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Continua il percorso di internazionalizzazione di Fieravicola in Cina

Condivisione quindi anche in termini di biosicurezza, di garanzia della salute del consumatore, rispetto della sostenibilità ambientale, assicurare qualità, comunicare e informare correttamente il mercato

Con il protocollo di intesa tra la China Animal Agriculture Association, rappresentata dal suo vice segretario generale Liu Qiangde, e Fiera di Forlì, con il suo presidente Gianluca Bagnara, siglato il 5 aprile scorso in occasione della 50° edizione di Fieravicola,  è partita la fase operativa della strategia di internazionalizzazione di FierAvicola 2019. Il documento che intende dare avvio a una costruttiva collaborazione nel settore avicolo tra Cina e Italia, all’interno del quale le esigenze del consumatore diventano centrali “per lo sviluppo di un’avicoltura che porterà vantaggi a entrambi – sostiene Gianluca Bagnara – in materia di innovazione tecnologica, procedure operative e normative”.  

Condivisione quindi anche in termini di biosicurezza, di garanzia della salute del consumatore, rispetto della sostenibilità ambientale, assicurare qualità, comunicare e informare correttamente il mercato. La collaborazione sottoscritta prevede come successivo step la partecipazione della Fiera di Forlì, dal 18 al 20 maggio prossimo, al China International Animal Husbandry Expo la più grande manifestazione zootecnica in Asia organizzata dalla China Animal Agriculture Association, che ha registrato nell’ultima edizione 161.655 visitatori e 1.200 espositori in 120,000 mq di area espositiva, e rappresenta una perfetta piattaforma per penetrare il mercato asiatico e per la promozione della avicoltura italiana.

Rispetto ad altri mercati la Cina rappresenta per il nostro Paese ancora ottime opportunità. Secondo un recente studio condotto dall’Agenzia McKinsey, nel 2022 i consumi arriveranno a 3,20 trilioni di euro, a fronte di 1,2 trilioni di dieci anni prima. La Cina consuma oltre 50 milioni di carne avicola all’anno pari a 16 volte la produzione dell’intera Unione Europea. Questo costringe la Cina ad importare circa 260 mila tonnellate all’anno. La produzione è molto consistente pari a 23 milioni di carne ma le strutture sono molto tradizionali con forti problemi di efficienze, sicurezza alimentare nonché benessere animale.

Negli ultimi anni, il governo cinese ha cercato di incoraggiare impianti di grandi dimensioni e sistemi di produzione animale più efficienti. Le grandi aziende, compresi gli agricoltori specializzati hanno cominciato ad effettuare importanti investimenti sull’automatizzazione, sui sistemi di controllo e gestione degli impianti di produzione, sulla biosicurezza e sulla prevenzione delle malattie. La Cina rappresenta il 20% della popolazione mondiale su appena il 7% del territorio agricolo, per cui la necessità di importare le materie prime per la mangimistica e le relative tecnologie nonché le tecnologie per rendere sostenibili gli allevamenti moderni rendono questo paese un mercato estremamente rilevate per le esportazioni delle aziende italiane.

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