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Economia

Matrimonio in casa Confartigianato: nasce l'unione Forlì e Ravenna

Il nuovo matrimonio tra organi di rappresentanza in Romagna è tra la Confartigianato di Forlì e quella di Ravenna. Un matrimonio "voluto" e "desiderato", e non "dovuto" per ragioni economiche

Il nuovo matrimonio tra organi di rappresentanza in Romagna è tra la Confartigianato di Forlì e quella di Ravenna. Un matrimonio “voluto” e “desiderato”, e non “dovuto” per ragioni economiche: c'è insomma feeling e coincidenza di vedute e non solo un'unione di interessi collimanti, garantiscono i due novelli “sposi”. L'ultima unione nata nell'ambito della associazione di rappresentanza del mondo dell'impresa crea un “colosso locale”: la nuova Unione Forlì e Ravenna mette assieme ottomila imprenditori, che danno lavoro a ventimila addetti, con una base associativa di circa 3.500 imprese, diventando il più grosso soggetto a livello regionale in casa Confartigianato.

A varare la nuova Unione è stata, mercoledì sera, l'assemblea delle due organizzazioni degli artigiani di Forlì e di Ravenna. Il presidente per i prossimi quattro anni è Giorgio Grazioso (Forlì), vicepresidente è Riccardo Caroli (Ravenna), mentre il segretario è Tiziano Samorè (Ravenna), coadiuvato da Roberto Faggiotto (Forlì).

LA GEOGRAFIA DELLE SINERGIE IN ROMAGNA - In Romagna sono in corso grandi manovre nel riassetto delle rappresentanze, processi non privi di dolore, strappi e rotture. Tra i sindacati, la Cisl opera già a livello Romagna, così come la Legacoop.  La Confartigianato di Forlì e Cesena, invece, tentarono una medesima operazione, ma dopo il matrimonio fu divorzio. Stessa storia in casa Confindustria: doveva nascere romagnola, ma alla fine Forlì-Cesena ha mollato Ravenna e Rimini, mentre la componente ex-Api (piccola e media industria) di Confindustria Forlì-Cesena è migrata in una nuova e autonoma associazione (Rete Pmi). Da parte loro anche Confcommercio di Forlì e di Cesena tentano un approccio per marciare assieme. Ma i litigi non mancano neanche a livello istituzionale: è fallito il progetto di Camera di commercio romagnola, in questo caso Forlì, Cesena e Rimini vanno per conto loro e Ravenna fa la parte della “permalosa”.

GRAZIOSO: "SCENARI INEVITABILI" - Per Grazioso è un passato da buttarsi alle spalle: “Il mondo lì fuori è cambiato, sono presidente tra pari di un'unione che fa la forza, con ottomila imprenditori da rappresentare, persone che vivono il territorio, non delocalizzano, i pochi profitti che fanno, ormai quasi a zero, ricadono sul territorio:  siamo un'immagine della nostra comunità”. Ed ora che “si stanno ridisegnando gli organi istituzionali, come le camere di commercio – anche se resta aperta la questione di Ravenna - le associazioni di categoria devono darsi una nuova rappresentanza”. E' pragmatico Grazioso: “Deve cambiare la mentalità di alcuni attori  e certi pruriti si calmeranno, è inevitabile. Certo, a parità di sovranità non si va da nessuna parte, bisogna essere disposti a cederne in parte”. L'idea della nuova unione di Confartigianato è di essere un polo aggregatore per tutta la Romagna, ma i nuovi dirigenti non lo esplicitano chiaramente: “Se diciamo che la nostra ambizione è di diventare di bacino romagnolo possiamo sembrare aggressivi, deve essere invece una tendenza naturale, il futuro e tutto da scrivere, e a mio parere ci sono scenari inevitabili”.

STRUTTURE AUTONOME  - L'unione riguarda gli organi direttivi della rappresentanza sindacale, mentre le due strutture di servizi restano autonome, per quanto “non vogliamo fare a meno dei vantaggi della sinergia e lavoriamo per evitare sovrapposizioni, dal momento che ognuno ha le sue eccellenze”, continua il segretario Samorè. In ogni caso, spiegano Samorè e Faggiotto l'unione non è una fusione e non nasce per una stringente necessità di contenere costi e fare razionalizzazioni. Da qui la scelta di mantenere forti le identità delle due realtà di Forlì e di Ravenna, con una presenza capillare in entrambi i comprensori, garanzia di vicinanza alle aziende e alle necessità quotidiane di chi vive l’area. La vera sfida è, invece sui nuovi servizi: “Ci chiedono servizi diversi rispetto a quando siamo nati, vale a dire 70 anni fa, con servizi più performanti a costi ridotti”. 

L'obiettivo principale di Cofartigianato Unione Forlì e Ravenna è, con la parole di Samorè, “a dare più forza ad argomenti su cui c'e carenza di valutazione da parte dei decisori, per la tutela dell'impresa, della crescita imprenditoriale sul nostro territorio”. L'Unione vuole essere un “pensatoio” sui temi dell'università (viene chiesto un politecnico) a sostegno del settore manifatturiero, la cultura, il turismo, le infrastrutture, il welfare. " Un mio proposito -  continua il presidente  - è far dialogare l'aeroporto di Forlì e il porto di Ravenna”. E poi l'internazionalizzazione: “La nuova scommessa è aiutare i nostri piccoli imprenditori a diventare assieme grandi, in grado di rispondere alle richieste dei grandi contractor internazionali”. C'è poi il proposito per fare da fluidificatore per riallacciare il dialogo tra le camere di commercio di Ravenna e della Romagna: “Vogliamo rimettere in moto un percorso dopo gli strappi - abbiamo vissuto malissimo la decisione di Ravenna - col nostro intervento cercheremo di riunificare quello che oggi è  anacronisticamente diviso in due camere di commercio”.

Samorè richiama infine sul valore fondamentale di un comparto che è la spina dorsale del nostro tessuto economico: “Troppo spesso ci si dimentica che nel nostro Paese, infatti, la quota di occupati nelle micro e piccole imprese, che rappresentano il 98,3% del totale delle aziende, è del 57,5%, ovvero un numero tre volte superiore a quello delle grandi imprese”.

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