"La pandemia ci ha fatto piombare in fitte tenebre. Amore e solidarietà leve per ripartire"
Un Natale così diverso, ma che la pandemia ha imposto più riflessivo: "Paradossalmente erano strane le feste di Natale degli altri anni"
"Se la pandemia ci ha fatto piombare in fitte tenebre, coltiviamo l'attesa e alimentiamo la speranza. Dio ha vinto il mondo e la sua luce vince le tenebre". Così il vescovo di Forlì-Bertinoro, Livio Corazza, nell'omelia della messa della notte di Natale, anticipata alle 20.15 di giovedì sera per rispettare il cosidetto "coprifuoco" imposto dal norme anti-covid. Le doverose limitazioni alla mobilità disposte dal governo nazionale, con l’obiettivo di contenere il più possibile la diffusione del Covid, non hanno certo smorzato il desiderio dei forlivesi di celebrare la nascita del Salvatore. E i fedeli non hanno mancato l'appuntamento alla parola del Vangelo, quella della nascita del Salvatore.
"Vogliamo sentire la parola del Signore, la sua presenza e la sua nascita in mezzo a noi come consolazione, incoraggiamento, fiducia e speranza - la premessa perchè il Signore ci aiuti a vincere le difficoltà e le divisioni tra di noi e ci aiuti a trovare concordia e pace nell'iniziative che possono essere utili per il bene di tutti, in particolare dei più poveri". Nella consapevolezza che quello del 2020 è senza alcun dubbio un "Natale diverso, forse un po' strano, triste, malinconico, quasi di guerra e vissuto nella solitudine". Tante sedie vuote in chiesa, ma anche nelle tavole delle famiglie. Ma Corazza ricorda che "non è una novità. Se questo è uno Natale strano, strano lo era anche il primo".
Il vescovo traccia un parallelismo con la nascita di Gesù, venuto alla luce alla capanna di Betlemme perché Giuseppe e Maria erano diventati forestieri per colpa di un decreto: "Natale è nato diverso, con tanti aspetti di pensantezza, apparentemente triste, sotto occupazione straniera, in solitudine, disagiato e povero. Così strano che una donna incinta, ma forse non era l'unica, ha dovuto lasciare la sua casa e mettersi in viaggio a causa di un decreto governativo. Natale è il figlio di Dio, che viene in mezzo a noi per dirci e ripeterci "non abbiate paura. Vi annuncio una grande gioia". E la gioia della presenza di Dio in mezzo a noi, la gioia vera del Natale, qualsiasi siano le condizioni in cui nasce e viene".
Un Natale così diverso, ma che la pandemia ha imposto più riflessivo: "Paradossalmente erano strane le feste di Natale degli altri anni, con esplosioni dell'esteriorità che lasciava poco di spirituale e si dimenticava il protagonista ed i destinatari. Forse quest'anno riusciamo a capire un po' più in profondità il vero senso della venuta di Cristo. L'augurio è che riusciamo a trovare la verità del Natale". La prima riflessione è focalizzata sulla denatalità: "Il buio delle nascite di nuove creature insieme ai tanti morti della pandemia, e non solo, sono la minaccia che le ombre non arretrino, ma rimangano ad oscurare il nostro futuro, anche se arriva il vaccino. Non c'era posto per il Bambino del primo Natale, ma non troviamo posto neanche per i bambini di oggi".
La seconda è un invito alla rinascita: "Gesù è nato di notte. La notte ha tanti significati. Fa paura, il buio della notte ha bisogno di vincere la paura del buio stordendosi e distraendosi, vincendo l'angoscia e la cupezza della vita. Siamo da quasi un anno dentro un buio che non finisce mai. Tenebre che ricoprono tutta la terra e gli spiragli di luce tavolta sono dei miraggi. L'angoscia ci assale e il buio della notte quest'anno lo troviamo più vero. E' nel buio che apprezziamo di più la luce. Eravamo abituati a rompere le tenebre con le luci artificiali, ma questo buio come riuscieremo a vincerlo? Gli Angeli ripetono anche oggi. "Non temete, vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il Popolo. Oggi nella città di Davide è nato per noi un Salvatore, che è il Cristo Signore". In queste notti possiamo spegnere le luci e lasciare accesa solo una piccola luce accanto al presente. Ritroviamo fiducia nel figlio di Dio, che è nato per noi".
Da Corazza quindi un invito a "sapere distinguere l'autentico dall'artificiale. Se la pandemia ci ha fatto piombare in fitte tenebre, coltiviamo l'attesa e alimentiamo la speranza. Dio ha vinto il mondo e la sua luce vince le tenebre. Le luci ci sono anche oggi. Ci sembra di intravedere, nonostante le immani difficoltà che ci troviamo ad affrontare, la dimostrazione che stiamo vivendo un tempo di possibile rinascita sociale. Siamo dentro al buio e alle tenebre, ma quanto amore, solidarietà e fraternità in questi mesi; luci che hanno squarciato le tenebre. Forse sono il punto sui poggiare la leva per ripartire. Non è mai stato facile il Natale, ma portare speranza sì. Dobbiamo riportare la luce e speranza cristiana a coloro che incontreremo. I nostri auguri abbiano il sapore della verità ritrovata per rinascere".