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Turismo

"Si parla troppo poco di turismo nel Pnrr. La cultura risorsa preziosa da incentivare"

"Ci sono emergenze da affrontare declinabili anche a livello locale", rimarca Patrignani, neorieletto presidente dell'Unione provinciale

Una delegazione di Confcommercio cesenate, presieduta dal presidente Augusto Patrignani, dal direttore Giorgio Piastra e dal vicedirettore Alberto Pesci, unitamente a una delegazione di Confcommercio di Forlì guidata dal presidente Roberto Vignatelli ha preso parte all'Assemblea nazionale di Confcommercio guidata a Roma dal presidente Carlo Sangalli.

"Nella sua vasta disanima il presidente Sangalli ha rimarcato emergenze da affrontare declinabili anche a livello locale - rimarca Patrignani, neorieletto presidente dell'Unione provinciale -. I servizi hanno lasciato sul campo della pandemia 930mila unità di lavoro rispetto al 2019. Se non riparte il terziario, non riparte l’Italia. Quanto al turismo italiano le previsioni sono buone, ma serve un recupero completo e questo è ancora da raggiungere. Di turismo, invece, nelle politiche pubbliche, si parla troppo poco: se ne parla troppo poco nel Pnrr troppo poco nel Fondo complementare, troppo poco anche nel Def, che pur ci sembra condivisibile nella sua struttura complessiva. Gli imprenditori chiedono regole giuste. A questo proposito, i primi a chiederle sono i nostri balneari, protagonisti, con gli altri imprenditori turistici, del tema delle concessioni demaniali. Il tema è trovare l’equilibrio tra un’apertura del mercato e la tutela dei diritti degli attuali concessionari. Bisogna recuperare tutti i margini di intervento possibili per valorizzare il lavoro di tante famiglie, tanti imprenditori, tra cui tante donne e tanti giovani, che chiedono soltanto giuste regole e un giusto indennizzo".

"Fondamantale anche un altro settore troppo spesso dimenticato - aggiunge Patrignani -: la cultura, preziosa risorsa per il turismo nel nostro Paese e il nostro territorio. Durante la pandemia si sono fermati lavoratori, maestranze e tecnici. Ora, le imprese del settore meritano attenzione ed investimenti, perché il fare cultura è insieme passato, presente e futuro di un Paese. E il consumo culturale va dunque incentivato, sostenendo, così, anche aziende e attività che creano relazioni in nome del sapere, come le librerie".

"La crisi sanitaria ha poi stravolto lo stesso lavoro autonomo e i professionisti, interpreti di quella economia della conoscenza indispensabile, tra l’altro, per l’attuazione delle grandi transizioni del Paese e per la messa a terra del Pnrr - conclude Patrignani -. Occorrono nuove politiche a misura dei professionisti, a partire dai non ordinistici, con riforme che riescano ad integrare tutele specifiche con incentivi per la crescita".

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