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Cronaca Meldola

Undici secoli di vita per Castelnuovo di Meldola: si cercano i fondi per salvare il castello

Dell'antica torre di vedetta bizantina restano alcuni ruderi che comprendono il castello, il campanile della pieve risalente al '400 e un piccolo cimitero

Castelnuovo di Meldola è in festa per la solennità dell’Assunta. Per trascorrere un Ferragosto singolare, lontani dalla canicola cittadina ma anche dal caos marino, basta recarsi nella ridente frazione collinare posta a 274 metri sul livello del mare, che proprio quest’anno celebra i 1.100 anni di storia.

Dell'antica torre di vedetta bizantina restano alcuni ruderi che comprendono il castello, il campanile della pieve risalente al '400 e un piccolo cimitero. In occasione della festa, l’associazione Amici di Castelnuovo ha confezionato un programma con i fiocchi: venerdì, alle 20.30, processione all’antica pieve, benedizione del progetto “Torniamo a Castelnuovo”, concerto della Banda di Civitella e conclusione alle 22.45 con lo spettacolo di fuochi artificiali. Sabato, alle 10,15 cerimonia dell’alzabandiera e alle 10.30 messa solenne presieduta da don Erio Castellucci, arcivescovo eletto di Modena-Nonantola. Al termine del pranzo conviviale delle 12.15, esplosione della festa popolare che si protrarrà sino alle 22.30, con animazione e spettacolo musicale. E’ previsto anche l’allestimento di un banco in cui sarà esposto il libro “Il bene di Castelnuovo”.

“Dopo le celebrazioni dell’aprile scorso - dichiara monsignor Dino Zattini, presidente dell’associazione Amici di Castelnuovo - ora facciamo festa in occasione dell’Assunta”. Nato nel podere Mazzetta di Castelnuovo nel 1939, l’ex vicario generale della Diocesi di Forlì-Bertinoro è rimasto legatissimo alla terra d’origine. “Celebriamo questi undici secoli di vita per far crescere il desiderio della rinascita di Castelnuovo: quei ruderi altomedievali, che avevano dato sicurezza e sussistenza ad abitanti e pellegrini, una volta messi in sicurezza faranno conoscere meglio la storia, offrendo uno scenario incomparabile”. Recentemente, l’Associazione guidata da don Zattini si è rivolta al Gruppo europeo di interesse economico (Geie), per chiedere di condividere a livello europeo il convincimento che Castelnuovo è un bene storico/ambientale da fruire e da tutelare come cultura, pellegrinaggio e turismo, anche e soprattutto da parte delle nuove generazioni.

“Più che mai – continua il presidente - all’Europa di oggi s’impone il dovere di progetti unificati e innovativi, capaci di valorizzare la ricchezza ambientale, storica e culturale del territorio”. Nel corso del 2015, l’Associazione si è fatta carico della riparazione di una frana e di una miglioria della strada. Ma il sogno del presidente e di tutti gli abitanti, vecchi e nuovi, è trovare i fondi per consolidare definitivamente i ruderi dell’antico castello. Non a caso, il progetto “Torniamo a Castelnuovo” prevede la messa in sicurezza dell’area monumentale, con la definizione di percorsi didattici per conoscere le vicende del luogo, in sinergia con i tragitti dei pellegrini diretti a Roma (via Romea Germanica) che interessano l’area romagnola. Tali direttrici saranno rese fruibili grazie all’installazione di totem descrittivi. L’intervento più suggestivo è il recupero della torre, sulla base di un progetto che ha già ottenuto l’approvazione delle Soprintendenze di Ravenna e Bologna: una volta messa in sicurezza sarà possibile salire alla sommità (11 metri) tramite una scala in tubi innocenti. Il premio per la fatica sarà la possibilità di ammirare un panorama mozzafiato, che si estende dalla vicina Meldola fino al mare. Si prevede inoltre la riqualificazione della spianata di circa 800 mq su cui si erge il monumento, con il restauro delle mura perimetrali e la ristrutturazione di due edifici destinati all’accoglienza di gruppi, senza dimenticare la nuova area attrezzata per l’accoglienza di tende, auto e camper. “Sarà il luogo ideale per il Progetto Bimbi, inteso come ambiente adatto per l’infanzia alla scoperta delle bellezze naturali, storiche e delle tradizioni contadine”

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