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Economia

La rivoluzione delle banche: a Forlì un "triangolo delle chiusure". Paesi montani senza più servizi

La grande rivoluzione degli istituti bancari, infatti, subisce un'ulteriore accelerazione e il caso di Bertinoro è solo la spia di un problema che potrebbe diffondersi a macchia d'olio

“C'è un rischio di desertificazione bancaria nel territorio forlivese”: a lanciare l'allarme è Fabrizio Michelacci, segretario territoriale della Uilca Romagna, il sindacato Uil per i lavoratori di banche e assicurazioni. La grande rivoluzione degli istituti bancari, infatti, subisce un'ulteriore accelerazione e il caso di Bertinoro è solo la spia di un problema che potrebbe diffondersi a macchia d'olio. A maggio, infatti, verrà chiuso l'unico sportello bancario rimasto nel capoluogo, con insegna Bper, e questo lascerà gli abitanti del borgo (tra cui molti anziani con difficoltà di movimento), ma anche i tanti turisti che lo affollano per i vari servizi universitari e ricettivi presenti, senza neanche un erogatore automatico di denaro. 

Paesi a rischio desertificazione bancaria 

Nel comprensorio forlivese sono diversi i paesi senza la presenza di una banca. Mancano nei comuni appenninici di Portico e di Tredozio, mentre tra i paesi più grandi privi di tali servizi c'è anche Cusercoli e presto anche il paese di Bertinoro. A Bertinoro a chiudere è la Banca Bper (ex Banca Popolare dell'Emilia-Romagna), un istituto bancario che alla fine del 2021 ha annunciato  l’uscita di circa 1.700 dipendenti e la chiusura di 140 filiali in tutt'Italia. “Nel caso di Bertinoro non trovano alcuna spiegazione se non per una mera riduzione dei costi aziendali a discapito dell’interesse dei cittadini e dei correntisti del nostro territorio. Questa soluzione creerà un forte disagio oltrechè, come già detto agli utenti, anche ai tanti operatori economici che sussistono nel centro storico. Senza contare tutta l'utenza anziana che dovrà scendere in pianura per avere il primo sportello bancario disponibile”, sempre Michelacci.

Chiusure a raffica anche in città 

Ma non è più rosea anche la situazione a Forlì. Banca Intesa-Sanpaolo che raccoglie la capillare rete delle filiali ex Cassa dei Risparmi di Forlì, dopo aver incorporato la Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna e rimosso le insegne col nome della storica Carisp (che è stata motore dell'economia cittadina per 179 anni), ora conta 8 filiali in città, comprese quelle di private banking. Ha destato scalpore, per l'effetto di desertificazione di servizi di piazza Saffi, la chiusura lo scorso autunno della sede nella piazza centrale. Ma negli ultimi 5 anni sono state chiuse anche le filiali di Vecchiazzano, San Martino in Strada, via Decio Raggi, piazzale Giovanni XXIII, Ospedaletto, Piazza Falcone e Borsellino e Foro Boario, con un dimezzamento delle sedi presenti in città

Anche in questo caso il piano industriale di Intesa-Sanpaolo, annunciato due mesi fa, prevede la chiusura di 1.500 filiali in Italia (di cui 450 già chiuse nel quarto trimestre del 2021) e l’uscita volontaria di 9.200 dipendenti, di cui 2.850 già effettuate nel 2021. Sono previste anche 4.600 assunzioni e 8 mila dipendenti avviati a rafforzare i nuovi segmenti di business. La rete fisica si ridurrà quindi da 2.800 a 1.800 filiali.

“Triangolo” di chiusure nel quartiere più popoloso di Forlì

Ed anche in città non mancano le contraddizioni: ultima in ordine di tempo lo scorso dicembre è stata chiusa la filiale di piazzale Giovanni XXIII, che appena due anni prima era stata rinnovata in sintonia con la nuova filosofia di banca, con salottini e accesso su prenotazione. Col risultato che nello stesso quartiere Spazzoli - Ca' Ossi, vale a dire l'area residenziale più popolata della città, c'è stato un vero “triangolo” di chiusure del principale istituto di credito cittadino, assieme alle vicine filiali di via Decio Raggi (rotonda via Campo di Marte) e piazzale Falcone Borsellino (centro Stadium) con i correntisti dirottati in viale dell'Appennino o al Ronco. Eppure al centro del triangolo c'è l'area della città considerata la più "abbiente", quella di via Medaglie d'Oro.

La chiusura delle filiali fisiche deriva dal massiccio passaggio dell'attività bancaria su internet, dalla necessità di dare servizi più avanzati e complessi e dall'esigenza dei grandi istituti bancari di avere strutture leggere per competere sui grandi mercati internazionali. Ma a farne le spese è l'utenza tradizionale, quella di correntisti anziani, anch'essa spesso sbalzata in novità tecnologiche e finanziarie difficili da gestire e che nella filiale vicino a casa aveva almeno una bussola per orientarsi. “Questi accorpamenti – conclude Michelacci – spesso significano anche disagi per i lavoratori. Portati in sedi più grandi e con più personale spesso non hanno una postazione fissa, ma utilizzano gli spazi disponibili al momento liberi non sempre sufficienti”.

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