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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

"L'aeroporto è una Ferrari in mano a chi non ha la patente"

Angelo Lo Bianco, direttore dell'aeroporto di Forlì per due anni, dal febbraio 2010, sotto la presidenza di Franco Rusticali, e soprattutto, dal 2004 al 2010, direttore generale di Wind Jet

Lo fa notare il sindaco di Forlì, Roberto Balzani, sulla sua pagina Facebook: “Ci fu un'epoca, non molto tempo fa (ma sembra un secolo) in cui l'amministrazione fu accusata di essersi fatta sfuggire la compagnia aerea che garantiva all'aeroporto un afflusso di passeggeri tale da giustificare un contratto durissimo e una barca di milioni pubblici. A questa compagnia, e a chi la difendeva, demmo il benservito. E la Wind Jet se ne andò a Rimini. Ma nessuno, oggi, se ne ricorda”.

Se ne ricorda bene, invece, l'allora direttore generale di Seaf, Angelo Lo Bianco, rimasto all'aeroporto di Forlì per due anni, dal febbraio 2010, con la presidenza di Franco Rusticali e soprattutto, dal 2004 al 2010, direttore generale di Wind Jet, la compagnia, oggi in fallimento, che abbandonò il Ridolfi nel novembre del 2010, per stabilire la sua base proprio a Rimini. Forlitoday-Romagnaoggi gli ha chiesto cosa ne pensa, sia del fallimento della compagnia low cost, che della situazione dell'aeroporto di Forlì.

E' rimasto sorpreso dalle notizie su Wind Jet?
Sono andato via da Forlì nel febbraio 2011. Allora la compagnia era in forte espansione. Devo dire che in questo momento economico, considerando che ho quasi 50 anni, non mi stupisce più niente, né quando si parlava di acquisizione da parte di Alitalia, né quando la trattativa non è andata in porto.

Questo episodio potrebbe segnare il tramonto delle compagnie low cost?
Assolutamente no, questo è un ambiente dove c'è un andamento ciclico nel mercato internazionale e soprattutto nazionale. Tutto il mercato nazionale è malato, le compagnie italiane non accedono al credito, non riescono a comprare aerei nuovi, non hanno lo stesso trattamento che ricevono compagnie straniere. Queste invece fanno carne da macello delle tratte, non pagano le tasse, non assumono i dipendenti in Italia, non pagano l'Iva sui biglietti. Come possono sopravvivere le compagnie italiane?

Alla luce di questa notizia, secondo lei per Forlì è stato meglio che Wind Jet se ne sia andata a Rimini?
L'idea e il progetto che avevo io, assieme con l'amministrazione di allora era diverso: venire a più miti consigli con Wind Jet. Altrimenti c'era il piano B: portare al Ridolfi altre compagnie. Ne sarebbero arrivate 3 o 4. Ma quando Wind Jet se ne andò la proprietà decise che si doveva risparmiare.

Cosa pensa del futuro dell'aeroporto di Forlì?
Me ne sono andato da quasi due anni. L'aeroporto di Forlì è come una Ferrari in mano a qualcuno che non ha la patente. Nel territorio il bacino d'utenza è invidiabile, è questo ovviamente non va giù a tutti. E' chiaro come il sole che c'è chi non vuole che l'aeroporto di Forlì sopravviva. Adesso è tutto in mano al liquidatore che fa il suo lavoro, non può essere lui a creare un futuro. Questo si crea con una buona squadra, con i contatti sul territorio, con il commerciarle, con un piano industriale.

L'aeroporto di Forlì dunque è davvero una risorsa?
Certo, è in posizione baricentrica rispetto a Bologna e Rimini e può riuscire in quello in cui non possono gli altri due aeroporti.

 

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