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Economia

L'allarme di Coldiretti: "Sparito il 20% delle stalle che producono latte"

Afferma Coldiretti: "Nella sola Emilia Romagna le 3.700 stalle sopravvissute nel 2014 hanno prodotto 18,7 milioni di quintali di latte mentre le importazioni in regione hanno superato i 12 milioni di quintali

“Alla vacca si munge il latte, non il sangue”, recita un proverbio. "Ma alcune delle principali industrie del settore lattiero-caseario non lo conoscono… e agli allevatori italiani hanno deciso di mungere il sangue. Il risultato è che dalla stalla allo scaffale, il prezzo del latte fresco si moltiplica anche per 4 con un ricarico che arriva fino al 340 per cento, una percentuale incredibile, esplosa nell’ultimo anno per il taglio del 20 per cento del prezzo pagato agli allevatori, mentre il prezzo al consumo tende ad aumentare". A denunciarlo è Coldiretti Forlì-Cesena, da giorni al fianco degli allevatori che protestano ad Ospedaletto Lodigiano, davanti allo stabilimento della Lactalis e martedì a Bologna, al Centro Commerciale Vialarga, per informare e sensibilizzare i consumatori, soprattutto i giovanissimi delle scuole elementari, sulla necessità di conoscere l’origine del latte per salvaguardare il vero made in Italy e il suo patrimonio di genuinità e sicurezza.

A tal fine, gli allevatori, provenienti dalla provincia di Forlì-Cesena e da tutta l'Emilia-Romagna, hanno promosso una mungitura delle mucche e la cottura del formaggio in un grande caldaio a legna, iniziative simbolo delle nostre tradizioni che rischiano di sparire insieme alle stalle a causa del furto di valore subito dai produttori di latte.

Gli allevatori hanno informato i consumatori sulle distorsioni di una filiera inquinata dall'invasione di prodotti e materie prime straniere, il tutto a svantaggio degli allevatori stessi e senza alcun beneficio per i cittadini, ossia i consumatori finali. Infatti, a fronte di un costo del latte fresco alta qualità mediamente di 1,50 euro al litro, in aumento rispetto all’anno scorso, il latte viene pagato agli allevatori 34 centesimi al litro, con un calo del 20% rispetto allo scorso anno e ben al di sotto dei costi di produzione.

"Siamo di fronte ad una palese violazione delle norme – commenta Coldiretti Forlì-Cesena - poiché il prezzo corrisposto agli allevatori è inferiore in media di almeno 5 centesimi rispetto ai costi di produzione, che variano dai 38 ai 41 centesimi al litro secondo l’analisi ufficiale effettuata dall’Ismea in attuazione della legge 91 del luglio scorso che impone che il prezzo del latte alla stalla debba commisurarsi ai costi medi di produzione".

Continua Coldiretti: "Nella sola Emilia Romagna le 3.700 stalle sopravvissute nel 2014 hanno prodotto 18,7 milioni di quintali di latte mentre le importazioni in regione hanno superato i 12 milioni di quintali. Nelle industrie arrivano latte e semilavorati di latte (cagliate, caseine e caseinati) di provenienza straniera, per produrre formaggi, yogurt, mozzarelle, senza l’indicazione dell’origine in etichetta e senza trasparenza sugli ingredienti utilizzati. Il risultato è che 3 buste di latte Uht su 4 e 1 mozzarella su 2 vendute in Italia sono fatte con latte straniero senza che il consumatore lo sappia. La situazione rischia di precipitare perché il prezzo pagato agli allevatori non copre neanche i costi per l’alimentazione degli animali e sta portando alla chiusura delle stalle. Negli ultimi due anni nella provincia di Forlì-Cesena è sparito il 20 per cento delle stalle che producono e consegnano all’industria latte vaccino, con una contrazione della produzione del 30 per cento (dai 40.000 quintali/anno del 2013 agli attuali 28.000)". 

"Difendere il latte italiano significa difendere un sistema che solo in Emilia Romagna garantisce 20 mila posti di lavoro e oltre 3 miliardi di ricchezza economica. La chiusura di una stalla non significa però solo perdita di lavoro e di reddito – afferma il direttore Coldiretti Forlì-Cesena Anacleto Malara – ma anche un danno ambientale e territoriale perché oltre la metà degli allevamenti si trova in zone montane e svantaggiate e svolge un ruolo insostituibile di presidio del territorio dove la manutenzione è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali”. Quindi un appello ai consumatori: "Aiutateci a salvare le nostre stalle, i nostri territori, il patrimonio di genuinità, sicurezza e trasparenza del vero Made in Italy. Costringiamo insieme le multinazionali e le industrie del settore lattiero caseario a dichiarare l’origine dei prodotti che mangiamo e a pagare il giusto prezzo agli allevatori”.
 

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