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Urbanistica, gli ambientalisti: "Mettere in bilancio il costo determinato dal consumo di suolo"

Le associazioni ambientaliste chiedono ai consiglieri comunali di presentare" una mozione volta a deliberare l’inserimento in bilancio del costo determinato dal consumo di suolo"

Un appello a ridurre il consumo del suolo pubblico e allo stesso tempo a spingere sul recupero del patrimonio già esistente. E' un invito alla lungimiranza quello indirizzato da Parents For Future agli amministratori e consiglieri comunali di Forlì, firmataria insieme a Fridays For Future, Wwf, Legambiente, Clan-destino, Isde, Fiab, Spazio 2030 e Comitato No Megastore di una missiva nella quale si chiede di “rifare i conti” del proprio bilancio, basandosi sui dati dell’ultimo Rapporto sul consumo di suolo redatto dall’Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale (Ispra) riferiti al 2020. 

"Ispra ha stimato un costo annuale medio per la perdita dei servizi ecosistemici - argomenta Nadine Finke di Parents For Future Forlì - e questo è compreso tra 66mila e 81mila euro a ettaro per il flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare. È invece compreso tra 23mila e 28mila euro a ettaro per lo stock di risorsa perduta.  È un costo complessivo compreso tra gli 81 e i 99 miliardi di euro, in pratica la metà del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quello che l’Italia potrebbe essere costretta a sostenere a causa della perdita dei servizi ecosistemici dovuta al consumo di suolo tra il 2012 e il 2030".

Di fronte a questi dati, le associazioni ambientaliste chiedono ai consiglieri comunali di presentare" una mozione volta a deliberare l’inserimento in bilancio del costo determinato dal consumo di suolo: 100mila euro per ciascun ettaro di suolo impermeabilizzato, ovvero una media di 10 euro per ogni metro quadrato, da inserire come costo fisso annuale nei bilanci ambientali e sociali, a partire dall’annualità in cui il nuovo consumo di suolo è stato accertato. Un modo per far conoscere a tutti il costo economico-finanziario, oltreché ambientale, del consumo di suolo".

Nella lettera vengono illustrate le motivazioni per cui sarebbe necessario arrivare a zero consumo del suolo subito, utilizzando in caso di necessità di nuovi insediamenti le aree che già oggi sono "cementificate" ma inutilizzate. "Si parla delle case diroccate, ma anche della grande quantità di aree industriali sottoutilizzate (lotti non assegnati, capannoni abbandonati, incompleti, non produttivi da anni o mai entrati in produzione) nonostante siano servite da strade, impianti di fognatura, illuminazione e terreni già predisposti", spiega Finke.

"La numerosa letteratura scientifica a disposizione suggerisce che il suolo lasciato indisturbato assorbe, stabilizza e intrappola il carbonio nel suolo anche per migliaia di anni - viene rimarcato -: un suolo in buona salute può dunque contribuire a rallentare e a mitigare il cambiamento climatico. Di compenso il consumo del suolo non solo riduce la capacità di cattura del carbonio, ma accelera il rilascio di quella intrappolata, favorendo di conseguenza il cambiamento climatico. I terreni permeabili ad esempio ci proteggono dalle ondate di calore, immagazzinando ingenti quantità di acqua e mantenendo basse le temperature. Quest'ultimo punto è particolarmente importante nelle città, in cui le superfici impermeabili (che "sigillano" il suolo) possono creare l'effetto delle "isole di calore".

"Per garantire un futuro vivibile è ormai evidente a tutti che servono scelte drastiche relativamente al modello di sviluppo, sull’occupazione di suolo l’inversione di rotta è inevitabile e urgente", evidenzia Francesco Occhipinti, presidente di Legambiente Forlì-Cesena, che invita ad "una riqualificazione dell'esistente e ridurre gli sprechi dove ci sono. Non vediamo l'utilità di costruire. Le opere di urbanizzazione a bilancio non vanno ad equilibrare il danno che possono creare a livello di salute. Un amministratore dovrebbe essere più lungimirante, guardando quindi ai costi del futuro. Se la questione ambientale viene messa da parte, iniziamo quindi pensare a quanto ci costa tutto questo". 

L'argomento non tocca solamente la costruzione di case o centri commerciali, ma anche la mobilità. "Sarebbe opportuno prendere in considerazione i collegamenti futuri", è l'invito di Occhipinti, mentre per Daniele Cortesi del Comitato No Megastore "serve un disegno ed una progettistica più ampia per mano della Provincia". "Le materie e gli spazi sono limitati - ricorda Donatella Piccioni di Fiab -. Non è possibile espandersi all'infinito. Il nostro sviluppo è diventato insostenibile in un ambiente che è limitato". La lettera è indirizzata all'amministrazione comunale di Forlì, "ma vogliamo dialogare con tutti i comuni della provincia - puntualizza Finke -. E’ tempo di essere coraggiosi e innovativi adesso, perché da queste scelte dipende il futuro dei giovani e delle nuove generazioni. Stiamo decidendo se vogliamo seppellirle sotto un mare di manufatti o lasciare in eredità un mondo vivibile. Ci sono pochi anni per decidere, non possiamo perdere tempo". 

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