di maltrattamenti, truffa, circonvenzione di incapace e violenza sessuale (solo per l'uomo), accuse per le quali a vario titolo sono scattate le misure cautelari.

“Da un punto di vista formale e documentale – spiega il dirigente della Squadra Mobile Mario Paternoster – i soldi del risarcimento erano stati incassati regolarmente da questa coppia, ma di fatto la vittima non avrebbe mai beneficiato di questo denaro, gestito senza avere alcun titolo dagli arrestati”. Le proprietà non erano intestate a lei, ma in un caso anche alla figlia della coppia, 35 anni, che è finita denunciata a piede libero. E conclude Paternoster: “Negli ultimi tempi la giovane sarebbe stata spinta in modo pressante a fare ritorno in Bielorussia, da dove non sarebbe potuta più tornare in Italia, in mancanza di un posto di lavoro e non essendoci spazi nelle quote”. Per l'immigrazione di tipo economico, infatti, a differenza dei richiedenti asilo, continua a vigere il sistema delle quote d'ingresso della legge Bossi-Fini. “Siamo contenti, come Procura di Forlì e Polizia di Stato, nel giorno della Festa della Donna, di poter restituire a questa giovane il patrimonio a cui ha diritto”, conclude Paternoster.

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