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Fauna selvatica, Coldiretti: "I danni nelle campagne aumentano"

“Insomma – afferma Filippo Tramonti, presidente Coldiretti Forlì-Cesena – numeri importanti che per le attività agricole a rischio possono fare la differenza nel bilancio aziendale di fine anno"

"Ancora danni ingenti quelli che la fauna selvatica, in particolare cinghiali, ma anche caprioli, daini e cervi, provoca sulle coltivazioni. Presi di mira, in questa stagione, soprattutto cereali e foraggi, ma anche le primizie dell’orto. Che fare per prevenire tali danni in una stagione in cui l’esercizio venatorio è vietato?" A chiederselo è Coldiretti Forlì-Cesena evidenziando che “in fondo una soluzione, sulla carta, ci sarebbe: dal 15 di aprile al 31 gennaio, infatti, come previsto dal calendario venatorio, sarebbe possibile l’esercizio della 'caccia di selezione' al cinghiale, ritenuta e dimostratasi utile per una specie ormai fuori controllo. Peccato però che i ritardi burocratici nell'approvazione del calendario venatorio provinciale e, quindi, nell'applicazione della “caccia di selezione”, rischi di rendere vana questa soluzione, attualmente ancora 'tutta sulla carta".

Alla caccia di selezione sono ammessi solo i cacciatori abilitati con un percorso formativo obbligatorio impostato su base scientifica e che si può praticare solo dopo adeguati e altrettanto obbligatori censimenti. Nella stagione venatoria 2013/2014 a fronte di 3.925 cinghiali censiti (ma il dato è fortemente sottostimato), quelli abbattuti durante il periodo della selezione sono stati ben 471 e almeno 150mila euro i contributi per gli indennizzi alle aziende agricole spesi per la sola parte di competenza degli ATC, escluse quindi tutte aree protette che come noto coprono quasi un quarto della superficie agrosilvopastorale della provincia.

“Insomma – afferma Filippo Tramonti, presidente Coldiretti Forlì-Cesena – numeri importanti che per le attività agricole a rischio possono fare la differenza nel bilancio aziendale di fine anno. Numeri che quest’anno – continua Tramonti – devono però confrontarsi con l’inefficienza della burocrazia. Abbiamo infatti scoperto, poco prima di dare il via alla caccia, che l’approvazione del calendario venatorio provinciale è in ritardo e senza di esso non si va da nessuna parte. Occorre rimuovere immediatamente le cause che ostacolano il prelievo dei cinghiali (e non solo) che sono la prima causa di ingentissimi danni all’agricoltura. I cinghiali continuano a “banchettare” nutrendosi con prodotti agricoli coltivati. Dobbiamo rimettere anche in discussione tutto il sistema delle aree protette – conclude Tramonti - vero e proprio flop della politica agro-venatoria di questa Provincia”.

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