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Economia

Svolta per la Cassa dei Risparmi dopo 179 anni: diventa in tutto e per tutto "Intesa San Paolo"

La data fatidica è quella del 26 novembre: in quella data la Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna smetterà di esistere come società autonoma

La data fatidica è quella del 26 novembre: in quella data la Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna smetterà di esistere come società autonoma della galassia del gruppo Intesa San Paolo e diventerà in tutto e per tutto Intesa-San Paolo Spa, quest'ultima subentrerà a parità di condizioni nella titolarità di decine di migliaia di posizioni e di conti correnti di forlivesi. Si completa in questo modo un lungo processo di 18 anni che portò il colosso bancario italiano ad entrare e poi avere la maggioranza della banca forlivese, che in una logica “federativa” di Banca dei Territori ha mantenuto la propria denominazione ed anzi è diventata la banca di riferimento in Romagna del gruppo bancario con le insegne dei tre archi. Ora invece la scelta di incorporare tutto nella capogruppo, decisione che arriva per tutte le banche di Intesa San-Paolo e non solo per l'ex istituto di credito forlivese. Una decisione che segna la fine di un'epoca.

La Carisp Forlì cessa il 26 novembre 

Il 10 ottobre scorso, infatti, è stato stipulato l’atto di fusione per incorporazione di Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna S.p.A. in Intesa Sanpaolo S.p.A., con aumento del capitale sociale di Intesa San Paolo per 1.413.269 euro,  mediante emissione di 2.717.826 azioni ordinarie prive del valore nominale. L’atto di fusione è già stato iscritto presso i competenti Uffici del Registro delle Imprese e gli effetti giuridici dell’operazione decorreranno dal 26 novembre 2018. A quella data decadrà anche la governance locale che ha avuto il suo quartier generale nella sede di corso della Repubblica.

Da tale data si darà corso all’operazione di concambio che prevede l’attribuzione di 0,696 azioni ordinarie Intesa Sanpaolo per ogni azione ordinaria Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna e di 0,737 azioni ordinarie Intesa Sanpaolo per ogni azione ordinaria con privilegio di rendimento. Il concambio sarà servito mediante l’aumento del capitale sociale. Lo scorso mese di giugno gli azionisti hanno potuto esercitare il diritto di vendita delle proprie azioni ad Intesa Sanpaolo S.p.A. in luogo della partecipazione al concambio azionario, al prezzo di 2 euro per ogni azione ordinaria e di 2,12 euro per ogni azione ordinaria con privilegio di rendimento. L'offerta era diretta a circa 4.500 piccoli azionisti privati, che rappresentavano circa il 5% della proprietà.

La Fondazione introita 46 milioni di euro

Prima dell'acquisto delle azioni dei piccoli azionisti, era stata la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì ad aver sottoscritto con Intesa Sanpaolo, ormai un anno fa, un accordo per la cessione della residua partecipazione detenuta in “Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna S.p.A.”, pari al 10,74% del capitale, ottenendo così circa 46 milioni di euro. La banca era già comunque da 10 anni saldamente nelle mani di Intesa-San Paolo come maggioranza, anche se la quota della Fondazione – che si è via via ridotta nel corso degli anni – restava un'importante ancora dell'istituto di credito al suo territorio storico, dove è nata e prosperata. 

Svolta storica per la Cassa dei Risparmi 

Si tratta di una svolta nella storia lunga 179 anni dell'istituto di credito forlivese, l'epilogo di un percorso che – va detto – ha evitato a Forlì le disastrose crisi bancarie che hanno costellato i territori vicini (Cesena, Rimini, Ferrara) e lascia una Fondazione bancaria in buona salute e più che mai in grado di investire sul territorio. Si può dire che è definitivamente chiusa a Forlì l'era delle Casse di Risparmio che fin dall'Unità d'Italia ed anche prima hanno condotto lo sviluppo economico per come lo conosciamo, irrobustito dal credito locale.  

Carisp Forlì nacque nel 1839 per opera di Papa Gregorio XVI, con il nome di Cassa di Risparmio di Forlì. Era la prima Cassa di Risparmio nata in Romagna e poneva la propria sede a Forlì, allora la città più popolosa della Romagna. Lo scopo della banca era di raccogliere il risparmio del lavoro familiare, promuovere lo spirito di previdenza nei confronti delle classi più deboli ed incoraggiare le iniziative economiche allora nascenti. Nel 1992 la Legge Amato impone la scissione tra l'istituto di credito e il soggetto proprietario, la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, che ha condotto dal 2000 la cessione dell'istituto di credito al San Paolo. Nel 2007 Intesa-San Paolo ne acquisisce la maggioranza, annettendo tutte le sue filiali romagnole sotto la denominazione di “Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna”. Ed ora anche questa denominazione sparisce, la vecchia dicitura "Cassa dei Risparmi di Forlì" rimarrà solo inserita nell'intitolazione della fondazione che ha sede al Monte di Pietà.

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