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Crisi, anche a Forlì e Cesena la situazione è ancora drammatica

E' la fotografia di un anno ancora una volta in affanno, quella che emerge dai dati elaborati dalla Provincia di Forlì-Cesena relativi alla situazione dell'occupazione. Sono disponibili i dati relativi all'anno appena passato

E’ la fotografia di un anno ancora una volta in affanno, quella che emerge dai dati elaborati dalla Provincia di Forlì-Cesena relativi alla situazione dell’occupazione. Sono disponibili i dati relativi all’anno appena passato e il quadro che emerge, al 31 dicembre 2012, è di ulteriori incrementi nella disoccupazione e nel ricorso agli ammortizzatori sociali. Nel territorio di Forlì-Cesena i disoccupati immediatamente disponibili al lavoro sono ora 34.604, di cui 15.180 maschi e 19.424 femmine (erano 21.916 all’inizio della crisi, alla fine del 2008). Rispetto al 2011 l’aumento è dell’11,2% (maschi +15,2%, femmine +8,3%). Il trend, stazionario fino a settembre 2012, è stato risucchiato in una spirale negativa nell’ultimo quadrimestre dell’anno.
 
LA MAGGIOR PARTE DEI DISOCCUPATI TRA I 30-49 ANNI -
Se si scompongono i dati nelle diverse sottoclassi, si evidenzia come rimane costante il primato femminile nelle file dei disoccupati, ma con lenta riduzione del gap di genere. Se si guarda alla provenienza, ben il 26,1% del totale dei disoccupati sono stranieri (europei ed extra-europei), con un aumento nel 2012 più alto della media generale, + 14,4%. Il dramma della disoccupazione colpisce tutte le classi di età, ma in particolare sempre di più quelle avanzate: i disoccupati dai 19 ai 29 anni sono il 18,4% del totale, quelli tra i 30 e i 49 anni sono il 53,1% e gli ultracinquantenni il 27,9% del totale dei disoccupati. Infine, per quanto concerne la situazione lavorativa pregressa, vi è da registrare la netta prevalenza dei disoccupati che hanno perso o cessato un rapporto di lavoro:  sono l’89,5% del totale dei disoccupati, mentre gli inoccupati alla ricerca di prima occupazione sono solo  il  10,5%  del totale dei disoccupati.
 
LISTE DI MOBILITA' - Gli iscritti alle liste di mobilità al 31 dicembre 2012 risultano essere 4.717 (+23% sul 2011) nella provincia di Forlì-Cesena, di cui 2.667 maschi (+29,7% ) e 2.050 femmine (+15,3%). Nel corso del 2012 si sono registrati sensibili aumenti degli iscritti alle liste di mobilità nei periodi marzo-giugno 2012 e settembre-dicembre 2012.
 
CENTRI PER L'IMPIEGO - Segnali del cattivo andamento dell’occupazione emergono anche se si guardano gli avviamenti al lavoro che obbligatoriamente vanno comunicati ai Centri per l’Impiego. Il loro totale (95.793) hanno visto una lieve diminuzione rispetto all’anno 2011, -1,3%, con una dinamica particolare se si guarda il genere: a fronte di un leggero aumento a favore delle donne (+2,4%), calano quelli che riguardano gli uomini (-5,8%). Di pari indirizzo sono, invece, le cessazioni, sempre comunicate obbligatoriamente ai Centri per l’Impiego: nel 2012 sono state in totale 99.681, con un aumento dell’1,6% per la scadenza del termine e del 5,8% per motivi riconducibili alla crisi (riduzione di    personale, cessazione attività, licenziamento per giustificato motivo oggettivo).
 
CONTRATTI? SOPRATTUTTO PRECARI - Restano largamente preponderanti i contratti di lavoro precari: a tempo determinato sono l’88,7% del totale degli avviamenti, con una lieve diminuzione rispetto al 2011 (in quell’anno erano il 90,2% del totale) e con un altrettanto lieve aumento dell’incidenza delle assunzioni a tempo indeterminato, pari all’11,3% (9,8% nel 2011); crescono, poi, i contratti di somministrazione a tempo determinato: +22,7%.  Vi è da registrare anche una sensibile diminuzione dei contratti di apprendistato, che calano dell’11,5% (rappresentano solo il 3,8% del totale delle assunzioni ed il 33,8% delle assunzioni a tempo indeterminato, in considerazione del Decreto 26/4/12 con il quale sono stati assimilati al tempo indeterminato). E ancora segnali tutt’altro che incoraggianti relativi all’allungamento dei contratti a termine e la loro scarsa conversione in contratti a tempo indeterminato: nel 2012 le proroghe dei contratti a termine sono state 28.614 (+12,5%), mentre sono state 4.769 le trasformazioni dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato (-6,1%). Sul fronte degli “atipici”, si è registrato nel 2012 un sostanziale aumento delle fattispecie contrattuali a progetto e co.co.co, cresciuti del 27,7% anche se sono pari solo al 6,3% del totale degli avviamenti. In forte calo, infine, gli inserimenti in azienda con tirocinio  formativo, in conseguenza delle recenti disposizioni legislative nazionali (Legge 148/2011) che ne hanno limitato l’utilizzo  ai neo-diplomati ed ai neo-laureati negli ultimi 12 mesi (-42,2%).
 
INDUSTRIA, ECATOMBE DI POSTI DI LAVORO - La crisi dell’occupazione colpisce diversamente a seconda dei settori produttivi: gli avviamenti sono aumentati nel settore agricolo (+2,2%) e nei servizi, ma solo per le donne (+3,8% il totale, +7,3%  femmine e -0,9% maschi). Si perdono invece posti di lavoro nel settore pubblico (-5,1%), ma soprattutto nell’industria (-18,5%).
 
IL COMMENTO DELL'ASSESSORE MERLONI - Su questi dati commenta l’assessore al Lavoro e alla formazione professionale della Provincia di Forlì-Cesena Denis Merloni: “I dati ci consegnano una situazione drammatica. Tutti gli indicatori sull'andamento dell'occupazione sono peggiorati ed  aumenta il numero delle aziende e dei settori in difficoltà e quelle che stanno resistendo alla crisi o che stanno aumentando i fatturati non riescono ad invertire il trend negativo. Ogni giorno presso i nostri Centri per l'Impiego siamo di fronte al dramma delle persone alle quali non riusciamo dare risposte in quanto le richieste di occupazione da parte delle aziende sono nell'ordine delle poche unità, quando va bene. Ormai bisogna prendere atto che da soli non ce la possiamo fare. Ritengo che il sistema delle autonomie locali, le imprese nel loro complesso ed i lavoratori stiano facendo da anni ogni possibile sforzo per gestire gli effetti della crisi. Il sistema bancario locale ha corrisposto troppo  poco ai bisogni delle imprese. Non vedo nessuna possibilità di ripresa se non verranno modificati i vincoli europei. E' indispensabile non conteggiare la spesa per investimenti nel calcolo del deficit e creare un fondo tramite l'emissione di Eurobond per finanziare ricerca ed infrastrutture. Che piaccia o meno non ci sono alternative per avviare una inversione di tendenza e ricreare un po' di fiducia. L'unica speranza è che la velocità del mondo che cambia non ci travolga”.

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