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Imprese, lievitano i prezzi delle materie prime. Confartigianato: "I rincari mettono a rischio al ripresa"

Ad aprile i prezzi di quelle non energetiche risultano in salita del 33,4% rispetto all’anno precedente e quelle non alimentari arrivano a crescere del 51,4%

L’ufficio studi di Confartigianato ha presentato uno studio sull'escalation dei prezzi delle materie prime: ad aprile i prezzi di quelle non energetiche risultano in salita del 33,4% rispetto all’anno precedente e quelle non alimentari arrivano a crescere del 51,4%. "L’analisi dei dati resi disponibili dal Fondo Monetario Internazionale evidenzia, a marzo 2021, una crescita dei metalli di base del 65,7% su base annua e che rende ancora più allarmante il quadro - commenta Marco Valenti, segretario di Confartigianato di Forlì -.Particolari tensioni si rilevano per il ferro con il +88,1%, lo stagno con il +77%, il rame con il +73,4% e il cobalto con il +68,4%; seguono lo zinco (+46,7%), il nickel (+38,5%), l’alluminio (+36%) e molibdeno (+32,4%); relativamente meno tumultuosi si mostrano i prezzi dell'uranio con il +14,9% e del piombo con il +12,3%".

"Lo shock innescato nel comparto dei metalli si sta estendendo ad altri settori manifatturieri e all'edilizia - continua Valenti - le cause sono da ricercare in primis nella ripresa della domanda mondiale, trainata dai paesi emergenti, ma anche nell’espansione monetaria che sta accompagnando gli ingenti interventi anticiclici di contrasto alla recessione. Da sottolineare, inoltre, che a seguito di restrizioni all’offerta di alcuni importanti esportatori mondiali, le sollecitazioni dei costi si associano a un razionamento delle materie prime. Con la pandemia, infatti, si sono determinate strettoie di offerta nei paesi produttori, intrecciate con difficoltà nella logistica delle merci, con l’aumento dei costi di trasporto e con la scarsa disponibilità di container, a volte bloccati nelle banchine portuali. Purtroppo, l’attuale esplosione dei prezzi rischia di depotenziare una ripresa che rimane ancora fragile".

Conclude il segretario forlivese: "La mancanza di materie prime rischia di rallentare la produzione delle imprese; il timore è che le aziende tornino a utilizzare gli ammortizzatori sociali, nonostante la ripresa degli ordinativi. Senza sottovalutare il fatto che proprio le micro e piccole imprese soffrono maggiormente la spinta sui costi delle materie prime: la riduzione dei margini è più accentuata nelle relazioni di subfornitura, nelle quali l’impresa ha un grado minore di controllo sui prezzi".

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