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Confartigianato: "Credito ancora difficile per le micro e piccole imprese"

"Sul fronte dei finanziamenti bancari, le piccole imprese archiviano più di 6 anni di pesanti ombre. Il calo costante dei prestiti registrato dal 2012 ha lasciato il posto, ad aprile 2018, a un timido bagliore positivo."

"Sul fronte dei finanziamenti bancari, le piccole imprese archiviano più di 6 anni di pesanti ombre. Il calo costante dei prestiti registrato dal 2012 ha lasciato il posto, ad aprile 2018, a un timido bagliore positivo. Tuttavia, già a maggio i prestiti alle imprese sono cresciuti solo dell’1,2% rallentando rispetto al +2,1% di aprile 2018. La crescita è stata trainata dal +1,5% delle imprese medio-grandi (era +0,3% quasi un anno prima, a giugno 2017) mentre, al contrario, i prestiti alle imprese con meno di 20 addetti ristagnano (-0,1%, era -1,3% a giugno 2017). Per Confartigianato i segnali continuano a non essere confortanti, visto che il trend del credito ai piccoli imprenditori rimane ben al di sotto della media riguardante le imprese di maggiori dimensioni. Per l’artigianato, poi, le cose sono decisamente negative". E' qunato si legge in una nota di Confartigianato per quanto riguarda il credito per le piccole imprese.

"Basti dire che nel 2017 i finanziamenti alle imprese artigiane sono diminuiti di 3,3 miliardi (pari a quasi l’8% in meno in un anno). E addirittura, rispetto al 2012, il calo è stato di quasi 14 miliardi, pari a un crollo del 26%. I tassi di interesse rimangono ai minimi, ma pesa sulle piccole imprese lo spread di 300 punti base. A maggio 2018 il tasso di interesse sui prestiti pagato dalle società non finanziarie in Italia per nuove operazioni è pari all’1,43%, di 17 punti più basso rispetto al valore di un anno prima e di 1 punto inferiore rispetto a quello pagato nell’Eurozona (1,44%). Pur nel contesto favorevole di bassi tassi di interesse sulle piccole imprese pesa lo spread sul costo del credito: a fine 2017 una impresa fino a 20 addetti pagava, infatti, un tasso di interesse effettivo sui prestiti a breve termine pari al 6,77%, superiore di 300 punti rispetto al 3,77% pagato da una impresa medio-grande" continua la nota.

"Ma non è soltanto questione di quantità. Al razionamento del credito alle piccole imprese, Confartigianato evidenzia l’alto costo del denaro, che resta strutturalmente superiore per le aziende di minore dimensione e non è giustificato dalla maggiore rischiosità. Nel 2017, infatti, una micro impresa sana ha pagato un tasso del 5,70 per cento, quasi doppio rispetto al 3,24 per cento pagato da una grande impresa rischiosa. Eppure le piccole imprese mostrano una qualità del credito maggiore rispetto alle imprese medio-grandi in quattordici regioni e in particolare, a fronte di una quota di crediti deteriorarti per le piccole imprese inferiore di 2 punti percentuali rispetto a quella delle imprese medio-grandi, i gap più alti si rilevano in Liguria con 11,6 punti percentuali, Molise con 10,2 punti percentuali, Sardegna con 7,6 punti percentuali, Campania con 5,8 punti percentuali e Emilia-Romagna con 5,7 punti percentuali. Finanziamenti sempre più rarefatti e costosi, quindi. Un trattamento che nei fatti sottrae ai piccoli imprenditori quella liquidità necessaria a fare investimenti e ad agganciare la ripresa. In questa situazione, continua il confronto tra Confartigianato e l’Associazione delle banche italiane (Abi). Insieme alle altre Organizzazioni d’impresa hanno concordato di prorogare fino al prossimo 31 ottobre le misure contenute nell’Accordo per il credito 2015, che sarebbe scaduto il 31 luglio. Non solo. Le sigle imprenditoriali e l’Abi hanno anche avviato i lavori per un nuovo Protocollo d’intesa sul credito alle Pmi, alla luce delle nuove regole europee in materia bancaria  e delle attuali condizioni di mercato".

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