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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

Dometic Italy, nulla da fare: "Non c'è trattativa con la proprietà". Sciopero permanente

"L'azienda ha semplicemente comunicato alla delegazione sindacale, composta da Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil e dalla Rsu, che la decisione di cessare la produzione in Italia"

“L’incontro di  giovedì mattina nella sede della Dometic Italy di Forlì, con la presenza del responsabile della produzione europea del Gruppo, Hakan Ekberg, è durato 10 minuti. L’azienda ha semplicemente comunicato alla delegazione sindacale, composta da Fim-Cisl,  Fiom-Cgil, Uilm-Uil e dalla Rsu, che la decisione di cessare la produzione in Italia, chiudendo anche tutte le sedi, al di fuori di quella di via Virgilio, non cambia”, lo comunicano i sindacati in una nota.

Il 'piano sociale', presentato dal sindacato, approvato dai lavoratori, e condiviso anche dalle Istituzioni locali, che prevedeva l’utilizzo dei contratti di solidarietà per ridurre costi e gestire eventuali eccedenze di personale, “non è stato in alcun modo preso in considerazione dalla Dometic. - spiegano i segretari di categoria - Riteniamo gravissimo questo comportamento della multinazionale, offensivo per chi lavora, per il sindacato e per le istituzioni, anche perché non è stato fornito alcun dato sull’andamento aziendale e le prospettive e non è stata motivata in alcun modo la chiusura della produzione in un’impresa e in uno stabilimento che sappiamo essere profittevole e in grado di produrre utili”.

La risposta immediata dei lavoratori è stato fermarsi in sciopero, con assemblea permanente. “La richiesta è che Comune e Provincia convochino al più presto un incontro per svolgere in sede istituzionale una trattativa che riteniamo debba essere finalizzata a trovare una soluzione che permetta il mantenimento delle produzioni nello stabilimento di Forlì”, concludono i sindacati. Lo sciopero e il presidio dello stabilimento continueranno fino all’incontro.

Sulla questione è intervenuto anche il parlamentare del Pd, Marco Di Maio: "La scelta di Dometic di chiudere tutte le produzioni in Italia per trasferirle con ogni probabilità in Cina, è fatto gravissimo. Lo è per l'economia locale, lo è per i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, lo è per la totale chiusura a qualsiasi tipo di accordo, non prendendo neppure in considerazione la disponibilità manifestata dai dipendenti dell'azienda di compiere sacrifici per mantenere la produzione in Italia".

"È un fatto grave - chiosa il giovane esponente democratico -. Le istituzioni locali sono al lavoro per cercare un'ultima possibilità di accordo e a loro, oltre che in primo luogo ai lavoratori, va assicurato tutto il sostegno possibile. Ho interessato il ministero dello sviluppo economico sulla vicenda, per verificare se è possibile un intervento diretto nei confronti della proprietà della multinazionale. È un episodio che fa riflettere anche sul modello di sviluppo del nostro Paese e sulla sua competitività".

Conclude Di Maio: "Se è vero che non possiamo giocare la carta della competizione sulla riduzione dei diritti e degli stipendi dei lavoratori, è pur vero che molto si può ancora fare nella direzione della semplificazione burocratica, della riduzione carico fiscale, di un più facile accesso al credito e di una maggior attrattività del nostro Paese nei confronti degli investitori stranieri. Su questi temi l'impegno in parlamento sarà totale".

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