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Economia

Caso Marcegaglia, "i lavoratori pagano gli slogan anni '60 della FIOM"

"La trattativa con la Marcegaglia non è stata fatta per colpa della FIOM che non ha voluto compromettere la propria integrità morale fatta di slogan anni 60". A parlare è Luigi Foschi, segretario UIL Forlì

"La trattativa con la Marcegaglia non è stata fatta per colpa del sindacato più estremista ed ideologico che non ha voluto compromettere la propria integrità morale fatta di slogan anni 60". A parlare è Luigi Foschi, segretario della UIL di Forlì, che attacca senza mezzi termini la FIOM rea di aver interrotto la trattativa con lo stabilimento Marcegaglia di Forlì sull'accordo sul salario di ingresso che sta creando non poche polemiche e discussioni.

"Ho seguito il Gruppo Marcegaglia come segretario dei metalmeccanici della UIL di Forlì per più di dieci anni - dice Foschi - Vorrei fare alcune brevi considerazioni su quello che sta avvenendo nello stabilimento di Forlì, per cercare di fare un po’ di chiarezza sulle tante inesattezze che ho letto in questi giorni, e per provare a fare una proposta per uscire da questo empasse in cui siamo".

La storia
Un anno fa circa l’azienda Marcegaglia ha chiesto a FIM FIOM UILM di Forlì la disponibilità per giungere ad un accordo sul salario di ingresso, "che in vista degli investimenti futuri programmati nello stabilimento desse maggiori certezze economiche e produttive. Purtroppo - dice Foschi - la trattativa non si è fatta, perché il sindacato più estremista ed ideologico ha ritenuto opportuno per il bene delle future generazioni di lavoratori, non compromettere la propria integrità morale ed ideologica, anche se il passato è pieno di accordi simili firmati da FIM FIOM UILM".

"Oggi una nuova stagione che vede contrapposta la FIOM ad una parte delle imprese italiane ha creato un nuovo gruppo dirigente FIOM che spesso indottrinato con slogan ideologici anni 60 non riesce più a cogliere e a interpretare i cambiamenti" attacca il segretario della UIL forlivese.

La Marcegaglia nel frattempo ha riproposto lo stesso accordo in altri stabilimenti del gruppo e come per incanto a Ravenna a Casalmaggiore a Contino si sono sottoscritti accordi sul salario di ingresso con la firma dei delegati della FIOM e "paradosso del paradosso - continua Foschi - a Contino i delegati che hanno firmato sono tutti FIOM. Purtroppo per Forlì negli altri stabilimenti del gruppo in questi anni difficili per l’economia e per il lavoro invece di aumentare la conflittualità come la FIOM di Forlì ha fatto, hanno cercato il dialogo e il compromesso".

Gli accordi che "non vanno"
Gli accordi sottoscritti negli altri stabilimenti sul salario di ingresso prevedono per il primo anno salari netti  mensili sui 1.100 euro e poi anno dopo anno aumenti fino alla parificazione con agli altri lavoratori. "Non si va assolutamente sotto i minimi contrattuali, ma si maturano gradualmente nel giro di qualche anno tutti quegli aumenti e quei benefici che gli altri lavoratori hanno ottenuto in 30 anni di contrattazione aziendale" dice Foschi, che si chiede: "Perché a Forlì non si può fare quello che a Ravenna e in altri posti si è fatto?"

"E’ normale in un paese democratico che un’azienda investa dove ritiene più produttivo e conveniente farlo - continua Foschi il suo intervento - ed è normale che tra i parametri che si usano si tenga conto della conflittualità dell’economicità e dell’affidabilità di un territorio. Perciò qual è il problema oggi alla Marcegaglia di Forlì. Il problema è molto meno complicato di come qualcuno in questi giorni ci vuole far credere, la famiglia Marcegaglia alla luce dei comportamenti di una parte del sindacato non ritiene più a differenza del passato il nostro territorio strategico per i suoi investimenti futuri".

"E che dire dei fatti di questi giorni, si sapeva da tempo proprio a seguito del rifiuto sul salario d’ingresso che l’ azienda non avrebbe    confermato i lavoratori in scadenza, per poi eventualmente reperire la  manodopera esternalizzando lavorazioni attualmente effettuate da lavoratori Marcegaglia. Perciò in questi mesi il sindacato sapeva benissimo che non facendo l’accordo sul salario d’ingresso c’ era il rischio concreto che questi lavoratori non fossero confermati. Purtroppo a volte quando si scherza con il fuoco si rischia di rimanere bruciati".

Le soluzioni per ricucire lo 'strappo'
"Oggi - si chiede ancora Foschi - qualcuno pensa che ci siano le condizioni per riaprire una trattativa avendo proposte  proprie da imporre all’azienda? Non ho letto nelle interviste di questi giorni il minimo di autocritica sull’operato di questi mesi, come al solito la colpa è delle istituzioni, dell’azienda e degli altri sindacati, questi portatori di verità non sbagliano mai".

"Ma il nostro territorio ha bisogno di questi investimenti e di queste future assunzioni e proprio per questo la UIL propone alla CISL e alla CGIL di sedersi attorno ad un tavolo per trovare una soluzione unitaria che lasciando alle spalle le pregiudiziali di questi mesi, a saldi invariati colga la peculiarità dello stabilimento di Forlì, e ci dia la possibilità di aprire una discussione vera con la Marcegaglia per mettere nero su bianco il piano industriale dei prossimi anni con i futuri investimenti e il futuro consistente aumento occupazionale".

"Assieme alle categorie dei metalmeccanici se siamo in grado di fare questo, avremmo in questa fase tanto complicata per il nostro paese e per il nostro territorio dato il nostro piccolo contributo e un grande esempio di ritrovata unità. Un vecchio proverbio arabo - conclude il segretario UIL - ammonisce:” se vuoi andare in fretta vai da solo, se vuoi arrivare vai in carovana”.

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