
Commercio, liberalizzazione degli orari. "Condizioni insostenibili"
E' l'assessore allo Sviluppo Economico e Attività Produttive Comune di Forlì, Maria Maltoni, a lanciare un appello alla Regione Emilia-Romagna.
“Un cambiamento epocale potrebbe interessare a breve il settore del commercio. Infatti, se non ci saranno modifiche alla circolare del ministero dello Sviluppo Economico del 28 ottobre 2011, si produrrà una totale liberalizzazione degli orari dei negozi a partire dal 2012 con conseguenze imprevedibili”. E' l'assessore allo Sviluppo Economico e Attività Produttive Comune di Forlì, Maria Maltoni, a lanciare un appello alla Regione Emilia-Romagna.
“Non era apparsa questa la prima interpretazione dei provvedimenti in tema di libera concorrenza dei decreti estivi del Governo. Invece i contenuti della circolare ministeriale emanata successivamente sottraggono alle Regioni, che sono gli enti titolari delle competenze sul commercio, la possibilità di regolamentarne gli orari di apertura. Si tratta di un vero e proprio paradosso, in quanto le Regioni, e di conseguenza i Comuni a cui spetta l'applicazione di queste competenze, di fatto non avrebbero più voce in capitolo. Anche in realtà come Forlì, dove si erano raggiunti accordi positivi concertati con le parti sociali che tenevano conto sia delle esigenze delle imprese che di quelle dei lavoratori, se questa circolare venisse applicata, si vedrebbero vanificati tutti gli sforzi fatti per ottenere l'equilibrio così faticosamente raggiunto”.
“Auspico perciò – continua Maltoni - che la Regione Emilia Romagna, dato che siamo all'approssimarsi dell’entrata in vigore dei provvedimenti di liberalizzazione, ne chiarisca effettivamente la portata e l'ambito di intervento nel territorio regionale. Il fatto che un Comune abbia indicato precisi periodi e ambiti di zonizzazione in cui applicare gli orari previsti per la cosiddetta “città turistica” indica una volontà di preservare regole diverse in altri periodi mentre per effetto della applicazione della circolare, anche il Comune che avesse indicato un periodo ristrettissimo in cui essere considerato “città turistica” si vedrebbe deregolamentare completamente gli orari dei negozi per tutto l'anno e in ogni parte del territorio. Gli enti locali perderebbero ogni ruolo di indirizzo”.