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Cronaca

Emozioni, crisi e sensazioni di un ultrarunner. I segreti dell'atleta forlivese in un documentario

Nella prima puntata di "Lights Off. Quando si spengono le luci", format di Black Aurora Film che racconta quello che succede nella testa di chi compie imprese particolari

La prima puntata di "Lights Off. Quando si spengono le luci", format di Black Aurora Film che racconta cosa accade nella testa di chi compie imprese particolari, è stata dedicata al forlivese Filippo Zanobi, 25 anni, ultrarunner e membro del team di The North Face. Nel documentario, reperibile in rete, lo sportivo racconta i suoi aspetti più intimi legati allo sport che pratica e che consiste nel percorrere dai 50 ai 100 chilometri in ambienti naturali, tra salite e discese, con la pioggia e con il sole.

"Quando corro è come se andassi in una sorta di trance agonistico - spiega Zanobi - le ore mi  sembrano minuti e,  in certi momenti, addirittura è come se dormissi. Ho capito che nei confronti di questo sport ho sviluppato una sorta di dipendenza positiva che mi fa essere una persona migliore". Il forlivese, 25 anni, laureato in Scienze Motorie con la magistrale in rieducazione funzionale, da un po' di tempo si diletta in questa disciplina e i suoi allenamenti si svolgono in gran parte nel Parco delle Foreste Casentinesi (una seconda casa per lui), alla diga di Ridracoli, in Campigna e nella zona di Badia Prataglia.

"Mi alleno tra le 18 e le 20 ore settimanali - spiega nel documentario  - alternando sedute in palestra a corse su strada. Nei miei allenamenti ci sono sempre discese, salite e corse in piano. E, soprattutto, tanta introspezione. Esco in natura ed  entro in me stesso. Prima che gare, tempi o performance, mi piace sentirmi una cosa sola con l'ambiente".

Ma com'è nata questa strana passione che sembra aver contagiato ventimila italiani circa (tanti sono stati gli atleti che nel 2019 si sono iscritti alle gare Itra)?
"Mi sono affezionato a questo sport in un modo divertente - continua Filippo - Un giorno con un mio amico ero sul Piz Boè, quando siamo arrivati in cima ci siamo accorti che stava tramontando il sole così per non trovarci in difficoltà abbiamo dovuto fare la discesa tutta di corsa. Mi ero talmente coinvolto che sono arrivato al parcheggio dando al mio amico 25 minuti di distacco. Così è stato lui che mi ha detto che avrei dovuto fare una gara di corsa in montagna, e così ho iniziato ed è andata bene".

Sono gare dure, dove l'allenamento fisico è fondamentale ma anche la concentrazione e la forza della mente fanno la loro parte. "Durante le gare di ultratrail ci sono punti di ristoro, sapere dove sono mi aiuta a costruire una strategia alimentare fondamentale. In più - conclude Filippo - a ogni ristoro piazzo qualche persona che mi è cara: i miei genitori, la mia ragazza, i miei amici, così, oltre a un aiuto concreto ricevo anche un conforto mentale che in certi casi serve di più". 

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