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Cronaca

VemSistemi, un compleanno speciale: l'innovazione digitale arriva al San Domenico

VEM sistemi celebra i suoi trent’anni insieme al Comune di Forlì con un progetto a sostengo del patrimonio culturale della città presso i Musei di San Domenico.

In occasione del bicentenario dell’Ebe di Antonio Canova, eccellente icona tra le opere conservate a Forlì, VEM Sistemi Forlì festeggia il proprio trentesimo compleanno al fianco della città con un progetto volto a favorire la digitalizzazione del patrimonio culturale. Al contempo l’azienda ha deciso di sostenere un’importante mostra presso i Musei San Domenico: protagonista dell’esposizione sarà proprio l'Ebe e l’arte violata nella grande guerra, che sarà rappresentata da una selezione straordinaria degli originali in gesso del Museo Canova di Possagno.

“Per celebrare i nostri 30 anni abbiamo voluto realizzare un progetto con cui rappresentare la nostra anima,” ha dichiarato Stefano Bossi, Amministratore Delegato di VEM sistemi, “un’anima attenta alla cultura e all’innovazione, al valore dell’arte e del patrimonio del nostro Paese, radicata nel territorio e sorretta da una forte responsabilità etica e sociale, oltre che da una ancor più forte passione per il lavoro e per la bellezza.”

Un proposito che si è concretizzato nella sponsorizzazione della mostra che vuole coniugare il tema della bellezza senza tempo con quello, assai attuale, dell'arte violata a partire dai danni subiti dalle opere del Canova nella Grande Guerra, promossa dal Comune di Forlì in collaborazione con Museo Gipsoteca Canova di Possagno (TV), Fondazione Canova e Provincia di Treviso. La mostra propone una selezione di gessi, veri capolavori del genio canoviano in rapporto con gli scatti ad opera di Stefano e Siro Serafin delle statue di Canova mutilate nella Grande Guerra e in particolare dello scempio effettuato sul gesso preparatorio dell’Ebe, utilizzato dal Canova anche per realizzare la statua che la Contessa Veronica Zauli Naldi Guarini gli commissionò nel 1816 da destinare ad uno dei Palazzi della sua famiglia a Forlì.  Tale mutilazione ha reso l’opera il simbolo dei danni che le guerre arrecano, in ogni tempo, al patrimonio artistico.

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