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Negozi di vicinato con l'acqua alla gola: "Inflazione e caro bollette tagliano le vendite"

E' l'allarme che lancia Confesercenti Forlì attraverso il referente del settore Fabio Lucchi e Ascom, tramite Roberto Vignatelli

"L’inflazione e il caro bollette tagliano le vendite. Nonostante il buon andamento della stagione turistica, ad agosto i dati Istat riportano un forte flessione dei volumi di vendita, sia in confronto a luglio che allo stesso mese dello scorso anno. Una caduta che anticipa un’ulteriore contrazione, più marcata, che le attività commerciali ci stanno segnalando anche per settembre ed i primi giorni di ottobre". E' l'allarme che lancia Confesercenti Forlì attraverso il referente del settore Fabio Lucchi.

"L’inflazione al consumo sta, purtroppo, facendo il suo lavoro - prosegue -: le famiglie spenderanno di più, fino a quando sarà possibile, per avere una quantità di beni che diminuisce, mentre l’esplosione delle bollette fa diminuire gli acquisti anche nell’extra-alimentare. In questo caso, ma solo per ora, probabilmente beni durevoli.  Se continua così, però, tutti i consumi verranno interessati: i recenti dati Istat sul risparmio delle famiglie hanno mostrato come queste abbiano eroso, nel secondo trimestre, già oltre 2 punti di propensione al risparmio per mantenere un certo livello di acquisti. Risorse che si esauriranno nei prossimi mesi: l’autunno sarà dunque il banco di prova della capacità di resilienza delle imprese della distribuzione commerciale, anche se i piccoli sono già in debito d’ossigeno".

"Gli esercizi di vicinato registrano, infatti, un crollo in volume del -4% rispetto ad un anno fa, concentrato in particolare nel comparto non alimentare, mentre continua l’ascesa del commercio elettronico che opera in regime di completa deregulation - analizza -. E che si prepara all’assalto del Natale: tra Prime Days e Black Friday, le promozioni online hanno raddoppiato la propria presenza. Uno scenario doppiamente difficile per i negozi di vicinato che, assediati dall’aumento dei costi energetici, non potranno certo vendere in sconto, subendo una concorrenza da parte dell’online che non può definirsi virtuosa".

"In questo quadro, a nostro avviso, l’unica soluzione possibile rimane l’imposizione di un tetto alle tariffe energetiche, che riporti i costi per l’approvvigionamento di energia e gas a livelli sostenibili per famiglie ed imprese - conclude Lucchi -. Senza un intervento di questo tipo, infatti, l’inflazione continuerà a salire e far contrarre i consumi, per i quali non è difficile prevedere, quest’autunno, una vera e propria caduta libera".

Una situazione analoga, per l'abbigliamento viene segnalata da Roberto Vignatelli, presidente di Federmoda  di Forlì Cesena e presidente di Ascom Forlì. In tempi di caro bollette il classico shopping della moda non decolla e anche se è presto per dichiarare un effettivo calo delle vendite tra i negozianti del settore serpeggia una forte preoccupazione. "Abbiamo collezioni bellissime acquistate tra dicembre 2021 e gennaio 2022, capi anche costosi che abbiamo comprato con aspettative ottimistiche, che la pandemia passasse, ma ora la situazione di grande difficoltà non può non preoccuparci". 

"L'aumento generalizzato dei costi in e delle bollette fa sì che i consumatori siano prudenti. I consumi, da sempre,rallentano quando c'è incertezza - aggiunge - e anche se c'è una gran voglia di ritorno alla normalità e di comprare qualcosa, la frenata economica sta condizionando l'appeal di acquisti di abbigliamento e accessori". In base a un sondaggio flash che Federmoda sta svolgendo dal 30 settembre al 10 ottobre tra i commercianti del settore emerge che "le vendite sono leggermente inferiori o stabili, ma sta di fatto che molti negozi stanno pensando di chiudere anche per l'enorme aumento dei costi". "Ci attendiamo segnali e progetti costruttivi dal governo - sostieneVignatelli - lavoreremo sulla filiera dal produttore al consumatore per cercare di risolvere il problema della moda, un problema latente per impedire che i negozi chiudano, e poi riaprano più come moda". "Il fenomeno riguarda sia le città più grandi che i comuni più piccoli. E poi - sostiene Vignatelli – rimane spesso la concorrenza sleale di alcune aziende e piattaforme che operano sul web".

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