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Economia

Frenano l'esportazioni provinciali: +2,7% nel primo semestre

I dati relativi al periodo gennaio-settembre 2012 riportano un aumento delle esportazioni provinciali del 2,7% (dato regionale +3,6% e nazionale +3,5%). La variazione, seppur positiva, appare in sensibile diminuzione

Il Commercio con l’Estero è una componente importante dell’economia provinciale, e ad esso la Camera di Commercio di Forlì-Cesena ha dedicato una pubblicazione che rileva e analizza le tendenze del settore mediante strumenti congiunturali e consuntivi in serie storica. Si tratta del Quaderno del Commercio Estero, volume che appartiene alla serie dei “Quaderni di Statistica” e che raccoglie annualmente i dati import-export suddivisi per territorio (provincia, regione e Italia), settore, categoria merceologica e Paese.

L’ultimo pubblicato è quello con i dati consuntivi 2011, disponibile in formato cartaceo presso la Biblioteca di Statistica della Camera di Commercio di Forlì-Cesena e scaricabile dal sito www.fc.camcom.it, area informazione economico-statistica. I dati relativi al periodo gennaio-settembre 2012 riportano un aumento delle esportazioni provinciali del 2,7% (dato regionale +3,6% e nazionale +3,5%). La variazione, seppur positiva, appare in sensibile diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+9,5%). Le importazioni della provincia sono diminuite del 10,4% (-5,6% per l’Emilia-Romagna, -6,0% per l’Italia), confermando la flessione della domanda interna.

Con riferimento ai principali settori economici più coinvolti nel commercio estero, le migliori performance, in termini di export, si rilevano negli articoli in pelle (settore costituito in gran parte dalle calzature), col +14,5%, (incidenza sul totale export pari all’11,6%). Seguono i prodotti agricoli (+8,8%, incidenza dell’8,9%) e i macchinari (+4,4%, incidenza pari al 18,1%). Crescono anche gli apparecchi elettrici (+2,5%, incidenza pari al 6,4%), i mezzi di trasporto (+22,5%, con incidenza del 3,2%) e il settore residuale dei “prodotti delle altre industrie manifatturiere” (+6,4% incidenza del 7,2%). Stabili infine i mobili (+0,1%, con incidenza del 6%). Performance negativa, invece, per i “metalli e prodotti in metallo” (-11,8%, incidenza dell’11,5% sull’export provinciale).

Per quanto riguarda le destinazioni del commercio estero provinciale, il 58,3% si sviluppa all’interno della UE a 27 (con una crescita dell’1,7%); i principali partner commerciali sono Germania, Francia e Regno Unito. Il 13,5% delle esportazioni provinciali è diretto verso paesi europei non UE (+8%), il 7,6% verso l’Asia Orientale (+1%) e il 5,6% verso l’America Settentrionale (+20,7%).

Alcune considerazioni tendenziali sul commercio estero della provincia nel decennio 2001-2011
Dall’esame dei dati sono possibili alcune considerazioni tendenziali circa il commercio estero della provincia di Forlì-Cesena: le esportazioni della provincia nel decennio 2001-2011 sono aumentate del 32% (a valori correnti), mentre le importazioni del 48% (sempre a valori correnti). Il trend della serie storica dell’export risulta crescente fino al 2008, periodo in cui raggiunge il valore più elevato. Nel 2009, palesandosi gli effetti della crisi economica, si è verificata una rilevante flessione degli scambi internazionali che, nei due anni successivi (2010 e 2011), è stata in parte recuperata, riportando le esportazioni ai livelli del 2006. La serie storica dei saldi commerciali (esportazioni – importazioni), con un trend analogo a quello dell’esportazioni, appare sempre positiva e mediamente pari al 45% dell’export provinciale.

L’analisi del portafoglio delle esportazioni provinciali, nel periodo 2001-2011, mostra come la composizione percentuale dell’export si sia in parte modificata, in linea con le specializzazioni produttive del territorio. Risulta, infatti, aumentato il peso del settore “metalli e prodotti in metallo” (dal 7,8% del 2001 al 12,8% del 2011), del comparto dei “macchinari” (dal 15,7% al 18%), delle calzature (da 8,7% a 9,8%), dei prodotti alimentari (da 6,6% a 7,8%) e dei prodotti chimici (da 1,6% a 3,4%). In riduzione, invece, il peso dei prodotti agricoli e della pesca (da 11,5% a 8,7%), degli apparecchi elettrici (da 10% a 6,5%), di quelli elettronici (da 5,5% a 2,6%), dei mezzi di trasporto (da 3,7% a 2,5%), dei mobili (da 8% a 6,2%) e dei prodotti di abbigliamento (dal 4,4% al 3,1%). Sostanzialmente invariato, infine, il peso del settore legno (escluso la fabbricazione di mobili), il settore tessile e i prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi.

Sempre con riferimento alla composizione del portafoglio delle esportazioni provinciali, l’Unione Europea ha visto gradualmente ridursi la sua quota (dal 68% del 2001 al 58% del 2011) a favore di altri Paesi europei extra UE, dell’Asia Centrale, del Medio Oriente e dei Paesi Africani, quale conseguenza di una progressiva internazionalizzazione e diversificazione delle destinazioni. In particolare, in ambito europeo, si è ridimensionato il peso dell’export verso Germania, Francia e Regno Unito, pur rimanendo tali destinazioni ancora oggi le principali dell’export locale.

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