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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

L'auto è finita in Romania, forlivese vittima dei truffatori: "Mi sono fatto fregare da una banda di quaquaraquà"

"Dopo aver concluso l'affare, per 10mila euro, mi sono reso conto di essere stato raggirato da una banda di quaquaraquà"

C'è anche un forlivese tra le vittime di una banda di truffatori specializzata nell'ambito della compravendita delle auto usate e stanata alle prime luci dell'alba di giovedì nell'ambito dell'operazione "Supercar". In arresto sono finiti un 37enne di Riccione, un 62enne riminese, un 45enne di origini pugliesi residente nella Perla Verde e un 46enne romeno mentre un 53enne libanese è stato sottoposto all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Tutti e 5, secondo quanto emerso, erano vecchie conoscenze delle forze dell'ordine e dovranno rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla truffa.

La banda aveva messo in piedi un meccanismo ben rodato che, secondo le indagini dei carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile, andava avanti da diverso tempo e aveva permesso al gruppo di realizzare profitti per oltre 600mila euro. La banda, con pazienza certosina, spulciava sul web gli annunci di vendita di automobili di fascia alta iniziando così a scremare i vari proprietari fino a puntare su quello che appariva più facilmente raggirabile. Dalla loro base di Rimini, i cinque operavano in tutta Italia e una volta stabilita la potenziale vittima della truffa facevano scattare l'inganno. Dalla ricostruzione degli inquirenti, il gruppo contattava il venditore facendo partire le trattative della vendita che, invariabilmente, si concludeva nella giornata di venerdì.

Dopo aver concordato il prezzo, il truffatore e la vittima di turno si incontravano in un'agenzia di pratiche auto dove la compravendita veniva perfezionata col pagamento della somma e il relativo passaggio di proprietà. Le auto di lusso erano pagate con assegni falsi che, però, erano di ottima fattura tanto che a un primo controllo apparivano "buoni" agli occhi del venditore. La scelta del venerdì pomeriggio come giorno di vendita era fondamentale in quanto, con le banche in chiusura, chi vendeva era impossibilitato a contattare l'istituto di credito per verificare la genuinità del titolo. Solo una volta che l'assegno era andato in pagamento, infatti, si scopriva che si trattava di un falso ma nel frattempo l'auto era già stata fatta sparire all'estero.

A far partire le indagini, nell'agosto del 2019, era stata la denuncia di una delle vittime e nel corso dell'inchiesta i carabinieri hanno accertato 40 truffe messe a segno per un bottino di 600mila euro. Uno degli indagati, inoltre, deve rispondere anche di tentata estorsione. Il truffatore, infatti, dopo aver messo a segno il colpo si è reso conto che non sarebbe stato in grado di far sparire immediatamente l'auto acquistata in maniera truffaldina. Temendo il paggio, aveva così ricontattato la vittima chiedendogli 800 euro per la restituzione del veicolo. Grazie alla ricostruzione degli inquirenti dell'Arma, il pm che ha coordinato l'inchiesta ha presentato le richieste di misura cautelare al gip che le ha accolte emettendo l'ordinanza di arresto. Sono in corso ulteriori indagini per cercare di recuperare i veicoli acquistati dalla banda e, allo stesso tempo, si cercano altre vittime del gruppo.

Ha ancora il dente avvelenato nei confronti di chi lo ha truffato il 28enne forlivese che ci ha rimesso un'Audi A4 fatta sparire dalla banda di malviventi stanata dai carabinieri di Rimini. "A luglio dello scorso anno - spiega la vittima - mi avevano contattato quando avevo messo in vendita la mia auto e solo dopo aver concluso l'affare, per 10mila euro, mi sono reso conto di essere stato raggirato da una banda di quaquaraquà. Ho affrontato personalmente il 62enne, che si era intestato l'Audi, e per poco non finiva a botte. Quando l'ho messo alle strette, e ci è voluto poco, mi ha confessato che l'aveva fatto per 500 euro, ma nel frattempo l'auto era sparita. Da quel che ho capito, la banda aveva un set di assegni rubati sui quali stampavano nome e importo per poi rifilarli ai venditori".

"In un primo momento - prosegue il forlivese - mi sono trasformato in investigatore e sono riuscito a scoprire che l'Audi era finita in un salone di auto usate in Romania già il giorno dopo il passaggio di proprietà. Chi la metteva in vendita su internet aveva fatto le foto dell'abitacolo senza nemmeno ripulirlo e, immediatamente, ho riconosciuto i deodoranti che avevo lasciato sul cruscotto. Ho provato a contattarlo e, allo stesso tempo, avvisare i carabinieri, ma non ce l'ho più fatta a recuperarlo. So che sono in tanti ad aver fatto la mia fine anche se la maggior parte dei truffati è riuscita a rientrare in possesso dei loro veicoli".

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