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Economia

Imu, Coldiretti: "Perse oltre 3mila imprese agricole in montagna negli ultimi 10 anni"

Secondo Coldiretti "con l’applicazione dell’Imu si profila una fuga dalla nostra montagna pari e forse anche superiore a quella degli ultimi dieci anni"

In attesa del preannunciato rinvio da parte del Governo con le positive dichiarazioni del sottosegretario all’economia Paolo Baretta sulla volontà di modificare l'applicazione del decreto legge 66/2014 relative all'IMU agricola, con l'obiettivo di rinviare il pagamento stabilito per il 16 dicembre, rivedendone anche i criteri applicativi, Coldiretti Forlì-Cesena lancia l’allarme sui rischi connessi alla decisione governativa di estendere l’applicazione dell’IMU ai terreni agricoli della collina e della montagna.

Secondo Coldiretti, sulla base di elaborazioni di dati Istat da cui risulta che in dieci anni le aziende agricole che operavano nelle zone disagiate della provincia si sono ridotte di circa 3mila unità, "con l’applicazione dell’Imu si profila una fuga dalla nostra montagna pari e forse anche superiore a quella degli ultimi dieci anni.  Far pagare l’Imu sui terreni in base all’altitudine in cui si trova il palazzo comunale introduce una inspiegabile disparità di trattamento tra campi confinanti appartenenti addirittura allo stesso proprietario. In relazione alla scadenza del pagamento al 16 dicembre Coldiretti ricorda che viola il principio della collaborazione sancito dallo Statuto del Contribuente".

"L’incoerenza del criterio di calcolo  genera tensioni sul territorio e - conclude Coldiretti Forlì-Cesena - rischia di attenuare l’importanza della positiva scelta di differenziare l’imposta a favore degli agricoltori professionali, coltivatori diretti e imprenditori agricoli iscritti nella relativa gestione previdenziale, che continuano a godere, in zone montane o di collina, della esenzione Imu". “L’Imu così come applicata dal decreto attuativo – afferma il presidente di Coldiretti Forlì-Cesena, Filippo Tramonti – spingerà molte aziende a chiudere i battenti, provocando un ulteriore spopolamento in un territorio della provincia, quello di collina e montagna, dove gli imprenditori agricoli sono prima di tutto le sentinelle del territorio e costituiscono un presidio per cercare di prevenire il dissesto idrogeologico che proprio in questi giorni è sotto gli occhi di tutti”.

Secondo elaborazioni di Coldiretti un’azienda di un imprenditore coltivatore diretto con una media di dieci ettari, con colture di seminativi, frutteti, vigneti e bosco, nelle zone collinari e montane dovrà pagare mediamente una IMU di 1.500 euro all’anno. Per il direttore di Coldiretti Forlì-Cesena, Anacleto Malara, "si tratta di un aggravio di costi insostenibile e per di più fonte di storture inaccettabili. Infatti, l’applicazione del sistema altimetrico prevede che a pagare siano le aziende il cui palazzo comunale si trova sotto i 280 metri s.l.m., anche se i terreni sono ad altezze superiori. In provincia di Forlì-Cesena molti Comuni si trovano nel fondo valle e i terreni sono ad altitudini maggiori e finiranno con il dover pagare l’IMU. Una tassa con questi parametri aumenterà la fuga dalla montagna e finirà con il provocare danni molto più costosi dei buchi di bilancio che si vorrebbero coprire”.

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