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Electrolux, Paglia (Sel): "Ricatto inaccettabile tra diritti, salari e posto di lavoro"

Condividiamo la rabbia e la lotta dei lavoratori dell’Electrolux. Quello presentato dall’azienda non è un piano industriale ma un ricatto al Paese

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ForlìToday

Condividiamo la rabbia e la lotta dei lavoratori dell’Electrolux. Quello presentato dall’azienda non è un piano industriale ma un ricatto al Paese. Non si può chiedere alle lavoratrici e ai lavoratori di fare quelle politiche industriali cui i governi rinunciano tramite la riduzione dei loro salari, sfruttando la loro fatica, non è possibile costringere i lavoratori a "pagarsi" il mantenimento del posto di lavoro.

La multinazionale svedese sta usando la crisi per riposizionarsi sul mercato globale  e propone un piano che prevede la messa in discussione degli stabilimenti italiani, con la chiusura immediata di quello di Porcia in Friuli, un drastico taglio dei salari in tutti gli altri stabilimenti, portando gli stipendi, oggi calcolati in circa 1.400 euro al mese, a circa 700-800 euro, un taglio dell'80% dei 2.700 euro di premi aziendali, la riduzione delle ore lavorate a 6 con contestuale aumento dei ritmi produttivi, il blocco dei pagamenti delle festività, la riduzione di pause e lo stop agli scatti di anzianità con effetti che si estenderanno al vasto indotto con il rischio di ulteriori perdite di posti di lavoro.

Serve un'immediata convocazione di un tavolo alla Presidenza del Consiglio per ottenere dalla multinazionale svedese garanzie sugli stabilimenti, sulle produzioni in Italia e sulla salvaguardia degli attuali livelli occupazionali, mettendo in campo ogni ipotesi di intervento convenzionale e non convenzionale.

On. Giovanni Paglia (SEL)

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