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Cronaca

Forlì con due corsi di medicina? Ferrara va avanti: "Siamo l'ateneo di riferimento in Romagna, non ospiti sgraditi"

Forlì potrebbe passare in un anno da zero a due corsi di laurea in medicina, un'abbondanza di cui all'apparenza si potrebbe essere soddisfatti, ma che però cela anche alcune insidie

Forlì potrebbe passare in un anno da zero a due corsi di laurea in medicina, un'abbondanza di cui all'apparenza si potrebbe essere soddisfatti, ma che però cela anche alcune insidie. L'Università di Ferrara, con una conferenza stampa a Forlì giovedì mattina, ha annunciato che andrà avanti per la sua strada per insediare una sede distaccata del corso di laurea in Medicina e chirurgia a Forlì, anche se analogo progetto sarà realizzato contemporaneamente dall'Università di Bologna che ha annunciato il suo piano di portare la didattica a Forlì e Ravenna e l'attività formativa clinica in reparto nei 4 ospedali romagnoli, quindi anche Cesena e Rimini.

La concorrenza all'Università di Bologna

Il rettore di Ferrara, il forlivese Giorgio Zauli, insomma non indietreggia, nonostante la chiusura della Regione, che ha fatto capire – per bocca dell'assessore regionale alla Sanità Sergio Venturi – di non gradire lo sbarco dell'ateneo ferrarese a Forlì, tanto da sostenere che gli ospedali della Romagna non si apriranno agli studenti di medicina targata Ferrara se questo dovesse avvenire. In verità gli ospedali romagnoli sono già aperti ai futuri medici che studiano presso l'UniFe. Nell'anno 2017/2018 i quattro ospedali romagnoli principali hanno accolto infatti 52 specializzandi in Anestesia e rianimazione e Medicina d'urgenza (15 a Forlì, 23 a Ravenna, 3 a Cesena e 11 a Rimini). “L'università di riferimento per medicina in Romagna siamo noi”, esordisce in conferenza stampa Zauli. “Rivendico che l'Università di Ferrara in Romagna già investe 1,1 milioni di euro, non mi aspetto un ringraziamento ma nemmeno di sentirmi l'ospite semi-clandestino o sgradito”, sempre Zauli.

VIDEO  - Il rettore: "Con Bologna porte aperte alla collaborazione, ma arbitro è Roma"

Il rischio del “tutto e niente”

La validazione delle sedi distaccate dell'Università è del Ministero dell'Istruzione ed in particolare dell'Anvur, l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. L'ente nazionale, che sarebbe molto selettivo sui progetti di distaccamento e ultimamente ne ha bocciati diversi in giro per l'Italia, si troverà sul tavolo due richieste di ampliamento di Medicina per la stessa città, Forlì, ma da parte di due atenei diversi, l'Alma Mater e UniFe. Non necessariamente una situazione di conflitto, ma di concorrenza sicuramente. “A quel punto l'Anvur valuterà i due progetti, potrà scegliere il migliore, approvarli tutti e due o viceversa cassarli tutti e due. Ogni volta che l'Anvur ha fatto una valutazione, l'Università di Ferrara non ha avuto niente da temere”, dice Zauli. Gli scenari aperti sono tutti possibili: che venga punita la ridondanza su una sola città di medie dimensioni, con l'esclusione di entrambi i progetti, così come la scelta di mandarne avanti uno solo, o di dire salomonicamente 'Bologna si amplia a Ravenna e Ferrara a Forlì', oppure anche di insediare entrambi i corsi di laurea e ritenerli entrambi utili in base ai fabbisogni di medici per il futuro. Una delicata situazione di potenziale conflitto da cui la città di Forlì potrebbe uscirne con tutto, ma anche con niente.

L'Università di Ferrara presenta il suo progetto

Il rettore spiega poi di aver cercato un rapporto con Bologna negli ultimi anni, con un progetto che metteva assieme docenti di entrambi gli atenei per realizzare i corsi di Medicina in Romagna in modo congiunto, ma di non aver mai avuto risposta da Francesco Ubertini, rettore dell'Alma Mater. “Però sono tuttora apertissimo alla collaborazione, tanto che abbiamo un professore condiviso, che è il dottor Vicini”, apre una porta Zauli.

Il progetto di Ferrara

L'Università di Ferrara da parte sua sostiene di aver tutte le carte in regola. Quest'anno la sua facoltà di medicina ha a disposizione 600 posti, aumentati rispetto ai 186 del precedente anno accademico. Attualmente, per il complesso meccanismo dello scorrimento della graduatoria nazionale ha coperto circa 450 posti con le immatricolazioni. E' l'università in Emilia-Romagna con più posti disponibili per Medicina: Bologna ne ha 364 in lingua italiana e 70 in lingua inglese, Modena 137 e Parma 240. Il progetto è che, a partire dal prossimo anno accademico, UniFe dislochi una sede distaccata per circa 80-120 posti all'anno a Forlì, già compresi nell'attuale plafond dei 600 attribuiti. Il progetto è che arrivino studenti del secondo anno, su base volontaria e incentivata. Secondo un sondaggio effettuato su circa 450 studenti, una settantina di loro avrebbero dichiarato di valutare il passaggio a Forlì. A far gola potrebbe essere l'avvicinarsi a casa e al futuro luogo dove si vorrebbe lavorare, così come alcune eccellenze sanitarie negli ospedali pubblici e privati del territorio.

“Attualmente il sistema per l'accesso a Medicina, che non condividiamo, prevede un quiz e una graduatoria nazionale, che dà origine a innumerevoli contenziosi, noi vorremmo una selezione basata sulle discipline curriculari. Questo fa sì che ora le sedi distaccate vengano 'riempite' con gli ultimi della graduatoria. Per Forlì invece noi proponiamo l'arrivo di studenti dal secondo anno e su base volontaria”, spiega il rettore Giorgio Zauli. Come dire che non sarebbe una sede con studenti 'di serie B' rispetto a quelli di Ferrara, e di conseguenza con un insegnamento di serie B.

"in Romagna spendiamo già 1,1 milioni di euro"

“Volendo aprire una sede distaccata, sono i requisiti della legge che ci costringono a scegliere Forlì”, incalza il rettore. Ad ascoltarlo, senza intervenire, anche i rappresentanti del Comune con in cima il vicesindaco Daniele Mezzacapo e diversi consiglieri comunali. Il primo requisito è un business plan di sostenibilità economica e UniFe ha i conti in ordine per sostenere questa spesa, il secondo è avere delle sedi adeguate per la didattica. In questo caso Ferrara non ha sedi in città e le sceglierà emettendo un bando, anche se alcuni sopralluoghi sono stati fatti, a partire dalle aule ex Mazzini di corso della Repubblica, una volta usate anche dall'Alma Mater (Bologna, però, ha un campus nuovo di zecca e con nuovi padiglioni in arrivo, già finanziati). Ma è sul terzo requisito che Ferrara si sente particolarmente forte: “La legge vuole che ci sia una comprovata attività di ricerca scientifica dell'ateneo negli ultimi 5 anni nel comune di insediamento – illustra Zauli -. L'Università di Ferrara ha già 8 professori e 4 ricercatori che operano nelle strutture sanitarie della Romagna, con un investimento già esistente di 1,1 milioni di euro”. Una situazione che fa dire al rettore: “Per Medicina noi siamo già l'Università di riferimento in Romagna”. Insegnano nelle strutture universitarie di Ferrara i professori Vicini, Paganelli, Zini e Busin. “Gli organi interni dell'Università di Ferrara hanno già deliberato la formazione della sede distaccata, io come rettore non posso che dar seguito a queste delibere”, conclude Zauli, come a dire che il percorso è già stato avviato. “Non vogliamo andare in conflitto con nessuno, ma nessuno – tranne il ministero – può impedirci di aprire una sede distaccata. Al Comune non chiediamo un soldo, se non di implementare dei servizi come il trasporto pubblico e il diritto allo studio. Non è scritto da nessuna parte che la Romagna sia territorio di Bologna e in ogni caso Forlì non sarebbe certo la prima città dove coesistono più università, succede per esempio anche a Rovigo”, è il commento finale. 

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